venerdì 7 maggio 2010

Piccole Storie di Maratona

Il 1992 fu l'anno della mia prima maratona, già descritta tra queste pagine.
Il tempo ottenuto alla maratona di Venezia dell'11 Ottobre mi caricò di motivazioni e voglia di fare meglio.

" Le tre ore sono  solo a 17 minuti", pensai, "mi alleno meglio e di più e in poco tempo limo quei minuti di troppo".

Allenarsi di più e fare meglio. Buoni propositi da concretizzare.

Allenarsi di più significava rosicchiare ancora tempo alla famiglia, fare allenamenti ancora più lunghi e faticosi.
Allenarsi meglio poteva significare un pò la stessa cosa, ma l'applicazione di un metodo poteva aiutarmi a raggiungere l'obiettivo che mi ero prefisso.

Optai per la seconda ipotesi e mi cercai un allenatore.
Fu così che in breve tempo mi trovai iscritto a una società di atletica nella categoria "Seniores".
"In teoria potrei andare alle Olimpiadi", scherzavo a volte .

Si trattava, quindi, di impostare la tabella di allenamento e il primo passo fu il Test di Cooper. 12 Minuti tirati in pista misurando alla fine la distanza percorsa.
Fu una faticaccia ma superai di poco i 3000 metri che stava a significare una velocità media di poco inferiore ai 4 minuti al KM.
Dopo pochi giorni avevo tra le mani la fatidica tabella di allenamento.
Lungo lento, Lungo medio, Ripetute furono termini con cui fraternizzai in breve tempo.
L'allenamento prevedeva tre settimane a ritmo pieno e una quarta di recupero in cui i carichi venivano dimezzati e alla fine della quale si poteva inserire una gara per valutare i progressi ottenuti.
Seguii la tabella con costanza e applicazione per tutto l'inverno e verso la fine di marzo programmai un test sulla mezza maratona. Mi iscrissi a una delle mezze più in voga in quegli anni : La Vigarano Mezza Maratona.

Vigarano Mainarda è un paesello della campagna ferrarese, dove per anni si è corsa la Vigarano Maratona a cui spesso si abbinava anche la Mezza.
La gara si svolgeva normalmente a Marzo di domenica mattina.
La settimana che precedette la gara fui colpito da influenza. La febbre mi fermò a letto fino a tutto il giovedì. Il venerdì rimisi le scarpe da corsa e uscii per un test, corsi con la sensazione di essere rimasto fermo un anno.

In seguito capii il meccanismo che prende il podista che si allena tutti i giorni. La corsa diventa quasi una medicina, una droga vorrei dire, a cui non si vuole rinunciare. Un giorno senza corsa fa provare astinenza, più giorni a volte fanno crollare il mondo addosso rendendo la vita insopportabile.
Malattia benigna, anche se singolare, ma comune alla quasi totalità dei podisti.

La mattina della corsa arrivai con moglie e figlio a Vigarano. In breve individuai il luogo dove consegnavano i numeri di gara. Mi misi in coda con altri iscritti e ricordo il fatto che ero l'unico in giacca e cravatta in mezzo a tanti in tuta o pantaloncini. Insomma mi sentii un pesce fuor d'acqua e la cosa ci fece ridere per un pò.

Di quel giorno rimane una foto a mezzo busto che mi riprende con canottiera gialla e berettino con frontino anche se la giornata vorrei dire fosse addirittura nebbiosa.
Decisi di correre con scarpe semi nuove, comprate da poco e soprattutto usate in pochi allenamenti.
Oggi di quella gara ricordo solo il dolore ai piedi che le scarpe mi procurarono ben presto. Non mollai e solo verso la fine la situazione sembrò migliorare.
Arrivai e subito mi presi cura dei piedi. Il talloni erano sanguinanti e per l'unghia di un pollice era stata decretata la pena di morte.

Il tempo finale fu di 1h 27m 09s.

"Il muro delle tre ore in maratona è alla mia portata", realizzai soddisfatto.

Decisi il  primo assalto : La Maratona di Torino del successivo 25 Aprile.

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