lunedì 31 maggio 2010

Giro d'Italia

Quest’anno il giro l’ho visto molto da lontano, in parte perché preso dai destino eccezionale dell’Inter, un po’ perché  in giro per il mondo e non ultimo perché avevo altro per la testa.
Di questo appuntamento mi sono giunte poche notizie a volte lontane, cronache ascoltate o sbirciate tra un impegno e un un altro.
Della corsa non mi è piaciuta la rincorsa presa da lontano. Perché partire dall’Olanda ? Forse perché là la bicicletta è veramente un mezzo di trasporto ? Non credo che la bicicletta abbia bisogno di promozione in Olanda ! Chissà per quale altro motivo il Giro d’Italia debba partire da altri mondi. E’ un tarlo che ogni tanto affiora nella mente degli organizzatori, tra qualche anno se ne riparlerà e chissà dove sarà la prossima partenza.

Risultato scontato ? Forse direi. Ivan Basso, dopo gli anni di squalifica, l’anno scorso ha pagato un periodo di adattamento alle corse. Oggi sembra tornato il Basso degli anni poco chiari, con la speranza che i successi di oggi siano sgombri delle ombre del passato.

Un giro da scalatori snobbato dagli scalatori. Tappe da alzarsi sui pedali vinte da chi interpreta la  scalata come una progressione, senza mai alzarsi sui pedali. Vittorie costruite sul chi molla per ultimo non sul chi  butta il berettino e scatta.
La tappa del Mortirolo con degli scalatori veri non avrebbe avuto l’ordine di arrivo che ha avuto : Scarponi , Basso , Nibali. Qualcuno può definirmi un nostalgico di Pantani, ma sicuramente altri sono i guizzi che salite di quel tipo meritano.

Il Cunego di un tempo poteva avere la leggerezza per volare sullo Zoncolan , lanciarsi sul Gavia per poi scenderne a capofitto. Ma quel Cunego non esiste più ed è certamente meglio così. Ha ancora il tempo per diventare quello che sembrava stesse diventando.

Esiste comunque, leggendo la classifica finale un motivo di speranza per il ciclismo italiano: Vincenzo Nibali. Recuperato all’ultimo momento, dopo i sospetti su Pellizzotti, si è rivelato la vera sorpresa del giro. Ha vestito la maglia rosa, ha tenuto nelle montagne pur lavorando sodo per il suo capitano e infine ha raggiunto il terzo posto che per i suoi venticinque anni è un ottimo risultato.

Se non si perderà per strada, è un predestinato alla vittoria nei prossimi anni. Uno che può far bene in Italia ma soprattutto al Tour  dove i regolaristi, quelli che non si alzano mai sui pedali, pedalando a frequenze superiori a 100  di tornante in tornante, primeggiano sin dal primo Indurain.

Una nota di merito a Pinotti, un cronoman tra i primi del giro, buona prestazione la sua, che la maglia rosa già l’ha indossata.
Cadel Evans campione del mondo, maestro di regolarità, non ha ritrovato lo scatto che gli ha regalato il campionato del mondo, rimanendo sui livelli gia noti degli anni scorsi che non gli hanno consentito di primeggiare al Tour.

Ora per Basso la sfida con Contador al Tour. A mio parere, la partita non è persa.

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