martedì 14 dicembre 2010

Lilli

“Dai Lilli andiamo a fare un giro “,

Le si illuminavano gli occhi, piegava la testa, come dovesse mettermi a fuoco e rizzate le orecchie aspettava il secondo invito.

“Dai Lilli andiamo a fare un giro “

In un attimo era in piedi, nonostante la displasia le rendesse la vita difficile e, scodinzolando con quella coda sontuosa che si ritrovava, puntava diritta verso il davanzale.
Il davanzale era il luogo dove solitamente era appoggiato il guinzaglio, quello preso ancora quando da cucciola la portavamo a passeggio. Con il tempo era diventato piccolo, ma con la catena si riusciva ancora a cingerle il collo tenendola ben salda.
In breve individuava il guinzaglio, rimaneva là ad annusarlo e, non riuscendo a prenderlo, aspettava il mio arrivo.
Era impaziente, girava su se stessa e appena mi avvicinavo con il guinzaglio in mano si calmava d'improvviso e immobile aspettava che glielo mettessi al collo.
Quando capiva di essere ben legata, si lanciava senza indugio verso il cancello. Io dietro, quasi correndo, cercavo di arginare il suo impeto.
Al cancello si fermava e quelle volte che mi vedeva incerto, o perché aspettavo qualcuno o perché non ero sufficientemente veloce, con le zampe cominciava a grattare decisa a fare tutto da sola.
Appena lo vedeva aprire, ci infilava il muso, come volesse uscire dal carcere al più presto.

Sapeva già la direzione da prendere : a destra verso la strada. Imboccata la via si lanciava in una corsa sfrenata a cui io, con il cuore ancora sano, facevo fatica a tenere testa.
Correva verso non so cosa a più non posso, con le orecchie basse e aerodinamiche.
Io dietro appeso al guinzaglio la lasciavo andare fino a che le energie e il fiato mi assistevano, poi cominciavo a tirare il freno cercando di convincerla a rallentare.

Per quattrocento e più metri era una corsa all'impazzata poi, gradualmente si ritornava a passeggiare, a rifiatare entrambi.
La displasia penso, che ogni volta la convincesse a fermarsi prima della stanchezza. Infatti dopo la corsa iniziale la passeggiata diventava sempre meno vivace. Capivo che qualcosa non andava perché sulla via del ritorno spesso si fermava. Seduta guardava avanti, ma probabilmente aspettava che i dolori passassero un pochino. Poi si rialzava e riprendeva con quel suo passo un po' sbilenco.

Sulla via del ritorno ero solito dirle :”Lilli a casa!”

All'udire quel comando cominciava, nuovamente a scodinzolare cercando l'imbocco della strada di casa.
A poche centinaia di metri da casa la liberavo dal guinzaglio e la lasciavo tornare  con i suoi tempi e le sue pause.

Ritornata a casa, cercava la ciotola dell'acqua.
Poi si stendeva davanti alla porta e si riposava, con la lingua a penzoloni, poggiando ogni tanto il mento a terra.

Nata il 17 Aprile 2001, stava con noi dal 14 Agosto dello stesso anno.
Al canile le avevano dato un nome strano, esotico.
Lilli mise d'accordo tutti.


Ci ha accompagnato con molta pazienza e amore per tutti questi anni, osservandoci spesso dal centro del cortile, rizzando le orecchie per ascoltare e guardandoci curiosa, un po' di traverso.

Nessun commento:

Posta un commento