lunedì 3 maggio 2010

Human Resurces

Ho scelto di parlare della mia esperienza in modo trasparente, senza considerarmi menomato dalla malattia, limitato nel mio raggio d'azione quotidiano.
Sto riassaporando la voglia di progettare, viaggi, luoghi nuovi dove vivere, con chi vivere, pensandomi normale come tutti dopo un piccolo contrattempo.

Penso ancora di far carriera nel lavoro, senza che la carriera sia l'unico obiettivo del mio futuro ma solo un pezzo, nemmeno il più importante,  del mio star bene.
Continuo a lavorare con passione, voglia di futuro, osservando i cambiamenti e l'innovazione.

Ho ritrovato la grinta, senza che il mio cuore acceleri inutilmente. Si, così e' tutto più normale e se qualcuno vuole sgomitare deve fare i conti con la mia competenza, senza rabbia ne timore di essere messo da parte.

Ho imparato a aspettare il giusto.

Tutto, anche la peggiore delle disavventure può aprire le porte a nuove opportunità.

Ci sono poi i manager, quelli che pensano con orizzonti di  cinque, sei anni o anche più, nonostante siano coscienti di ignorare quale sarà l'orizzonte da quà a sei mesi.

Illusionisti.

Giocano sporco, tendendoti una mano amica, ti fanno capire che, mettendoti da parte fanno il tuo bene.
"Il tuo cuore potrebbe non reggere lo stress", dicono.

"No grazie, il mio bene lo decido io, se posso, sia anche vivere un solo giorno se ne vale la pena."

"No, non voglio essere lasciato in pace, aspettare la pensione senza ambizioni.
Rompetemi pure i c... , troverete pane per i vostri denti."

Cogliete pure voi l'opportunità di lavorare con un uomo che ha sconfitto molte paure e che "ha visto cose che voi manager non potete nemmeno immaginare".

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