domenica 22 gennaio 2012

Una Corsa come poche

Stamattina lo scenario era quello delle grandi occasioni, quello delle grandi maratone.
La Monterfortiana, giunta alla 37 edizione, è stata resa famosa dalla singolarità dei ristori organizzati lungo il percorso. Sono ormai mitici le salsicce e polenta, il minestrone preparato dagli alpini, il vin brullè e la china da bere prima dell’ultimo chilometro.
Nell’intervallo tra un ristoro e l’altro si corre, si passeggia ma soprattutto si aspetta il prossimo ristoro.
Questa fama fa si che nel paesino appollaiato nelle vicinanze dell’autostrada A4 nei pressi di Verona si diano appuntamento una moltitudine enorme di podisti o presunti tali. Circa 20 mila erano, stamattina, le presenze stimate.
Primo problema il parcheggio. Per evitare l’ingorgo io e mio figlio ci siamo fatti mattinieri. Partiti alle cinque, siamo arrivati a destinazione, bucando la nebbia insidiosa che era calata lungo l’autostrada, alle sei o giù di lì.

Non eravamo i primi. L’organizzazione era già in moto o probabilmente non si era mai fermata. I parcheggi migliori erano già occupati, ma un posto per la macchina, poco lontano dalla partenza, non è stato difficile scovarlo.

Il freddo era pungente, non so quanto fosse sotto zero, però un cappuccino in un bar e un caffè in un altro ci ha permesso di stare al caldo. Verso le sette e mezza, vestiti i panni del podista, mi sono recato nella zona della partenza. Non riuscivo a far fronte al freddo che progressivamente mi stava gelando. Intanto spuntava gente da tutti i “cantoni”.
La partenza alle otto e mezza, quando ormai avevo i piedi e le mani gelate, ha messo in moto migliaia di persone. Meglio ha messo in moto i primi. Io, che me ne stavo un po’ nelle retrovie, ho potuto muovermi dopo qualche minuto. Prima camminando, poi correndo con attenzione districandomi tra gli altri podisti.
Solo dopo tre chilometri, ho cominciato a correre serenamente, mentre dopo il quarto chilometro il gelo ha cominciato a sciogliersi e anche il paesaggio è diventato di colpo molto più piacevole.
I ristori erano come i negozi appena partiti i saldi: assediati ma comunque accessibili.
Ho avuto modo di mangiare i wurstel poco dopo il via, il minestrone con vin brullè al ristoro degli alpini, mentre quando potevo corroborarmi con un po’ di china ho preferito non fermarmi.
Al traguardo c’era di tutto : dai dolci ai tortellini e bibite di ogni tipo.

Una corsa come se ne vedono poche. Una festa popolare che nemmeno le grandi maratone riescono a eguagliare. Pochi tra coloro che erano alla partenza stamattina pensavano alla corsa come una prova contro il tempo, era solo un intermezzo tra un cicchetto e un vin brullè.

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