domenica 24 luglio 2011

Piazzola A 128

La vacanza passata qua, presso la Piazzola A 128, volge al termine.
E' stata una “Prima” per me e per mio figlio. Un periodo vissuto assieme, come mai era successo.

E' andata meglio di quanto potessi pensare. Il tempo è scivolato via senza le ansie del voler fare troppo, e nemmeno il vuoto dettato dal non saper cosa fare. Qualcosa da fare c'è sempre stato, fosse anche il semplice raccontarmi o il chiedere continuo, pieno di curiosità, del bambino.
Raccontare ha significato, soprattutto farmi conoscere da mio figlio, che sa poco di me, di quello che ho fatto e di quello che faccio. Ora siamo un po' più famiglia e questo è un grande risultato. 
I figli sono sempre interessati alle storie raccontate dai genitori, siano queste vere o inventate, non sapendo ancora dividere il vero dal sogno.

Per contro lui non mi ha mai chiesto di tornare a casa, piantandomi in asso, fatto salvo un leggero cedimento questa sera, vigilia della partenza.

La situazione non permetteva distrazioni. Io non dovevo perderlo d'occhio, qui nessuno poteva darmi il cambio.
Ci è voluta pazienza per incastrare, sempre uniti : il gioco, la piscina, il mare e tutte le attività collaterali come la pulizia, la preparazione del pranzo e altro ancora.
Prima toccava a lui, poi io seguivo a ruota, ma lui doveva aspettarmi.
Il campeggio fungeva un po' da recinto, garantendogli la libertà per girovagare, talvolta, senza il mio guinzaglio.

Della roulotte ricordo in modo particolare uno spigolo contro il quale ho continuato a rompermi la testa, i tanti piatti e pentole da lavare dopo ogni pasto, e la difficoltà che incontravo per connettermi a Internet.
Per sintonizzarmi su una velocità decente ho spesso eseguito rituali strani, portando il Tablet, che fungeva da antenna, a zonzo nei dintorni della Piazzola, per verificare la potenza del segnale. Una situazione simile alla scena del film “Il ciclone”, quando cercavano di sintonizzare il segnale video.
Da me non sono arrivate pero ballerine di flamenco a risolvere, miracolosamente il problema, ma alla fine ho trovato una posizione dove, una volta su due, si poteva navigare velocemente.

Le notti sono state strane, percorse da pensieri e ripensamenti. Ho preso decisioni di ogni tipo per poi rivederle in parte o completamente la notte successiva. E' stato, però, l'unico momento personale della mia vacanza.

Oggi mi chiedevo se questa è un'esperienza che rifarei. La risposta è stata“mi piacerebbe”, anche nel caso che, da qui alla prossima volta, possano cambiare le condizioni a contorno della mia vita.


E' come se avessi aggiunto un altro solido masso per completare l'attraversamento del guado che impegna oggi molte delle mie energie.


Il mio mondo personale ne è rimasto fuori. Solo il lavoro qualche volta si è fatto sentire. La vacanza è come una nave che pian piano ti porta lontano dal porto, che rappresenta la vita quotidiana, e quindi anche dal lavoro. Dopo qualche giorno si è talmente lontani, che la riva non si vede più e anche il lavoro non sembra più così importante come all'inizio.

Il resto della mia vita, durante questi giorni, nonostante qualche momento di cedimento, è stata volutamente messa un po' da parte.
E' preferibile che rimanga ancora un po' nel cassetto, è molto più faticosa della vita in campeggio e, soprattutto, ci sono molti più spigoli di quanti ce ne siano in una roulotte.

Nessun commento:

Posta un commento