mercoledì 23 marzo 2011

Farmville

Paolo, aveva sempre sognato di poter dedicare parte del suo tempo alla cura di un orto tutto suo.
Finché non riuscì a cambiare casa, dovette per anni accontentarsi di piccole colture fatte su cassetti che teneva in garage, preoccupandosi di illuminarle e innaffiarle al meglio.
Nonostante le difficoltà, in quegli orti bonsai riuscirono piccoli raccolti, modeste quantità di frutta e verdura, sufficienti a levarsi qualche volta la voglia di gustare qualcosa di veramente genuino.

Fu così così che, forte di quei piccoli successi, con caparbietà cercò una casa che fosse provvista del terreno sufficiente per allestire l'orto che tanto desiderava. Quando trovo ciò che faceva per lui, sbrigate le pratiche, fece di tutto per potersi trasferire, nel più breve tempo possibile. Pensava in grande e, già prima di andare ad abitare nella nuova casa, fantasticava su cosa poteva seminare e coltivare, e i suoi pensieri si spingevano fino a calcolare quanto avrebbe potuto ricavare dalla vendita dei suoi prodotti.

Finito il trasloco e tutto il trambusto che sempre accompagna un cambiamento, finalmente venne il giorno in cui, armato di tutti gli attrezzi necessari, e forse anche di qualcosa di più, cominciò a dissodare e preparare il terreno dove erano ancora presenti le coltivazioni del proprietario che lo aveva preceduto.

Lavorò sodo, ma probabilmente l'inesperienza e un po' di arroganza, gli fecero dimenticare quanto fosse necessario rivitalizzare il terreno con dell'ottimo fertilizzante. Pensava, convinto, che fatta la semina il raccolto altro non fosse che la naturale conseguenza e dimentico di quando curava l'orto bonsai, non si curò né di estirpare le erbacce e né di innaffiare periodicamente il tutto.

Dopo un po' si rese conto di quanto faticoso fosse quel lavoro e quanto difficile fosse fare degli ottimi raccolti, al riparo da parassiti e malattie che purtroppo spesso intaccavano le piante.

Deluso e smarrita la passione iniziale, Paolo abbandonò la cura della terra, ma per non lasciarla incolta la affittò a un contadino, che abitava li vicino, a cui chiedeva in cambio, una piccola percentuale del raccolto.

Per i primi tempi tutto filò per il meglio. Il contadino pareva saperne e le semine fatte sembravano promettere dei buoni raccolti.
Ma per Paolo, stare dietro le quinte non era la sua indole. Forte del fatto di essere il proprietario, cominciò a chiedere, consigliato da chissà chi, colture sempre più strane. Addirittura più di una volta capitò che chiedesse la sostituzione delle coltivazioni prima ancora che queste potessero maturare. Altre volte, preso dallo strafare, pensò bene di chiedere al povero contadino delle semine fuori stagione.
L'orto, in certi periodi, era coltivato con una quantità tale di coltivazioni da non garantire produzioni significative e il povero contadino si trovò ben presto in difficoltà nel seguirle tutte.

Tanta fu la confusione che i raccolti furono sempre più miseri, anche a causa del fatto che le coltivazioni fuori stagione finivano quasi sempre o bruciate dal sole estivo o nella morsa dalle prime gelate autunnali,
Il contadino, che inizialmente si era preoccupato di consigliarlo al meglio, decise di assecondarlo senza fare una piega di fronte alle sue bizzarre richieste.

Ben presto, Paolo capì che in quella casa non ci sarebbe più stato, promettendo a se stesso che mai in futuro si sarebbe occupato della cura dell'orto, consapevole di non essere adatto per quel mestiere. Appena trovò qualcosa di interessante si trasferì e non se ne seppe più nulla
Lo videro qualche anno dopo mentre parlava, di non si sa cosa, a una platea un po' assonata.

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