martedì 24 gennaio 2012

Il giorno traballante


Capita di essere svegliato da un sms, di buon mattino. Capita di essere destato da uno di quei segnali che un tempo pensavo potessero cambiare la vita, come, quando avevo vent’anni, l’arrivo del congedo, cambiava la vita di un giovane che doveva andare militare
Ho imparato a leggere con il distacco necessario, queste parole che, se fossero veramente importanti, sarebbero di certo trasmesse in maniera più diretta.
La  tecnologia non ha migliorato la comunicazione, l’ha solo aumentata.
Ma rispondere è comunque una forma di gentilezza che porta con sé ancora un barlume di speranza.
Basterebbe alzare il telefono, nonostante l’ora, per chiarire in pochi secondi ogni cosa, concretizzando l’obiettivo del messaggio originale.
L’importanza lo giustificherebbe.
Ma preferisco continuare a dialogare usando quei maledetti 160 caratteri.
Alla fine mi sono restate nella mente le ultime parole di uno dei messaggi :
“Ti faccio sapere. Grazie. Ciao”.
Ci ho messo un giorno per capirne il senso.

Verso le undici, ho cominciato a sentirmi stranamente inquieto, traballante e incapace di mantenere la concentrazione necessaria. La testa ha cominciato a  girare e l’equilibrio non era del tutto garantito. La paura aumentava la paura, l’ansia aumentava l’ansia. Aspettavo da un momento all’altro di partire per lo spazio senza coscienza.
Poi, raccolti pochi respiri, ho fermato la riunione, chiedendo una pausa per un sorso d’acqua e un po’ d’aria. La sicurezza è tornata molto lentamente. L’inversione di rotta, “il messaggio che ti cambia la vita”, si è fatto aspettare per un po’, ma per fortuna è arrivato. Con calma anche la concentrazione si è ritrovata.

Pensavo al Gatto e alla Volpe della favola di Pinocchio.  Non so perché, forse ispirato dai comandanti coraggiosi, tanto in auge di questi tempi.
Molte volte mi sono imbattuto in Gatti e Volpi tanto sbilenchi quanto malvagi ed egoisti, che adulandomi, convincendomi di pensare al mio bene e giurandomi amicizia per la vita, mi hanno svuotato di speranza, portandomi via il futuro.
Poi, per qualche tempo, forse per superare i furbi, ho indossato i panni sia del Gatto che della Volpe.
Cara amica ti chiedo un briciolo di fiducia. Non saprei più essere ne un Gatto ne una Volpe.
Ho fatto pace con la sincerità.

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