domenica 8 gennaio 2012

La corsa alla separazione

Stamattina faceva meno quattro sul termometro della carrozzeria davanti a casa mia e a stare seduto sul ponte ad aspettare mio figlio, nulla mi faceva desiderare una corsa mattutina.
Ma le cose, quando si mettono in moto, spesso avanzano da sole e, se non si oppone nessuna  resistenza si arriva comunque alla meta, buona o cattiva che sia.

Pensando, rannicchiato dentro la giacca a vento, a questi meccanismi ineluttabili, trovai delle analogie, con il modo con cui sono arrivato a separarmi da mia moglie.

Inizialmente avviai la richiesta, come una sfida nei suoi confronti, pensando che questo potesse portarci a parlare e a trovare una soluzione. Quel meccanismo, quella sfida, una volta innescato, proseguì da solo e non ci fermammo mai a parlare e discutere sull’opportunità di fermarlo. Solo la mia malattia, determinò un rallentamento, ma poi, le continue incomprensioni, ci portarono a firmare davanti all’avvocato. Quella sera di Febbraio, solamente durante i due chilometri che stanno tra casa e lo studio dell’avvocato, mia moglie mi lesse e consegnò, un biglietto scritto a mano, che conservo ancora. Non capii, lessi e rilessi quelle righe frettolosamente scritte. Poi il 28 maggio del 2010 firmammo i documenti della separazione davanti al giudice, presso il tribunale di Venezia. Vivemmo quella giornata come una gita, finalmente liberi dai figli, solo noi due. Il paradosso continuò prima di entrare dal giudice quando ci chiedemmo : “Ma perchè siamo qui?”, ma, ancora, senza fermarci a pensare,  andammo davanti al giudice firmando senza l’apparente ombra del dubbio.

Per me fu un momento dolorosissimo che curai per molti mesi prima di poterlo accettare.
Quel giorno la gita continuò, passeggiando per Venezia, facendoci delle fotografie e pranzando come due fidanzati in un  ristorante lungo le calli. Tornammo nel pomeriggio con calma.
Oggi viviamo da separati e non ci siamo mai più ritrovati a parlare o a passeggiare come quel giorno a Venezia, tra meno di diciotto mesi potremmo divorziare.
Stamattina è successo una cosa simile. Dopo pochi chilometri mi sono ritrovato a Maerne, un paese poco lontano, in mezzo a altri podisti intirizziti.
Preso coraggio e uscito dalla macchina, mi preparai e, solo in quel momento realizzai che di li a poco mi sarei messo a correre.
La corsa, che prevedeva premi per i vincitori di categoria, aveva catalizzato l’attenzione di molti dei più forti podisti della zona.
Come al solito, pur senza allenamento, decisi di affrontare i 14 chilometri del percorso medio. Ben presto il freddo si volatilizzò e correre diventò veramente un piacere.
Dopo qualche chilometro decisi di seguire il passo di una ragazza che aveva un’andatura simile alla mia . Le dissi dopo un pò, centellinando il fiato : “Non ti dispiace se ti uso come Pace Maker ?”. La ragazza rispose gentile e così continuai a seguirla per qualche chilometro.
Durante quei chilometri, guidato da quel gentile Pace Maker e continuamente monitorato dall’ICD che mi porto addosso, mi sono sentito veramente attrezzato dal punto di vista Cardiologico.
Peccato che avessi dimenticato il cardio-frequenzimetro a casa, altrimenti potevo considerarmi una macchina perfetta.

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