giovedì 2 settembre 2010

Di ricorrenza in ricorrenza

La chiamano Seniority, adottando quella cattiva abitudine di usare o sostituire le parole italiane con le parole inglesi. Ammetto, queste parole straniere, spesso permettono una sintesi estrema e utile, altre volte, sono strafalcioni o sproloquio.
In italiano la definirei anzianità aziendale e purtroppo, visti i tempi, anche attaccamento all'azienda, una sorta di fidelizzazione a un impresa in un rapporto che dovrebbe essere equilibrato di dare e avere.
Veniamo al dunque : oggi compio 25 anni di azienda, sempre la stessa.
Il 2 settembre del 1985, a ventisette anni, arrivai in questa azienda, eseguendo una secca virata rispetto a quello che avevo fatto fino ad allora e affrontando due nuove situazioni : passare a lavorare in un grande azienda e cambiare  nettamente ambito lavorativo, rimanendo nel mondo dell'informatica, ma puntando su un campo nettamente diverso.
Già in precedenza ero stato contattato, avevo fatto colloqui ripetuti ma mai avevo superato la barriera dell'ufficio personale.
L'assunzione, come spesso accade, si concretizzo attraverso " una raccomandazione".
Un amico mi fece parlare con il direttore di allora , pure lui fresco di azienda.
Un incontro bastò e i successivi colloqui con l'ufficio del personale servirono solamente che per finalizzare l'assunzione. Le strade al contrario a volte portano lontano.

Fino ad allora mi ero mosso tra i primi microprocessori, programmando in assembler, un linguaggio molto vicino al linguaggio delle macchine di allora e spesso, molto spesso, in linguaggio macchina.
Avevo una certa dimestichezza con i numeri binari o esadecimali ed ero diventato un fenomeno a convertire numeri in base sedici nei corrispondenti in base dieci.
Quando arrivai nella nuova azienda, dove il Cobol la faceva da padrone, questa mia capacità mi aiutò a distinguermi oltre che ad una particolare propensione all'innovazione.
I pc stavano lentamente diffondendosi nelle aziende. Io li conoscevo abbastanza, ma soprattutto conoscevo il C language uno dei linguaggi con cui si potevano programmare i Personal Computer.

Non ero niente di speciale, ma portai una cultura nuova per l'ambiente, ma soprattutto mi trovai pronto ad affrontare tutta quella ventata di novità che i Pc, le reti locali e i server avrebbero significato negli anni a seguire.
Immediatamente non mi dedicai però, al "nuovo che avanza", ma come in  tutte le aziende, che a quei tempi avevano la  capacità di investire nelle persone, fui coinvolto in un programma di formazione, nel mio caso,epico.
Dovevo diventare un esperto di mainframe, uno specialista, dovevo passare dall'altra parte dell'informatica : nel mondo dei computer estremamente potenti e grandi.
Fu così che passai quel fine 1985 e buona parte del 1986 presso i "Learning Center" IBM di Milano e Roma.
Per la precisione passai parte del tempo all'EUR e parte del tempo a Lambrate.
Fu un travaso di conoscenze veramente massicio, quasi un diluvio, una marea di nozioni estremamente specialistiche, interne, zeppe di sigle con cui inizialmente litigai ma che alla fine imparai a contestualizzare e a usare.
Quest'altra faccia dell'informatica, non mi sembrò particolarmente attraente, ciononostante me la feci piacere comunque, cercando di fare le cose meno peggio. Ci riuscii anche grazie alla presenza di un collega poco propenso a "mollarmi" qualcosa di ciò che faceva e molto geloso delle sue conoscenze su Mainframe.
Quella ritrosia e scarsa collaborazione, alla lunga, fu la mia fortuna.
Io approdai a quel "nuovo che avanzava", pc, server, reti che ha caratterizzato lo sviluppo informatico degli ultimi venti anni e che mi ha permesso di fare per molto tempo sempre cose nuove e interessanti.

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