domenica 24 giugno 2012

Italia - Inghilterra 4 : 2

Nel vedere giocare l'italia di questa sera, torna la voglia di seguirla, di re-imparare i nomi  della formazioni.
In campo si sono visti giocatori di calcio, ragazzi che hanno dato tutto per vincere. Molta tattica applicata con il buon senso, senza l'integralismo dei periodi di Sacchi e di Lippi. Finalmente ho apprezzato qualcosa di simile al calcio che amiamo, quello che sta nella testa di tanti ragazzini che sognano e lucidano le scarpette chiodate come fanno le ballerine con le scarpette a punta.

Stasera ho ritrovato la stesse sensazioni che avevo guardando la nazionale di Vicini. Sono passati appena 22 anni ! Mancano i goal, manca un centravanti che possa fare una rete a partita. Ci vorrebbe un po' più di profondità, senza la voglia e la presunzione di imitare la Spagna. Non sarà questo l'europeo della Spagna. Potrebbe diventare quello della Germania, che parte favorita in semifinale contro di noi, non foss'altro per i giorni in meno di recupero e i tempi supplementare in più nelle gambe degli italiani.
Ma la prossima partita sarà un'altra cosa. Qualcosa da inventare contro avversari che forse hanno già dato il massimo.
Buona fortuna Italia !

venerdì 22 giugno 2012

La siepe


Dopo aver usato per anni un portatile con video da 12" pollici, di colpo mi viene assegnato un Tablet collegato a  un video da 23". Provo lo stesso smarrimento di chi va ad abitare in un appartamento di 100 metri quadri dopo aver vissuto in un mini. 
Mi piacerebbe usare il video come quei guardiani che controllano più telecamere su uno stesso schermo, ma mi riesce difficile pensare a cosa visualizzare in più. Riesco a fare e seguire una cosa alla volta  e meno interferenze ci sono più mi concentro.
La novità mi ha fatto però, ritornare in mente il verso dell'Infinito : 
.....
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude....


Con il dovuto rispetto verso il Leopardi, di certo fatico a vedere talvolta chi sta entrando in ufficio. La " siepe da 23"" mi sembra nel posto sbagliato e dovrò trovare una sistemazione più consona e meno invasiva. 
Non escludo di rivedere la posizione della scrivania e l'intera sistemazione dell'ufficio.
Basta una piccola scintilla per innescare grandi cambiamenti

mercoledì 20 giugno 2012

Note


Cavolo ! Ci sono ancora giorni di m…. !
Pensavo di aver debellato per sempre giorni simili a questo, come se fossi immunizzato da un vaccino miracoloso.  Invece no,  le ricadute sono sempre in agguato. Bastano una parola di troppo e l’indifferenza sincera a sincere attenzioni,  per far riapparire la strada tortuosa e difficile.
Non mi resta che aggrapparmi alla solida filosofia di vita della dott.ssa Rossella O'Hara, che in uno dei su insegnamenti  più famosi affermava: “ Domani è un altro giorno “,
Ancora qualche secondo e domani arriverà.  Ho cercato di ignorare la serata di questo giorno da dimenticare, immergendomi in lezioni di Antropologia e vuoti di memoria ansiogeni e immotivati. Immotivati  soprattutto perché di vuoto ce ne veramente tanto.  Ho ancora molto da assimilare e scoprire che la data dell’esame è esattamente una settimana prima di quanto pensassi mi ha scompaginato di molto le certezze e la fiducia faticosamente conquistate.
Cosa c’è di meglio dell’ansia per preparare una notte insonne ?
Ora ci vogliono un bel sospiro profondo e qualche goccia di sonnifero.  Chiudiamo qui.
A domani ... Miss Rossella !

lunedì 18 giugno 2012

Euro 2012 - Giocare per il pareggio


Giocare per vincere è una delle regole del calcio. Giocare per pareggiare, se tra le possibilità c’è l’eliminazione di un avversario che potrebbe diventare ostico, può temporaneamente diventare una regola accettabile.
Sentire discutere, in questi giorni, esperti ed opinionisti, riguardo alle possibilità dell’Italia di passare il turno agli Europei di calcio, è molto simile ad una lezione di galateo e buona educazione.
I nostri avversari, per onorare lo sport, dovrebbero evitare di pareggiare 2 a 2 come, se improvvisamente, questo risultato fosse diventato tabù e indice di mala fede. Però, considerate le regole, il pareggio è uno dei possibili risultati, anche se fosse frutto di un accordo tacito delle due squadre.  Per accordarsi su un risultato nel calcio è molto facile, dove basta a volte un ritardo di qualche millisecondo per dare la possibilità ad un avversario di segnare, come in egual misura risulta difficile smascherarlo sul campo. In Italia, siamo maestri in risultati truccati e, per scoprire le combine non bastano decine di migliaia di spettatori, ma servono intercettazioni e indagini accurate.
Alla Spagna come pure alla Croazia, può star bene eliminare l’Italia che, ha una storia ricca di episodi che testimoniano la sua capacità di crescere alla distanza ed essere invincibile nei momenti topici.
Quindi se tra Spagna e Croazia, uscirà un 2 a 2, dovremmo farcene una ragione, senza gridare al complotto.
 Meglio ascoltare i “Dipende da noi”, quando si riferiscono alla necessità prima di tutto di battere l’Irlanda che , viste le condizioni  della Nazionale non è cosa scontata, ma soprattutto i  "E' dipeso da noi”, volgendo lo sguardo all’indietro per le vittorie buttate al vento.
In ogni caso si dice che ““Nulla accade due volte”,  per cui, essendo usciti in modo simile nella scorsa edizione, speriamo che la profezia ci porti bene.

…… Magari pareggiamo anche con l’Irlanda….

venerdì 15 giugno 2012

La versione


Partecipando a uno dei tanti convegni  di Information Technology, che il più delle volte somigliano più a un ritrovo di aderenti a una setta religiosa, ascoltavo e riflettevo relativamente ai toni e ai contenuti degli speaker.
“Con la nuova versione si possono fare cose impensabili solo qualche mese fa.”
“Le performance sono aumentate in modo esponenziale !”
Frasi conosciute, sentite mille volte in questi ultimi anni come se dietro a quelle parole ci fosse un mondo bloccato, piuttosto che scenari in continua e, a volte, tumultuosa evoluzione.
La tecnica dell’annuncio è vecchia come l’informatica : annunciare qualcosa di strabiliante mette i potenziali clienti in posizione di attesa, rendendoli sordi  ad altre sirene altrettanto seducenti.
Regolarmente, però, accade che quanto annunciato, sia difficile da realizzare, mantenendo le promesse fatte con tanto clamore.  Le giustificazioni a supporto delle  aspettative disattese sono quasi sempre ridicole e giocano sul sottile significato delle parole : “ Avevo detto così ma intendevo colà. Siamo stati fraintesi”.
Ma l’evoluzione tecnologica, ma in particolare quella del software, ha sempre un’ancora di salvataggio che, se giocata con la dovuta credibilità, quieta gli animi di chi sembrava sobillare.

“Nella prossima versione sarà introdotto quanto chiedete”.

C’è sempre una prossima versione nel software, capace di crescere all’infinito e soddisfare le richieste degli adepti.  Il ciclo si ripete all’infinito, con promesse mantenute e altre disattese capaci di rigenerare l’interesse per la “prossima versione”.
Non spendersi completamente mantiene vivi i legami di chi sta aspettando, regola d’oro per il software un po’ meno per gli uomini.

giovedì 14 giugno 2012

Gli occhi della mazza


Per prima cosa ho imparato a fare il manovale nell’impresa edile di mio padre.
Durante gli anni della scuola superiore passavo così tutte le estati. Ne uscivo abbronzato e irrobustito come avessi fatto mesi di palestra. Avevo energia da vendere e, quando verso settembre riprendevo gli allenamento del calcio, ero tra i più in forma. La scuola dei miei tempi cominciava il primo Ottobre.
Con l’inizio della scuola terminavo il lavoro di manovale. Le mani callose, pensavo che lavorare con i guanti fosse una forma di debolezza, ritornavano ben presto meno ruvide e un po’ più sensibili.

Con i calli sparivano anche le botte e le cicatrici, a ricordo delle ferite varie che per distrazione o troppo impeto mi procuravo con regolarità. Fortunatamente quasi sempre in posti diversi.
Per le mani la questione era diversa.
Uno dei primi lavori che mio padre mi affidò fu quello di “aprire una porta”, cioè abbattere una parte di muro dove doveva essere installata una porta. Con cura lui al mattino fece le misure e le tracciature del caso . Poi mi affidò uno scalpello ben affilato e una mazza per picchiare.

Come dicevo, l’energia non mi mancava, e nemmeno la voglia di far vedere di essere capace e veloce nel fare i lavori. Insomma ci tenevo a fare bella figura con mio padre, sempre presente e concentrato sul lavoro.
Quella mattina dopo aver dato i primi colpi con forza e precisione, aprendo la prima breccia, mi passò sia il martello che lo scalpello, dicendomi di continuare e  fare ben attenzione a colpire lo scalpello e non la mano che lo teneva.
Io ero rimasto sorpreso sia dalla forza che dalla sicurezza dei suoi colpi. Sembrava che mazza e scalpello si conoscessero e si cercassero, tanta era la precisione.
Quando toccò a me, in presenza di mio padre, mi limitai a dare dei colpetti, prendendo le misure sia con la mazza che con lo scalpello e, già in quei primi momenti notai che i due , mazza e scalpello, non sembravano più amici come quando erano nelle mani di mio padre. Insomma non era facile colpire con precisione.
Rimasto solo e presa un po’ di confidenza, aumentai sia la frequenza che la forza.
Finché il braccio non avvertì i primi sintomi di stanchezza i colpi furono abbastanza precisi e buona parte del muro cedette, ma con l’affaticamento arrivarono i primi errori che immancabilmente fecero atterrare la mazza sulla povera mano, che sosteneva lo scalpello.
Le botte furono memorabili, tanto da farmi lasciare la presa, come se lo scalpello fosse diventato di colpo rovente.

Accennai solo dei piccoli urli, tanto nessuno mi avrebbe sentito ma, dopo qualche minuto, necessario per far passare il dolore, riprendevo con vigore ma sempre minore fiducia. Alla fine il muro fu demolito completamente, ma la mia mano sinistra era diventata gonfia e dolorante. Durante la parte finale del lavoro avevo cercato e indossato dei guanti che attutirono le ultime botte.

Quando mio padre fu di ritorno, vide con favore il lavoro terminato. Diede gli ultimi colpi di rifinitura e poi posò gli occhi sulla mia mano, che di tanto intanto guardavo preoccupato.

“Ma quante botte ti sei dato per ridurti in quel modo ?”, mi chiese.
“Poche..”, risposi evasivo, ricordando ancora i dolori uno per uno.

“Ma perché non hai fatto gli occhi alla mazza”, disse ridendo, “se facevi gli occhi alla mazza non avresti sbagliato un colpo….”.

Io guardai la mazza, divertito, immaginando dove avrei potuto posizionare gli occhi.
Avevo molto ancora da imparare……

mercoledì 13 giugno 2012

Parole lente


Scuola, università, invalidità, lavoro, CV, amicizia, scrittura, lettura, delusione, felicità, desiderio di cambiamento.
Insieme strano di parole,  apparentemente mal assortito,  ma che rappresenta buona parte della mia vita.
Dietro c’è un cuore che batte,  che rende possibile tutto ciò. Non è tra le parole, perché ormai, da un po’ di tempo ha deciso di ritornare ai ritmi di un tempo, come se non avvertisse più la necessità di strattonarmi.
Tra tutte però spicca una parola che pensavo mi avesse abbandonato : Felicità.
A volte vivo momenti di felicità accompagnati da una grande voglia di vivere. Emozioni  che mi caricano e mi  spingono a superare le difficoltà  di ogni giorno : dall’aiutarmi  a sorridere alle persone che incontro fino a zittirmi per ascoltare qualcuno che mi sta parlando.

Dietro ad ogni parola c’è una storia.

Scuola. Ho cercato di comprendere la scuola di mio figlio e dei bimbi della sua età.  Un modo per ridurre la distanza che c’è tra me e lui.

Università. Oltre che un obiettivo  è  un modo per conoscere e comprendere cose che un tempo detestavo e che ora invece mi appassionano.

L’invalidità è una presa di coscienza,  un misurarmi con la società e le sue classificazioni. Comunque sia non ne uscirò ferito.

Il lavoro, punto dolente, oggi c’è, domani chissà. Non temo solo la crisi, mi spaventa di più l’ignoranza e la mancanza di etica.

Il CV (Curriculum Vitae) l’ho aggiornato e inviato  a qualcuno interessato alla mia esperienza.  Mi è sembrato di chiuderlo in una bottiglia e affidarlo al mare.  In questo caso la destinazione è conosciuta. Chissà …..

Amicizia. Profonda o superficiale che sia significa accettazione e comprensione.

Scrittura : Un modo per rallentare il pensiero. Un modo per combattere i sensi di colpa. Un modo per raccontarsi. Lo scrivere è fine a se stesso come una passeggiata in un bosco nel più sacro silenzio.

La lettura. Un’amica ritrovata.

Delusione. A volte si aspetta una lettera, un gesto , una parola che non arrivano mai. L’attesa spesso parte da un momento di felicità ma termina, quasi sempre, con una lacrima di delusione. E’ la vita.

Felicità. E’ come quelle piante che non comprendi come possano crescere in ambienti molto ostili.
Succede invece che,  quando si è convinti di essere circondati da un panorama brullo, compare come un’oasi  fresca che per un po’ ti ristora …. solo per un po’ …. però.

Voglia di cambiamento.  Molto di quanto scritto sopra nasce dalla voglia di cambiamento, per altre cose invece, spero nel cambiamento che verrà.

lunedì 11 giugno 2012

Il solaio


Lo spazio è quello che è, di sicuro non adeguato a contenere tutto.  I segni del tempo si vedono qua e là. Ci sono cose lasciate in un angolo, dimenticate, dove lo spessore della polvere è la misura del tempo passato. Chissà se qualcosa o qualcuno si prenderà ancora cura di loro o saranno destinate all’oblio.
In ogni caso non c’è scelta, là dentro bisogna entrare, sfruttando zone e angoli ancora non intaccati dal tempo.  Sorprende vedere spazi liberi accostati alle zone sovraccaricate. Chi tiene in ordine non deve avere le idee del tutto chiare.  Il poco spazio, messo a confronto con tutto ciò che deve essere immagazzinato sembra poca cosa.  Il farci entrare tutto può apparire un esercizio di abilità, simile a quei puzzle con moltissimi elementi ma una sola combinazione possibile.  Si prova a mettere qualcosa a posto e si ha l’illusione di aver individuato la giusta posizione, facile da vedere e da recuperare ma, subito, volgendosi indietro si viene sovrastati da  tutto ciò che sta aspettando ancora di essere riposto .
Che grattacapo ! Viene voglia di buttare via qualcosa, liberandosi con un solo gesto anche della polvere, ma i sentimenti prendono il soppravvento. Ciò che appartiene al passato, appartiene  alla vita e non è facile dimenticarlo con un semplice scrollare di spalle.
Vale la pena lasciare stare per un po’. Magari ripensandoci con calma nascono delle idee geniali.  Ritornerò più tardi sperando che nel frattempo non arrivino nuove cose, rendendo ancora più ardua l’impresa.
La mia memoria è un po’ così. Stava accumulando polvere e di colpo mi trovo a doverla rimettere a nuovo, come un solaio diventato, improvvisamente, indispensabile.

Europei 2012


Europei di calcio. Le riprese della tv si sono avvalse in più occasioni della telecamera pensile che volteggiava sul campo e sulle teste dei giocatori.  All’inizio della partita, quando i giocatori si apprestavano ad entrare in campo, la progressione delle immagini e il punto di vista, alquanto insolito, ricordavano i Videogiochi delle console più famose (Palystation, Xbox, Wii). 
Anche nel corso della partita, le inquadrature e, oserei dire, anche la qualità delle immagini alimentavano l’illusione di stare davanti a un video gioco.
Per anni  il mondo dei videogiochi ha reso sempre più verosimile, sia il comportamento dei giocatori che la qualità grafica delle immagini al punto da farle apparire quasi reali.
Ieri ho avuto la netta sensazione che agli Europei 2012, sia per la qualità delle immagini che per la scelta delle inquadrature,  la realtà stia per la prima volta tentando di emulare il mondo dei videogiochi.
Tra qualche anno sarà difficile percepirne la differenza. Il Social Game diventerà uno dei fenomeni  che più si svilupperanno al di la dei social network.  La diretta diventerà secondaria rispetto possibilità di partecipare attivamente ad un evento anche se artificiale.  
Questo  sarà valido anche per altri sport. La formula uno, ad esempio, non avrà più bisogno dei piloti veri, basterà una console e grande abilità nel muoversi con pulsanti e Joystick.
Il finale del Gran Premio del Canada di ieri sera ha mostrato l’impotenza dei piloti nei confronti dei mezzi.  Basta avere il treno di gomme sbagliato per tramutare di colpo un pilota di grido in uno di quei tanti vecchietti con il cappello che spesso rallentano il nostro viaggiare in città.
 Allora mi sono chiesto : “Perché rischiare tanto senza essere determinanti ?”. Meglio una console e la sicurezza del divano di casa.
Ritornando alla partita di ieri sera tra Spagna e Italia, l’occasione mancata da Balotelli è stata la conferma di quanto tutto ciò sembrasse un videogioco. La lentezza di Mario, mi pareva più da imputare a un goffo,  manovratore di Console piuttosto che a un giocatore davanti a un’occasione da goal unica.
Ma conoscendo il giocatore, in questo caso, la realtà ha di sicuro superato l’immaginazione.

venerdì 8 giugno 2012

IPOD Playlist

E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori
che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro a un bar,
e sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.


La Leva Calcistica della Classe '68 - F. De Gregori

domenica 3 giugno 2012

Note


Qualche mese fa quando uscivo  a controllare il termometro della carrozzeria, il buio regnava sovrano. Le notti invernali iniziavano nel tardo pomeriggio. Il termometro a quell’ora sembrava fisso su -4, puntuale come un treno che passa alla stessa ora. In questi giorni di inizio Giugno, invece, la luce diurna sta raggiungendo il suo culmine, tra meno di venti giorni comincerà la discesa verso il Solstizio d’Inverno.
Poco fa uscendo di casa, come spesso faccio,  il sole sembra ancora non voler tramontare. Il termometro segna 23 gradi. Condizioni ideali come spesso in questa stagione.
Il fine settimana è servito a ricaricare al molla. Passato un appuntamento preparato a capo chino, si rialza la testa verso il prossimo, che non è più così lontano come sembrava qualche giorno fa.  Bene, una cosa alla volta e, recuperata la fiducia, in alcuni momenti, propensa alla fuga, da domani ricomincio a far sul serio.
Fiducia, empatia, capacità di ascolto, rispetto del proprio e dell’altrui ruolo, diritto di vivere le proprie emozioni senza pensare di nasconderle fanno parte di riflessioni, atteggiamenti dovuti e rivendicati di questi ultimi giorni.
Ho ascoltato, casualmente alla radio la domanda : “ Con chi vorresti passare un giorno ?”
“Con mio padre..”, ha risposto qualcuno a cui mi associo.
Avrei molte cose da raccontare e da dire, a mio padre, come fosse un confessore. Ma vorrei avere la possibilità di ascoltarlo in silenzio come se fossi seduto su un banco di scuola.
La lista delle persone con cui trascorrere una giornata non è lunga, ma l’esperienza non mi dispiacerebbe,  anche se ritrovare l’equilibrio con alcune mi sembra un’impresa più difficile che incontrare mio padre.
Qualche volta mi viene la voglia di andare lontano………..