sabato 1 maggio 2010

Dalla Nube alla Marea

Solo una ventina di giorni fa un piccolo vulcano di un'isola ai confine del freddo è riuscito a fermare i voli di gran parte del mondo occidentale.
I cieli per qualche giorno tornarono ad ospitare solo uccelli, come alle origini, mentre l'uomo sulla terrà osservava quel lontano fumaiolo come fosse un ospite non gradito, qualcuno che aveva preso la parola senza permesso.


L'economia del trasporto si fermò dimostrando i limiti della rincorsa all'abbattimento dei costi grazie al lavoro dei poveri.
Grazie mister Eyjafjallajökul, ma la sensazione che ho è che la lezione non sia servita.




Solo qualche giorno è passato e a seguito di uno scoppio a bordo di una piattaforma petrolifera si perde il controllo della fuoriuscita di  greggio dai condotti della piattaforma.
Il petrolio esce in abbondanza dalle tubature troncate dallo scoppio nel fondo del mare. Nessuno sa come fermare tutto ciò.


Ecco che la nube, incubo dei cieli, diventa marea nera, incubo dell'oceano e delle terre americane, nuovo segnale della debolezza del mondo tecnologico che  l'uomo sta continuando a creare.


Marea nera che porta morte nel mare e nelle terre che via via andra' a lambire. 


Ogni tanto, spesso direi, la natura, un pò per conto suo , un pò perchè provocata, gioca a mettere in difficoltà l'uomo che tanto si vanta di saperla controllare secondo le proprie necessità.


L'impotenza davanti a simili fenomeni provoca pochi smottamenti alle certezze umane e ai suoi modelli di crescita e sviluppo.
Tutto continua come niente fosse, anzi i disastri di oggi saranno motivo di business e fonte di ricchezza tra pochi giorni.

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