giovedì 8 luglio 2010

Stanchezza

Il mattino è quasi sempre pieno di vita, ho recuperato un buon rapporto con il sonno.
Riposo, anche se mi addormento spesso dopo la mezzanotte.
Aspetto la sveglia alle sei, come uno che aspetta l'avversario che arriva alle sue spalle. Gioco nel farla tacere al più presto. Poi ad occhi aperti guardo il buio, immerso in una veglia senza tempo, mi piace aspettare sveglio, a letto, l'ora di alzarmi.
I gesti poi sono sempre gli stessi. Non più ansia di messaggi, paura di essere dimenticato. Sono dimenticato e va bene così.
I mirtilli, lo yogurt, il caffè nero, tutto preparato con una fretta tranquilla, senza perdite di tempo.
Infine le medicine preparate come da un anno a 'sta parte.

Il lavoro non mi pesa. Meglio non è un peso, lavoro anche per passione e mi diverto pure.
Nulla è cambiato se non  la minor voglia di arrabbiarmi, Intatta mi è rimasta la voglia di fare cose nuove e di percorrere strade sconosciute.

Poi arriva il pranzo, fatto della solita verdura e poco altro. Ci tengo al benessere di questo periodo. Non voglio metter su peso. Mi piace "tenermi da conto".

Il pomeriggio è in salita o in discesa se parliamo di energie. Mi sgonfio progressivamente, perdo forze e capacità di concentrazione. Tengo duro. L'ultima ora in ufficio sembra quasi l'ultimo tratto di una maratona, tutta in riserva e senza badare alla qualità ma all'obiettivo finale. A volte "stacco la spina" e aspetto la voglia di prendere la macchina per il ritorno.
Talvolta cerco energie nel solito caffè o in qualche biscotto o crakers, pochi sono i benefici, c'è poco da fare, non ce la faccio.

Tornare non è mai un peso, ma non è piacevole come un tempo. La strada è lunga e accorciare il tempo passando per l'autostrada è una tentazione sempre più ricorrente.

A casa basta mezz'ora sul divano o a letto per ritrovare le forze, mettere pantaloncini e scarpe da running e uscire per una corsa. Le energie riappaiono, quasi per dispetto e le gambe girano con soddisfazione.

La mia ora di cena non esiste. Dopo la corsa c'è la doccia, pensando a cosa potrei mangiare. Potrebbero essere le 21 come le 22.30, non fa differenza. A volte arriva qualche messaggio.

Penso a questo mio stato, a questa mia stanchezza, mi dico che non sono più quello di una volta, non si può ritornare quello di un tempo.
Mio padre direbbe : "non te ghe più venti ani". Questa è forse l'ultima verità.

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