giovedì 30 dicembre 2010

Incontro

 L'essere dipendente dalle medicina non mi pesa più di tanto. Le scorte devono essere sempre adeguate ma il ritmo di esaurimento, come ho già avuto modo di dire, non è per tutte lo stesso.
Quindi siccome il riordino segue uno schema standard, posso dire di avere, per certe medicine, scorte per svariati mesi mentre per altre sono spesso in emergenza.

Stasera, vista la disponibilità di tempo, ho colto l'occasione di passare dal medico per il solito riordino. Mio figlio che stava con me, a differenza di martedì scorso, non ha opposto resistenza.

Da fuori, guardando attraverso i vetri offuscati, notai che l'ambulatorio era deserto; una persona in camice bianco stava sulla porta interna dello studio, in attesa di pazienti.

Quando entrai, sulla porta, non c'era il mio medico ad aspettarmi ma una giovane dottoressa che invitandomi ad entrare mi disse :

“Ma noi ci conosciamo già, vero ?”

“Si, dissi io”, dopo averla immediatamente riconosciuta, “avevo voglia di reincontrarla per ringraziarla”.

Era la dottoressa che il 18 Agosto 2009, mi aveva consigliato di andare al pronto soccorso, per verificare i miei dolori di stomaco. Grazie alla sua perizia ho potuto evitare il peggio, convinto com'ero di essere affetto da problemi gastrici mentre invece il mio cuore si stava fermando.

Lei si era ricordata la mia storia, sapeva dei miei giorni trascorsi in rianimazione, ricordava pure che le avevo raccontato dei miei problemi familiari.

Io devo molto a questa persona e ad altre che hanno reso possibile questa mia seconda vita.
Per lei, come spesso si dice per gli amori impossibili,vale il detto :

“Se la avessi incontrata prima, la mia vita oggi, sarebbe sicuramente diversa”

mercoledì 29 dicembre 2010

Short Message Service (SMS)

Le serate passate in silenzio a casa, trascorse in parte alle prese con il computer e un po’ con la lettura, aspettano sempre, inconsciamente un contatto con qualcuno.
Il messaggio SMS è forse, più della mail, ciò che mi ricollega con l’esterno.

Nel mio vivere molto tecnologico, sempre connesso alla rete con più dispositivi contemporaneamente, scopro un po’ a malincuore, il silenzio del mondo che mi circonda.
Essere connessi non serve se dall’altra parte non c’è chi si ricorda di me e non veicola qualcosa attraverso queste connessioni.
Tutto il resto è solamente il rumore di fondo del mondo che a volte interessa, ma il più delle volte mi appare inesorabilmente lontano. 

E’ comunque una questione di cuore, nel senso più tradizionale e romantico della parola.
Scoprire che qualcuno pensa a me, anche per la sola frazione di tempo, utile a scrivere un messaggio, conforta, apre uno spiraglio di luce. Spiraglio comunque è la parola giusta.

Gli spiragli non illuminano la vita, ma servono in certi momenti.

Poi capita che nel silenzio della sera, d’improvviso il cellulare si anima, avvisandomi dell’arrivo di un messaggio.

“Ecco”, penso, “è di sicuro …..”, fantasticando esprimo un desiderio.

Mi capita di lasciarlo là, senza aprirlo, per qualche minuto, come un regalo da scartare, per gustare la bellezza dell’attesa e del sogno che anche un semplice messaggio porta con se.

Poi la  curiosità e il sentirmi debitore di una risposta, mi fa prendere il cellulare e aprendo quel  “1 messaggio  non letto” , leggo :

“Vodafone comunica che è scattata la promozione…….”

lunedì 27 dicembre 2010

La libera uscita


 Succede che qualcuno dimentichi la porta della gabbia aperta.
Lui, probabilmente non esce subito. Nella gabbia dopo tutto, anche se a volte si sente un po' dimenticato, non sta poi male.
Ma vista l'incuria degli uomini, a un certo punto decide di farsi un giro. Non sempre l'occasione arriva nei momenti migliori : o è inverno gelido oppure è estate torrida.
Credo si guardi intorno, salga sul bordo della porticina e spicchi il volo incredulo di ricordarsi ancora come si fa.

Di sicuro si sgranchisce un po' le ali. Svolazza, gironzolando da un albero all'altro senza perdere mai d'occhio la casa. Cerca di farsi notare, salendo su qualche balcone o tentando di entrare in casa. Sembra dire :
“Quanto aspettate a riprendermi ?”

Poi si apre la caccia, qualche volta sembra preso ma riesce a svicolare per il rotto della cuffia.
Alla fine si lascia prendere, non senza l'orgoglio di un colpo di becco che, non ci fossero i guanti, staccherebbe quasi un dito.

E' di ieri l'ultima evasione, speriamo l'abbiano preso.


sabato 25 dicembre 2010

Omelia di Natale

Noi uomini spesso passiamo parte della nostra vita con l'ambizione di diventare un 'Dio',
magari per il solo fatto di poter salire su uno scranno più alto degli altri.
Pensate a Gesù che ha scelto di lasciare un posto dove si stava da 'Dio' per venire in mezzo a noi dove c'è la sofferenza e la povertà
Ha preferito un stalla, una capanna all'essere Dio, facendosi accogliere da umili e povere persone quali erano i pastori di allora
"

giovedì 23 dicembre 2010

Regressione

Non sono sicuramente frutto del caso i 5 scudetti consecutivi, la Coppa Campioni e per finire la recente Coppa Intercontinentale.
Le cose hanno cominciato a girare bene, quando, dopo aver sgominato la banda bassotti juventina, Moratti ha smesso di cambiare gli allenatori con la stessa frequenza con cui cambiava i calzini.
L'era Mancini e l'era Mourinho rimangono i migliori periodi, non solo per le vittorie ma soprattutto per la serietà e professionalità che traspariva dai comportamenti societari. Grazie tante dirà qualcuno, tutti sono bravi quando si vince, ma io dico che si è vinto perchè si era bravi e organizzati.

Poi qualcuno dovrebbe spiegare a noi tifosi per quale motivo all'Inter dopo le grandi vittorie di norma salta l'allenatore.
Senza voler arrivare all'addio di Mancini, nato dopo l'eliminazione dalla Coppa Campioni, la recente vittoria di Madrid del 22 Maggio scorso è stata subito segnata dall'addio di Mourinho.
Ma dico, cosa cambiava se la notizia del suo passaggio al Real, fosse stata resa pubblica una settimana dopo ?
Ha voluto dimostrare al mondo di un grande uomo alla continua ricerca di nuove sfide ?
Forse si, ma poteva risparmiarcela ( e noi a ringraziarlo comunque!).
Anche i grandi uomini prendono 5 goal dal Barcellona e qualche volta sono un pò meno grandi !

Benitez stende i congolesi, vince la terza Coppa Intercontinentale e cosa va a dire alla conferenza stampa ? Che Moratti non gli ha dato i giocatori che aveva richiesto.
Poteva farlo qualche giorno dopo ? Forse si, ma probabilmente ha voluto farsi cacciare.

Alla fine all'Inter vincere è un buon motivo per andarsene. Chissà ? Spaventa il timore di dover aspettare altri 45 anni per rivincere ?
Ora arriva Leonardo, che mi è simpatico perchè ha litigato con Berlusconi, nonostante abbia un passato troppo rossonero. Se l'Inter comincerà a vincere dopo aver recuperato gli infortunati, non sarà di certo grazie a lui. E l'Inter sicuramente tornerà a vincere, ne sono certo.

Ma in fondo in fondo, non vorrei fosse in atto una sorta di regressione dell'Inter e di Moratti verso i tempi degli allenatori usa e getta, ma soprattutto verso i tempi in cui l'Inter era simpatica ma non vinceva niente, a parte qualche Coppa Italia.

Ora non si tratta che aspettare, Inter Napoli, prossimo impegno di campionato. Vedrete che qualche ingranaggio ritornerà a girare come un tempo.

P.S. :  L'inter di Simoni aveva qualcosa di magico.

Il teorico

La riunione aziendale di ieri mattina era destinata a veri specialisti.
L'obiettivo era analizzare e possibilmente capire il motivo per cui, a conclusione di un notevole lavoro di aggiornamento tecnologico non si erano raggiunti gli obiettivi che ci eravamo prefissati.
A farla breve le elaborazioni notturne duravano quanto e, a volte più di prima.

L'idea originale era mia e aver sbagliato le previsioni mi bruciava non poco.

I convocati erano i migliori esperti interni, coadiuvati anche da specialisti venuti da fuori.
Sul tavolo degli imputati c'erano invece i guru del fornitore della tecnologia che avrebbe dovuto proiettarci nel futuro.

Tutti nel loro piccolo si erano preparati, chi per discutere, chi per accusare altri infine per difendersi.
I primi a pronunciarsi furono gli imputati, i fornitori che ci avevano venduto una tecnologia nuova ma inutile ai nostri scopi :

“Cosa potete dire a vostra discolpa”, sembrava dire parte della platea.

Molto semplicemente e, con un'azzeccata mossa ad effetto, il più tecnico di loro, dopo una breve premessa fatta di semplici fogli Powerpoint, si addentrò nella analisi delle performances proiettando la mappa termica del sistema sotto accusa.

In pratica, il sistema a dischi era stato scomposto nelle sue componenti elementari, quasi a disegnare un puzzle. Ciascuna componente assumeva nella rappresentazione un colore che andava dal Blu, a significare un basso utilizzo, fino al rosso che identificava una componente sotto stress.

L'individuazione delle componenti  più utilizzate, tanto per capirci quelle rosse, già permetteva di capire quali erano i colli di bottiglia, e la causa dei rallentamenti. Consapevoli tutti delle cause ben presto avremmo anche potuto ipotizzare delle azioni correttive.
La metodologia adottata mi aveva positivamente impressionato. In pratica era come se avessero fatto una TAC a un sistema computerizzato.

Quando sembrava che le cose fossero chiare per tutti, dal banco degli accusatori, che fino a quel punto avevano ascoltato in silenzio si alzò quello che definirei il teorico del gruppo.

Piazzò il computer, attivò il proiettore e cominciò a visualizzare una serie di diapositive, snocciolando sigle e concetti che zittirono la platea .

“Signori, ho fatto delle misurazione e le ho rappresentate in questi grafici. Come potete notare, le ascisse riportano il logaritmo in base 2 dei tempi di risposta confrontati, nelle ordinate, con le attività della cache”, esordì il giovane.

Per molti di noi ritrovarsi tra i piedi ancora i logaritmi fu come ritrovare il più antipatico dei compagni di scuola, quello che pensavamo di non reincontrare mai più.

E poi ancora : “Ho analizzato i dati ed effettuando un'interpolazione, nel grafico ho evidenziato come  dopo una prima gaussiana se ne possa individuarne una seconda, inattesa”.

A quel punto avrei desiderato volgermi e osservare le facce dei guru e degli specialisti d'ambo le fazioni, che stavano assistendo muti, ma essendo pure io a disagio, preferii seguire l'esposizione sperando in una illuminazione improvvisa che ne giustificasse l'utilità.

Intanto il teorico proseguiva imperterrito la sua spiegazione e le argomentazioni per lui lapalissiane a me sembravano inspiegabili. Mi sentii per qualche attimo l'ultimo della classe.

“Cambiando il metodo di interpolazione potete vedere, nel grafico che segue, l'apparizione di una terza gaussiana, appena abbozzata”, spiegò il teorico, indicando un leggero avvallamento che tutto sembrava meno che una gaussiana.

Nessuno osava fare domande e nemmeno chiedere : “ Per favore puoi rispiegare, non ho capito “.

Tutti avevano la faccia di chi capiva tutto, qualcuno astutamente, sottolineava il fatto annuendo di tanto in tanto.

Dopo venti diapositive visualizzate a tempo di record e dopo innumerevoli apparizioni di gaussiane di varie categorie e pregio, arrivarono le conclusioni che spazzarono l'ipocrita attenzione degli astanti.
“Signori da tutto ciò che vi ho mostrato posso dire che c'è qualcosa che non va. Nell'accesso ai dischi si formano degli accodamenti che rallentano l'elaborazione”

Dopo quell'affermazione che in parte riassumeva il motivo per il quale eravamo riuniti, non aggiungendo  nulla a quanto fino a quel momento avevamo discusso, ripresi coraggio e con me buona parte della platea.

Il teorico, o se vogliamo il mago delle gaussiane, aveva fatto sfoggio del suo sapere, senza aggiungere nulla a quello che già si sapeva.
Le persone normali, percorrendo strade meno intrise di teorie, spesso arrivano a ottenere gli stessi risultati dei guru e di quelli che hanno sempre una risposta a qualsiasi quesito.

martedì 21 dicembre 2010

Enzo Bearzot

Ereditò la nazionale da Bernardini, nata dalle ceneri di quella dei Riva dei Rivera e dei Mazzola che si infranse, dopo tanta gloria, nella Polonia di Deyna e Lato.

Arrivò al mondiale di Argentina 1978 senza nessuna pretesa. Iniziò l'avventura rimontando la Francia e vincendo 2 a 1.
A quel mondiale la nazionale Italiana, autentica sorpresa del torneo, si inchinò all'Olanda di Crujiff e del calcio totale. Molto si discusse in quegli anni della miopia di Zoff incapace di bloccare il tiro di Haan che ci affossò in semifinale. Si disse che era troppo vecchio e non più all'altezza del calcio di quegli anni, salvo osannarlo quattro anni più tardi in Spagna, quando parò sulla linea di porta un colpo di testa di Falcao, salvando il risultato di Italia Brasile.

Ai mondiali 82 Bearzot portò un'Italia che veniva da una serie di prestazioni scialbe e a causa di queste si attirò il dissenso di tutta la stampa sportiva italiana. Insomma secondo gli esperti, non saremmo andati troppo lontani.
La previsione sembrava confermata dal girone di qualificazione, superato per il rotto della cuffia.
Bearzot fece argine contro tutto e tutti mettendo in atto con la squadra, un silenzio stampa senza precedenti che ebbe il pregio di consolidare il gruppo rendendolo invincibile.

Cominciò da lì quel percorso magico che passando attraverso Argentina, Brasile e Polonia ci portò alla finalissima di Madrid contro la Germania.

Della partita contro l'Argentina ricordo la maglietta di Maradona , strappata dalla marcatura di Gentile, i goal di Cabrini e Tardelli.
Con il Brasile cominciò la resurrezione di Paolo Rossi, fino ad allora autentico rebus di quella squadra. Da solo affossò il Brasile con una tripletta indimenticabile e suoi furono i due goal che piegarono la Polonia, orfana di Boniek, in semifinale. Ricordo come Rossi appoggiò in rete il secondo goal su un perfetto cross di Bruno Conti. Tutto sembrava facile e non c'erano avversari all'altezza.

Pure la Germania lo aveva capito l'11 Luglio del 1982, quando scese in campo al Santiago Bernabeu.
Nonostante l'Italia, con Cabrini, si fosse presa il lusso di sbagliare un rigore, la partita non ebbe storia. Rossi , Tardelli e il flemmatico Altobelli chiusero la partita nonostante il goal di Breitner.

Il “Non ci prendete più “, del presidente Pertini ad indice alzato, chiuse definitivamente la partita.

Bearzot era riuscito a compattare un gruppo che sembrava allo sbando, e gli va riconosciuto il merito di aver coraggiosamente puntato su giocatori, primo fra tutti Paolo Rossi, appena tornato alle gare dopo lo scandalo delle scommesse, che ai più, non apparivano all'altezza.

Poi passata la sbornia del mondiale la nazionale di Bearzot mancò la qualificazione agli europei di Francia 1986 e si presentò ai mondiali messicani con molte contraddizioni.
Bearzot continuò ancora a fidarsi di alcuni giocatori della squadra del 1982 pur innestando giocatori di calibro usciti anche dal miracolo Verona come Galderisi e Di Gennaro.
Durante quei mondiali alimentò un'assurdo dualismo tra i due portieri : Terraneo e Giovanni Galli che ne condizionò la sicurezza e le prestazioni sul campo.
L'esperienza di Berzot come commissario tecnico della nazionale si infranse contro la Francia di Platini che eliminò l'Italia da quel mondiale.

Fu il vero leader di quel gruppo che grazie a lui entrò nella leggenda. La discrezione e la semplicità furono le leve del suo successo.
Dopo quell'Italia non allenò più nessuna squadra.

Le foto del tempo

Passo molto tempo a catalogare e riordinare le mie foto.

Le carico, anche per sicurezza, su uno spazio che mi sono comprato su Google.
Duecento giga bytes di spazio venuti via a soli 42 Euro.
Quarantadue Euro per un pezzo di nuvola informatica. Oramai niente viene via per niente, nemmeno le nubi.
In questo modo le mie foto le posso vedere dal computer di casa, da quello sul lavoro e per finire ovunque mi trovi, dal tablet che ho sempre con me senza la necessità di doverle duplicare.
Vedo le foto come posso vedere i documenti e tutto ciò che in quello spazio memorizzo.
Ogni documento e ogni immagine è fruibile in qualunque posto mi trovi.

Non cambia la mia vita ma apprezzo questo tipo di flessibilità e disponibilità.

Dedico inoltre molto tempo ad arricchire ciascuna foto delle coordinate geografiche (latitudine e longitudine) per poterla collocare nello spazio oltre che nel tempo.
Spesso è facile ricordare il luogo altre volte invece lo è molto meno.
Così con calma rivedo le foto, ricordo i luoghi a cui si riferiscono e con l'ausilio di GeoSetter, un programmino molto facile da usare, individuato sulla mappa il luogo dello scatto, memorizzo sulla foto le sue coordinate.

“Ecco quando ho scattato questa foto mi trovavo esattamente là”, penso mentre mi ritorna alla mente dov'ero esattamente in quel momento.

Succede così che le mappe di Google riportano poi i riferimenti di tutte le mie foto.
A vederle  mi viene alla mente quel passatempo della settimana enigmistica dove unendo i punti compare il disegno.

Nel caso delle mie foto è il tempo, quella linea che unisce i segnalini rossi. Che strano a riunire i punti si ricostruisce la vita.

lunedì 20 dicembre 2010

Parametri Macchina - Versione Serale

Pressione Massimo 132
Pressione Minima     92

Frequenza cardiaca 50

Parametri non tranquillizzanti, anzi il misuratore della pressione visto il valore 92 si è messo a lampeggiare.
E' come se sul cruscotto si fosse accesa la spia dell'olio.
Vedrò, da domani di fare un rabbocco di buon senso.

Oggi lunedì : giorno di scarico dati. Stamattina sono uscito di casa, sicuro di non essere stato contattato; infatti nessuna comunicazione era apparsa sul display del modem.
Stasera dopo un paio di minuti dal mio ritorno a casa lo scarico era già terminato. Mi sa che il modem mi ha aspettato per tutto il giorno e appena mi ha visto entrare non ha perso un secondo.
Appuntamento a Lunedì 27

L'omino di Neve


Il freddo di quell'inverno aveva portato con se molta neve. Oramai la neve era un appuntamento fisso per quei luoghi che un giorno sembravano destinati a essere avvolti perennemente dalla nebbia.
Che strano, la nebbia era diventata un ospite occasionale mentre la neve che in passato sembrava un lusso oggi, immancabile, cadeva copiosa tre o quattro volte nel corso dell'inverno,
Mutamenti climatici, che certuni consideravano nella norma mentre per altri, erano l'inizio dell'apocalisse.
Ma per un bimbo di appena sei anni la neve era una cosa che portava con se la sensazione di sorpresa che, solo un regalo inatteso sà dare. La capacità che ha di cambiare il mondo che ci circonda, le dà un un non so che di magico che si accorda con il fantastico e il magico che alimenta la realtà di un bimbo.

Fu così che ben presto, quel manto bianco e immacolato fu attraversato da mani e attrezzi che raccolsero tutta la neve in un unico punto. Il bimbo, in accordo con il padre, scelse un posto all'ombra, al riparo dai raggi del sole.
Quel mucchio di neve pian piano cambio forma, divenne più largo e più alto. Mani anche se poco avvezze alla scultura, pian piano le diedero una forma umana. La testa fu adornata da un cappello di paglia, il naso vistoso fu realizzato grazie a una carota mentre due noci permisero di disegnare gli occhi.
Quel viso fu completato da un ampio sorriso.

Il resto del corpo prese ben preso una fisionomia chiara.
Quel pupazzo era seduto e teneva le braccia piegate sulle ginocchia, sembrava riposare guardando lontano.
La gioia del bimbo fu incontenibile tanto che chiamò a raccolta tutti i parenti e vicini perchè potessero ammirare il suo capolavoro.
Ancora qualche rifinitura e poi finalmente l'opera fu completata.

Quando l'interesse e l'entusiasmo del bimbo si smorzarono, quel mucchio di neve ghiacciata comincio a essere pervasa da strane vibrazioni. Gli occhi, immobili fino a quel momento, si animarono di una luce strana.
Quel pupazzo gelato, come per incanto, prese coscienza di se, cominciò a percepire il mondo che lo circondava e ancorché immobile, l'orizzonte che poteva esplorare con lo sguardo era grande a giustificare la vita.

“Bellissima la vita ! Da qui posso vedere le macchine che passano nella strada. Chissà da dove vengono e chissà dove sono dirette”, si ripeteva in continuazione.

“Posso sentire le voci degli abitanti delle case vicine”, chissà quante cose potrò imparare.

Si era accorto che il bimbo che lo aveva creato, si affacciava spesso alla finestra per sincerarsi del suo stato di salute, a verificare se tutto fosse al suo posto e se non ci fossero stati cedimenti.

Lui stava benissimo. I giorni successivi alla nevicata furono gelidi e la bassa temperatura contribuì a rendere la neve ancora più compatta.

“Sono talmente ghiacciato che i raggi del sole non riusciranno a sciogliermi”, pensava ed era talmente euforico che riteneva di poter resistere al sole e alla buona stagione.
Il bimbo lo visitava regolarmente. A volte riassestava qualche pezzo di neve che qualche uccellino nell'appoggiarsi aveva spettinato, rimettendo tutto come prima.

Ben presto invece il tempo cambiò, la temperatura si alzò quel tanto da infastidire la neve e il ghiaccio di quell'omino.
L'ottimismo comunque sembrava non abbandonarlo.
“L'inverno è ancora lungo, e il freddo non tarderà a ritornare”, usava ripetersi per rassicurasi.
Ma il freddo, indugiò per qualche giorno in più e qualche pezzo di neve cominciò a sciogliersi, staccandosi e cadendo fragorosamente. Niente di irreparabile, nel complesso tutto sembrava come prima e soprattutto lui stesso, non volle preoccuparsi oltremodo.

“Non sarà un piccolo pezzo di neve caduto a pregiudicare la mia compattezza. Sono stato costruito su una base solida e compatta. In ogni caso il bimbo arriverà e rimetterà tutto a posto”.
Il bimbo preso da altri interessi, dimenticò di ritornare dal suo capolavoro di neve che, purtroppo, continuò a subire le angherie dei raggi del sole.

“Non fa niente”, diceva un po' provato il pupazzo, “posso ancora vedere e udire distintamente tutto come all'inizio, vale la pena vivere anche in queste condizioni”.

Nel frattempo vedeva il bimbo giocare lì vicino, con la poca neve rimasta e, soffriva nel notare come, quel ragazzino che lo aveva tanto desiderato, non si curasse più di lui. Non si spiegava inoltre, il perché non si avvicinasse nemmeno per un momento a riassestare qualche zolla di neve in procinto di staccarsi.

Con i giorni successivi, la situazione divenne sempre più critica. Il gelo tanto atteso non era arrivato e men che meno la neve. Il sole aveva continuato inesorabile la sua opera di scioglimento. Il blocco di neve si era via via sempre più inclinato.
Il pupazzo divenne sempre più debole, non vedeva e udiva come prima. L'orizzonte appariva popolato da ombre irriconoscibili mentre i suoni sembravano più che altro dei rumori, quasi dei disturbi.
E così arrivò il momento che tanta fu l'inclinazione, che il tutto crollò. La carota del naso scivolò sul terreno e le noci, che da un po' non vedevano più, rotolarono lontano.
L'omino di neve, incosciente era pervaso da un torpore che lo rendeva insensibile a quello che stava succedendo e i suoi pensieri si dispersero, a volte incompiuti, altre volte indecifrabili, in rivoli d'acqua che lentamente presero la via dei ruscelli che irrigavano la campagna lì intorno.

Quella stessa acqua che poche centinaia di metri più a valle veniva assorbita dalle radici degli alberi e delle piante che si preparavano al risveglio che, con la buona stagione, sarebbe arrivato.

Quel pupazzo di neve e ghiaccio che tanto caparbiamente aveva resistito al sole e al caldo, aveva, a sua insaputa, custodito un po' acqua per le piante e i fiori di primavera per distribuirla gradualmente durante il suo lento disgelo.

venerdì 17 dicembre 2010

Notte di Natale

Verso le 10 di sera il bimbo, cedette al sonno. Anche quell'anno non era riuscito a restare sveglio quel tanto che basta per vedere Babbo Natale.
Si era chiesto, negli ultimi giorni, perché quel vecchio, un po' appesantito, preferisse girare la notte a cavallo di una slitta magica cercando di visitare tutti i bambini del mondo senza pensare di viaggiare anche di giorno dando modo a tutti di conoscerlo.

“Ciò che è magico spesso è invisibile agli uomini”, pensò cercando di spiegarsi quella stranezza.

Nel chinare la testa prima di addormentarsi, raccomandò ai suoi genitori di svegliarlo, nel caso che, Babbo Natale fosse arrivato ma soprattutto di fare in modo che non trovasse difficoltà per entrare in casa.
Fu rassicurato da entrambi e chiudendo gli occhi si lasciò andare al sonno.

Il padre e la madre, lo osservarono mentre si addormentava e, accarezzandolo tra i capelli, riflettevano su quel mondo fantastico che ospitava i pensieri del bimbo che tanto amavano.

Tanta era l'attesa del figlio, da far sorgere nei due adulti, un dubbio strano ma ardito.

“Quale il mondo reale ?” pensarono, “Non è forse con i sogni che si costruisce il mondo reale?”.

In fondo anche loro, avrebbero desiderato, credere in Babbo Natale, attenderlo per ricevere doni .

Quella notte di Natale non era diversa da altre già vissute. Si attendeva la mezzanotte un po' seguendo la tv, un po leggendo. La Messa di Mezzanotte, affollata come sempre non li invogliava ad uscire, il freddo fuori era quello di stagione : pungeva. Mancava la neve, che era passata di là l'anno precedente.

Verso la mezzanotte gli occhi di entrambi si fecero pesanti, ancora un po' e si sarebbero messi a letto. Ma il silenzio della casa fu in quel mentre rotto da un sibilo, un fruscio forte, netto ma breve.

Attraverso le feritoie delle imposte percepirono la presenza all'esterno di una luce, bianca e intensa.
Un campanellio si senti distinto e chiaro.

“Sarà Babbo Natale “, disse l'uomo, sorpreso e un po' impaurito, a rassicurare la moglie che in silenzio stava ad ascoltare.

Seguirono ancora dei rumori, indecifrabili, netti, di certo non di qualcuno attento a non farsi sentire.

Pensare ai ladri fu un pensiero comune, ma in tutta sincerità non capivano perché, proprio quella sera , ma soprattutto perché entrando dal tetto. “No “,pensarono convinti, “ se fossero dei ladri sarebbero proprio degli sprovveduti “

"Toc, Toc,..."

Due colpi netti echeggiarono sul balcone che dava sul tetto della rimessa davanti. Qualcuno stava bussando mentre ancora si udirono i campanellii sentiti in precedenza

“Buon Natale”, disse una voce.

Guardandosi increduli i due si avvicinarono al balcone interrogandosi sul da farsi.
“Buon Natale !”, udirono nuovamente da una voce ancora più rassicurante di prima.

“Apri “, disse la donna al marito, senza aggiungere altro su chi potesse essere.

Quando finalmente, con le mani tremanti, le finestra si spalancò, si trovarono davanti a un viso senza età contornato da una barba bianca : Babbo Natale. Più in la sul tetto della rimessa stava sospesa la leggendaria slitta e le renne dimenavano un po' la testa quasi a volersi liberare dalle briglie. Forse avevano fretta di ripartire, visto il viaggio che le attendeva.

Entrato in casa il Grande Vecchio non mancò di consegnare i doni, questi furono appoggiati nei pressi del presepe sotto l'albero, assieme ad altri già presenti.
I due genitori, ammutoliti guardavano terrorizzati e al tempo stesso increduli.
Quando Babbo Natale si incamminò verso la camera del bimbo, non restò loro che seguirlo. Si presero per mano quasi a confortarsi.

Il figlio dormiva profondamente girato su un fianco. Non si era mosso di un millimetro da quando lo avevano messo a letto.

Il vecchio lo guardò e dolcemente lo accarezzò tra i capelli.

Poi ritornato nei suoi passi, si avviò verso il balcone da cui era entrato. Guardò i due giovani, che aveva davanti . La donna stava per chiedere :

“Prende qualcosa signor Babbo Natale”, ma le parole non le uscirono di bocca.

“Mi raccomando, non trascurate i sogni, spesso si avverano”, disse il Babbo Natale, “ di nuovo Buon Natale”.

Uscì con insolita agilità raggiungendo la slitta in un baleno.
Si riudirono i suoni delle campanelle.
Un lieve strappo alle briglie e Rudolph rimise in moto il convoglio che si allontanò con lo stesso sibilo udito in precedenza.
Madre e padre, senza riuscire a spiaccicare parola, dopo aver richiuso tutto per bene, si rimisero a letto. In breve si addormentarono.

Al mattino furono svegliati di buonora dal figlio, impaziente di cercare i regali sotto l'albero.
Il loro primo pensiero andò all'incontro della notte appena passata, non sapevano più se era stato frutto di un sogno o fosse davvero avvenuto. Sogno e realtà non erano più distinguibili in ciò che ricordavano.

“Sapete ...”, disse il piccolo sorridendo,” stanotte mi è sembrato che Babbo Natale fosse vicino a me, pensate sia passato davvero ?”

“Forse si “ , balbettò la madre, che definire sorpresa forse era poco.

Si avviarono verso l'albero di Natale e là, sotto l'albero, c'erano due pacchi, tra i molti, confezionati in modo diverso dagli altri.


“Forse si”, ripeté il padre accarezzando il figlio.

giovedì 16 dicembre 2010

mercoledì 15 dicembre 2010

Giovanni

Ogni volta che partecipavo alla maratona di Venezia sapevo che lungo il percorso, spesso dalle parti di Mira , dopo circa dieci o dodici chilometri c’era mio padre ad aspettarmi.

Non mi ha mai detto dove l’avrei trovato, non mi ha dato mai un riferimento preciso su dove di sicuro stava ad aspettarmi.
Niente, si limitava a chiedermi : “A che ora parti ?”.

Quando partivo sapevo che avrei incontrato la mia famiglia in punto ben preciso del percorso, spesso concordato anche in funzione di un rifornimento aggiuntivo che mio figlio, affiancandomi per qualche decina di metri, mi porgeva. Questo avveniva dopo quindici o sedici chilometri.

Prima però avevo l’appuntamento con mio padre.

Lui mi aveva confidato che a veder correre tutta quella gente, fissandone i visi per identificarmi, gli veniva il mal di testa e di certo non sarebbe mai riuscito a scovarmi.

“Non preoccuparti”, dicevo io, “ ti trovo io, vedrai …”

Cosi quando arrivavo nei pressi di Mira, preso il rifornimento dei dieci chilometri, cominciavo ad aguzzare la vista, scrutando tutte le persone , ed erano centinaia , che si assiepavano lungo il percorso.

Riuscivo a scrutarle tutte per due e più chilometri, ma a un certo punto spuntava il suo viso, un po’ corrucciato e concentrato nel fissare tutte quelle teste che dondolavano.

Non stava mai in primo piano, ma si posizionava in posti dove la visuale era molto ampia e poteva vedere un buon tratto della corsa.

Uscivo dal gruppo, agitando le braccia per farmi notare e iniziavo a chiamarlo per attirare la sua attenzione:

“Papà , sono qua , tutto bene !!”,

“Si, Si tutto bene ?,  balbettava abbozzando una risata.

Gli battevo sulla spalla o gli prendevo una mano e senza fermarmi proseguivo.

La cosa mi faceva felice, allo stesso modo di quando da ragazzo mi accompagnava alle partite di calcio e stava là a guardarmi, gioendo per le vittorie e le mie buone prove.
Gli anni erano passati sia per me che per lui, ma gli occhi con cui mi seguiva erano gli stessi di un tempo e il mio cercare il suo consenso pure.

Inter - Seongnam

Le premesse ci sono tutte, in caso di insuccesso, di cadere nel ridicolo per i prossimi quarantacinque anni.
In finale già ci sono i Congolesi del Mazembe.

Mai finale per le squadre europee appare così facile.
Fosse toccata al Barcellona l'anno scorso, gli altri neanche sarebbero entrati in campo per giocare, passavano direttamente a ritirare la medaglia d'argento.

Dando per scontato la vittoria nella semifinale di oggi pomeriggio, che nessuno sta mettendo in  discussione, la finale dovrebbe essere una passeggiata per l'Inter del 22 Maggio.
Lo sarà per l'inter di questi tempi, perseguitato dagli infortuni ma anche dalla paura di non essere più quello di un tempo ?

Chissà, meglio sarebbe stato andare a sbattere contro i sudamericani, come la tradizione vuole e invece (speriamo) il rischio del ridicolo ce lo giocheremo con gli Africani.
Si gioca nel tardo pomeriggio, sembra giochi Milito.

martedì 14 dicembre 2010

Lilli

“Dai Lilli andiamo a fare un giro “,

Le si illuminavano gli occhi, piegava la testa, come dovesse mettermi a fuoco e rizzate le orecchie aspettava il secondo invito.

“Dai Lilli andiamo a fare un giro “

In un attimo era in piedi, nonostante la displasia le rendesse la vita difficile e, scodinzolando con quella coda sontuosa che si ritrovava, puntava diritta verso il davanzale.
Il davanzale era il luogo dove solitamente era appoggiato il guinzaglio, quello preso ancora quando da cucciola la portavamo a passeggio. Con il tempo era diventato piccolo, ma con la catena si riusciva ancora a cingerle il collo tenendola ben salda.
In breve individuava il guinzaglio, rimaneva là ad annusarlo e, non riuscendo a prenderlo, aspettava il mio arrivo.
Era impaziente, girava su se stessa e appena mi avvicinavo con il guinzaglio in mano si calmava d'improvviso e immobile aspettava che glielo mettessi al collo.
Quando capiva di essere ben legata, si lanciava senza indugio verso il cancello. Io dietro, quasi correndo, cercavo di arginare il suo impeto.
Al cancello si fermava e quelle volte che mi vedeva incerto, o perché aspettavo qualcuno o perché non ero sufficientemente veloce, con le zampe cominciava a grattare decisa a fare tutto da sola.
Appena lo vedeva aprire, ci infilava il muso, come volesse uscire dal carcere al più presto.

Sapeva già la direzione da prendere : a destra verso la strada. Imboccata la via si lanciava in una corsa sfrenata a cui io, con il cuore ancora sano, facevo fatica a tenere testa.
Correva verso non so cosa a più non posso, con le orecchie basse e aerodinamiche.
Io dietro appeso al guinzaglio la lasciavo andare fino a che le energie e il fiato mi assistevano, poi cominciavo a tirare il freno cercando di convincerla a rallentare.

Per quattrocento e più metri era una corsa all'impazzata poi, gradualmente si ritornava a passeggiare, a rifiatare entrambi.
La displasia penso, che ogni volta la convincesse a fermarsi prima della stanchezza. Infatti dopo la corsa iniziale la passeggiata diventava sempre meno vivace. Capivo che qualcosa non andava perché sulla via del ritorno spesso si fermava. Seduta guardava avanti, ma probabilmente aspettava che i dolori passassero un pochino. Poi si rialzava e riprendeva con quel suo passo un po' sbilenco.

Sulla via del ritorno ero solito dirle :”Lilli a casa!”

All'udire quel comando cominciava, nuovamente a scodinzolare cercando l'imbocco della strada di casa.
A poche centinaia di metri da casa la liberavo dal guinzaglio e la lasciavo tornare  con i suoi tempi e le sue pause.

Ritornata a casa, cercava la ciotola dell'acqua.
Poi si stendeva davanti alla porta e si riposava, con la lingua a penzoloni, poggiando ogni tanto il mento a terra.

Nata il 17 Aprile 2001, stava con noi dal 14 Agosto dello stesso anno.
Al canile le avevano dato un nome strano, esotico.
Lilli mise d'accordo tutti.


Ci ha accompagnato con molta pazienza e amore per tutti questi anni, osservandoci spesso dal centro del cortile, rizzando le orecchie per ascoltare e guardandoci curiosa, un po' di traverso.

lunedì 13 dicembre 2010

Note di Santa Lucia

Il mio presepe
"Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia".
Oggi ho perso un pò di tempo a cercare qualche riscontro scientifico al famoso proverbio. Calcolando il tempo che intercorre tra il sorgere e il tramonto del sole, i giorni più corti  sono quelli che vanno dal 19 al 25 dicembre.
A partire da Natale la durata del giorno comincia a crescere. In ogni caso il detto sembra derivare dal fatto che intorno a Santa Lucia (dalle mie parti verso il 16 - 17 Dicembre) l'ora del tramonto del sole comincia a ritardare, dando così  l'impressione, verso Natale, di un piccolo allungamento delle giornate.
Da questo il detto : "A Nadae un passo de gae".


Stamattina il modem mi ha accalappiato a mia insaputa.
Ha scaricato i dati, dandomi appuntamento per Lunedì 20. Quando ho verificato sul display aveva già fatto tutto.

Dalle mie parti si dice "Non se sà gnanca da verlo".

Sulla macchina nuova ho montato le gomme invernali. Caso mai nevicasse non mi troverei impreparato.
Nei giorni scorsi pensavo che la neve sarebbe arrivata copiosa anche in pianura. Poi invece sono arrivati la pioggia e lo scirocco.
Ora mi trovo con le gomme da neve, impaziente di provarle per verificare se funzionano davvero. Va a finire che una sera di brutto tempo prendo la macchina e vado a cercare guai dove presumo stia nevicando.
Da bambino quando mettevo gli stivali cercavo di camminare nei fossi per controllare che fossero veramente impermeabili  all'acqua.

Più in là con gli anni, quanto tenevo già famiglia, collaudai le sospensioni prodigiose della mia nuova macchina tentando di percorrere, comunque, una strada diventata un torrente in piena.
Le sospensioni erano prodigiose mentre il motore, era invece molto più tradizionale. Al primo movimento brusco aspirò qualche bicchiere d'acqua. Il botto e il sussulto di morte che seguirono mi raggelarono.
Restai là in mezzo al torrente come una barca disalberata, sostenuto dalle sospensioni prodigiose relegate a far da sostegno a una palafitta. Fui trainato all'asciutto quando il livello dell'acqua scese e raggiungermi fu ragionevole.
Il meccanico che mi fece il preventivo mi garantì di rimettere tutto in sesto con un milione e mezzo. A consuntivo pagai tre milioni e mezzo. Mi sembrò e mi sembra ancora, a distanza di quindici anni, di aver chiamato i ladri in casa a rubare.
Oggi con le gomme da neve la smania è più meno la stessa nonostante gli anni passati e le lezioni ricevute strada facendo. Se sono fortunato, magari quest'anno non nevica.
Non si finisce mai di crescere, o come dice qualcuno sarebbe ora che crescessi.

La corsa dei pensieri

Anche stamane la memoria ha giocato con le mie parole,
come altre volte un tarlo oscuro ha rosicchiato i miei pensieri,

quasi a raggiungere le parole.

Con la mente mi voltavo all'indietro e non trovavo più niente,
ne i pensieri ne tanto meno il tarlo

domenica 12 dicembre 2010

Il bivio

L'Inter è volata ad Abu Dhabi per partecipare a questo strano Campionato del Mondo dove già si conoscono i nomi delle due squadre finaliste.  Le altre sono comprimarie che in Italia potrebbero gareggiare  al massimo, nei campionati dilettantistici.
Un torneo inutile, astutamente organizzato laddove il calcio non è lo sport di eccellenza.
Là anche il confronto tra una squadra del Pacifico e una Asiatica riesce a riempire gli stadi.
Dalle nostre parte sarebbe solo seguita da curiosi e dalle persone al seguito oltre che dai parenti.
Tornando gli interisti l'esito del torneo sembra essere determinate per il futuro della stagione dell'inter. Uscendone vincitori tutti sperano di ritrovare linfa vitale per ritornare a correre in Campionato e Champions League. In caso contrario tutto sarebbe compromesso, l'allenatore sarebbe il primo a pagare e tutto andrebbe ripensato.
Quindi Abu Dhabi è un bivio, tutti noi speriamo di rivedere l'Inter rigenerato, ma al contempo dobbiamo essere preparati alla eventualità avversa. In quest'ultimo caso la stagione potrebbe uscirne compromessa.

Non sempre le situazioni vanno come vorremmo o come speriamo. Tutte quelle volte che, agguerriti, vogliamo conoscere a tutti i costi la verità, speriamo sempre, nonostante la rabbia o la grinta, di ricevere la risposta sperata, ma la risposta avversa è una delle possibilità e dobbiamo essere pronti a incassarla.

Qualche tempo fa, frustrato da situazioni difficili sul lavoro, arrabbiato, manifestai a una collega l'intenzione di affrontare il capo chiedendo un chiarimento. Ero talmente convinto che ero intenzionato a sbrigare la faccenda di li a pochi minuti.

Ma con molta calma la signora mi chiese :

"Sai che potresti ricevere la risposta che non vuoi ? Sei pronto anche a questo ?"

Restai là un  pò interdetto, cominciai a pensare. Rimandai l'incontro che consideravo quasi una resa dei conti,
Di lì a poche ore non lo ritenevo così necessario e dopo pochi giorni non ci pensai nemmeno più.

Situazioni simili a quella sopra descritta, capitano spesso nella vita.
A dirla tutta spesso è necessario capire e conoscere anche la risposta che non vorremmo, anche se non siamo pronti a incassarla.
Le brutte notizie, quelle che in qualche modo possono cambiarci la vita, sono quelle cose che non vorremmo mai succedessero e alle quali non siamo mai preparati.

sabato 11 dicembre 2010

Punti di vista

"Non è il giorno del compleanno che ci fa invecchiare di colpo di un anno", spiegai al piccolo oggi pomeriggio.

"Ogni giorno invecchiamo. Oggi siamo più vecchi di un giorno rispetto a ieri. Anzi ti dirò di più, ora siamo un pò più vecchi di prima, quando stavamo in piscina".

La spiegazione sul passare del tempo e della vita, fatta con gli occhi di un più che cinquantenne non riusci a scalfire la vitalità del bimbo di appena 5 anni, che fino a quì aveva ascoltato con attenzione e come a convincermi di avere capito,  mi disse :

"Papà , tu stai diventando vecchio, io invece sto diventando grande".

"Si è vero, tu stai diventando grande, io invece sto diventando vecchio", dissi come se rileggessi alla rovescia, quanto avevo appena sentito,  felice di aver compreso una grande verità.

giovedì 9 dicembre 2010

Le ripetute


Avevo cominciato come da tabella con cinque serie da mille metri, inframezzate da un recupero di 5 minuti tanto da permettere al cuore di ritornare a ritmi normali o quasi.
Annotavo i tempi ottenuti su un foglio di carta che tenevo ai bordi del circuito, valori che poi riportavo su un foglio elettronico del computer di casa.
Era dicembre e le prime cinque ripetute le corsi intorno ai 4’ 05”.

La tabella prevedeva di incrementare l'allenamento, ogni settimana, di una ripetuta, fino a un massimo di 15.
Così la settimana dopo ne corsi sei con tempi attorno ai 4’ 00”.
Proseguii in questo modo fino a fine febbraio con incrementi successivi. 
Arrivai, non senza fatica, a inanellarne 15 di seguito correndo con tempi intorno ai 3’ e 35”, scendendo spesso sotto i 3’ e 30”.
Era un sollievo terminare l’allenamento quanto era pesante e carico d’ansia il doverlo iniziare sapendo la fatica che mi sarebbe costato. 
Ma tanta era la voglia di migliorarmi che iniziavo pensando pricipalmente a superare la china di metà allenamento , dopo di che la strada mi sembrava in discesa e le ultime ripetute insolitamente erano le più veloci : cercavo di terminarle al più presto per concludere prima la fatica.
Il foglio elettronico si completò con una scaletta di tabelle, arricchito di statistiche e medie ponderate. Mi ero migliorato, ero diventato molto più resistente e veloce. Potevo così ambire a concludere la maratona con un buon tempo.
Svolgevo questo tipo di allenamento il sabato mattina e, una volta terminato passavo il resto della giornata e i giorni immediatamente successivi con leggerezza, affrontando gli altri allenamenti meno faticosi come se andassi a passeggio.
Solo con l’approssimarsi del sabato successivo cresceva l’ansia e il timore per la nuova prova e della fatica che mi aspettava. Penso di avere in quei giorni, allenato più la mia mente che il mio fisico, superando quelle prove con sempre maggiore motivazioni e grinta.
Quando penso a quelle situazioni, vedo un’altra persona, completamente diversa da oggi, non solo più giovane  e più magra, ma soprattutto con una grinta e una volontà che negli anni non ho saputo riportare in altre situazioni di vita.

Giovanni

Dove potrà essere oggi dopo un viaggio lungo 10 anni ? 
Quanta strada ha ormai percorso da quel Venerdi 8 Dicembre del 2000 ?

Era stato subito tutto chiaro, cercando il suo sguardo appena dopo la sua  partenza, che non ci saremmo mai più visti da quel giorno, che non ci saremmo mai più parlati se non in sogno.
La sua partenza non lasciava speranza a un futuro ritorno, non c’era stato preavviso, nessuno era preparato per quel viaggio, nemmeno lui per primo.

Oggi non mi è dato a sapere dove sia arrivato, se stia viaggiando ancora o se invece, stia riposando,  osservando il tempo che gli passa davanti. Chissà, avesse viaggiato nello spazio, oggi, di certo lo immaginerei oltre i pianeti, verso stelle lontane.

Ma oramai da quel Venerdì lui sta navigando oltre le colonne d’Ercole della vita e, nonostante il tempo  sbiadisca i legami con chi non c'è più, io spesso ripenso a tutto quello che non ci siamo detti, ai silenzi di un tempo lunghi settimane, a volte mesi, inframezzati da frasi di circostanza più vuote dei silenzi.
Occasioni perdute, come altre nella mia vita, come se tutto fosse infinito : le possibilità e il tempo a disposizione.
La clessidra della vita più si svuota e più rimane vuota e nonostante la pioggia di sabbia cada  sempre alla stessa velocità l’impressione da di qua del vetro, è di un vortice inesorabile.

martedì 7 dicembre 2010

Parametri Macchina


Pressione Massima 125

Pressione Minima     77

Frequenza cardiaca a riposo : 52

Situazione generale buona. Un paio di chili da perdere.
Con lo sport nonostante tutti i controlli e le raccomandazioni sono al palo.

lunedì 6 dicembre 2010

Luoghi e Memoria

Passeggiando lungo le strade dei viaggi passati è inevitabile ritornare indietro con la memoria.
Rivedere i luoghi riporta alla mente i ricordi ma in modo particolare fa riemergere particolari che sembravano perduti.

E' come se la memoria ricostruisse il passato per delta. Partendo dalle piazze, dagli alberghi, dalle vie si ricompongono fatti e incontri avvenuti in quei pressi. Il ritornare nei passi di un tempo aiuta a comporre il puzzle della memoria come se si ingrandisse il passato attraverso un telescopio.

Riappaiono cose invisibili a "occhio nudo". La memoria custodisce ricordi e sensazioni come un solaio custodisce le cose vecchie senza la sicurezza che qualcuno le possa un giorno ricercare.

Ciò che riappare, quando sembrava perso, va trattato come un oggetto prezioso, avvolgendolo in qualcosa che lo possa preservare quel tanto che serve a fissarlo con una penna , una tastiera o una foto.
Le possibilità che abbiamo oggi di arricchire i ricordi sono enormi rispetto al passato. Possiamo perpetuare un numero di immagini e suoni impensabile e internet ne permette la facile condivisione.

Tutto questo sminuisce un pò la poesia e quel diventare leggenda, storia, favola a cui erano destinate le nostre e le altrui vicende. 


Tutto assume un aspetto quasi di cronaca, più freddo ma, come ho detto prima, più ricco di particolari e sensazioni che altrimenti si sarebbero depositate nel buio profondo e inaccessibile della nostra mente.

Questo ha significato, per me, passeggiare nei giorni scorsi per Roma.

domenica 5 dicembre 2010

IPOD Playlist

......
Avrai, avrai, avrai il tuo tempo per andar lontano,
camminerai dimenticando, ti fermerai sognando...
Avrai, avrai, avrai la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore, amore, amore, amore avrai...

Avrai - Claudio Baglioni

Aggiornamento

Android 2.2 del mio Galaxy Tab ha ricevuto un aggiornamento software.

Attraverso il programma Samsung Kies tutto si è svolto in maniera automatica. Prima lo scarico da Internet poi l'upload verso il Tablet.
Tutto si è concluso in circa mezz'ora.
Più o meno quello che avviene con Iphone di Apple.

Riporto qualche piccolo inconveniente.
Il ripristino dei dati dopo l'aggiornamento ha provocato qualche sconquasso nella galleria immagini. In pratica le copertine degli album presenti nella sezione musica venivano trattate alla stregua delle mie foto.
Un pò di manutenzione ha rimesso tutto a posto.
Dei miglioramenti introdotti nessuna traccia, nessuna documentazione e,  poche percezioni da parte mia.
Noto qualche comportamento strano del browser, che sembra più veloce nello scroll, ma qualche volta si è impappinato.
Le pagine delle applicazioni adesso hanno i punti in alto numerati.

sabato 4 dicembre 2010

Switch Off

Da tempo bisticcio con il digitale terrestre. Da circa sei mesi sto pagando Mediaset per poter vedere le partite dell'Inter e se l'estro me lo suggerisce anche quelle di altre squadre, Milan e Juve comprese, sperando nelle loro debacle, fonti comunque di soddisfazioni.
Ho preso dimestichezza e confidenza con il numero "verde" di Mediaset 199303404.
Ne conosco i ritmi e i percorsi per arrivare a una voce umana.
Seguire il percorso "ho bisogno di assistenza", questa è la regola e, prima o poi si arriva a relazionarsi con una voce umana, il fatidico CRM "Customer relationship management", di cui apprezzo gentilezza e competenza.
Una di quelle voci mi ha aiutato a dipanare il problema : non è colpa di Mediaset ma della mia CAM, il supporto che contiene la tessera, che nel periodo di cambio tessera, ha pensato bene di guastarsi.
Due cambiamenti contemporanei generano, spesso, confusione e una errata percezione dei fenomeni.
A me è successo così.

Quindi 69 euro sono stati "sufficienti" per una nuova CAM. L'acquisto mi permetteva di andare a colpo sicuro. Effettuato il cambio sarei ritornato a rivedere il calcio.
Questa sera, montata la nuova CAM, inserita la tessera, tutto rispondeva correttamente. La TV visualizzava correttamente tutti dati.
Non restava altro che collegarsi ai canali Mediaset.
"Ma dove sono finiti i canali Mediaset Premium ?", mi sono chiesto non trovandoli più al loro posto. Spariti, volatilizzati proprio ora che avevo la tessera.

"Lo switch off, di questa settimana", ho pensato, " ecco il responsabile !"

La prima reazione è stata quella di reinstallare tutti i canali digitali, nella speranza di vedere quelli mancanti riapparire come d'incanto.
Speranza vana, la lista dei canali a mia disposizione, sicuramente varia e sospetta, non cambiò, tutto era rimasto come prima, dei canali dispersi nessuna traccia.

"Colpa di Mediaset", ho quindi esclamato e preso il telefono, mi sono messo sulle tracce della voce umana del CRM.
Quest'ultima si  è materializzata in breve tempo e, dopo avermi ascoltato paziente, come stesse recitando un copione imparato a memoria, mi ha consigliato di ricorrere a un antennista capace di mettere a punto l'antenna, probabilmente erroneamente puntata.
"Colpa dell'antenna ? Nessuno l'ha spostata !", ho obiettato, ma subito la voce del CRM, mi ha ribadito che il problema è noto e, con una piccola taratura tutto si sistema e ritorna a funzionare.

A me non resta che lasciar perdere Mediaset, calcio e televisione.

Non sempre i cambiamenti tecnologici portano dei vantaggi immediati agli utilizzatori, anzi spesso, sono responsabili dell'ansia da cambiamento e nel peggiore dei casi complicano la vita delle persone.

Lazio - Inter 3 : 1

Potremmo anche dire che Benitez è un incompetente, che non sà gestire la squadra, che i giocatori dell'Inter devono essere all'altezza altrimenti si cerchino un'altra squadra e cosi via.
Ma leggendo le formazioni della partita di ieri sera, dell'Inter dell'anno scorso è rimasto molto poco, tre massimo quattro giocatori, gli altri o erano riserve o sono nuovi e di dubbia qualità.
Stankovic è uscito di nuovo infortunato.
La radiocronaca della partita raccontava di un Inter, durante il primo tempo, completamente nel pallone mentre era più aggressiva nella ripresa.
In ogni caso a Rafa Benitez andrebbero chiesti chiarimenti sul perchè di questa moria di giocatori, sul motivo di tutti gli infortuni che si stanno verificando.
Forse c'è stato qualche errore nella preparazione ?
L'anno scorso sono stati spremuti troppo ?

Ma a essere ottimisti posso dire che le vittorie si ottengono anche in rimonta, non solo tenendo la testa fin dall'inizio come eravamo abituati gli altri anni.
Qualche volta si può anche perdere.

Lettere a Babbo Natale