venerdì 23 aprile 2010

Shall we dance ?

Alla fine della rieducazione, come d'uso, in ospedale mi rilasciarono una sorta di lettera di dimissione.

Erano elencate alcune raccomandazioni e regole di comportamento che avrei dovuto seguire,
gli sport che potevo  praticare:

camminare,
correre lentamente,
andare in bici,
lo sci di fondo,
ballare.

Nelle tre prime attività sportive io già mi cimentavo, con le dovute precauzioni sin da pochi giorni dopo il ritorno a casa.
Lo sci di fondo a quei tempi, era novembre, lo consideravo tra le attività che nel corso dell'inverno avrei potuto praticare, avendolo già fatto in passato.
Sul ballo non mi soffermai, per un paio di ragioni, la  prima su tutte : detesto ballare; la seconda : non lo considero uno sport. Punto e basta.

Non ci guardai più fino a marzo.

Marzo, ma comprendiamo anche febbraio, non sono stati mesi particolarmente frizzanti anche se i cambiamenti e le decisioni prese sono state importanti. Questioni di cuore in ogni caso, ..... le altre.

Serate dominate dalla solitudine, dall'attesa di non so che cosa, da pensieri e riflessioni da cui non ne uscivo se non con qualche goccia che mi faceva dormire fino al mattino seguente. Poi ci pensava il lavoro a riportarmi in prossimità delle gocce successive.

Poi è cominciato il recupero, lento : " non posso continuare così" , " cosa potrei fare ?" .

Mi nacque il tarlo del "potrei imparare a ballare", "è un modo per fare qualcosa di nuovo", mi dissi per convincermi. L'idea, nonostante il retroterra culturale già spiegato mi maturò lentamente fino a farmi cercare su internet una scuola che potesse fare per me.
In un attimo decisi il genere : latino americano. Dopo un paio di ricerche su google ero già a scrivere per richiedere sedi e orari a una scuola specializzata.
Furono molto gentili, mi risposero solerti, mi incoraggiarono e mi diedero appuntamento il 29 marzo, "munito di un sorriso e di scarpe da ginnastica". 
Arrivai quella sera con il sorriso e scarpe da ginnastica, bianche ,  nuove di zecca (45 euro).
Chiesi se avevo azzeccato il posto giusto e visto che ero il primo mi rassicurarono che di li a poco sarebbero arrivati gli insegnanti. 
Quest'ultimi, giovani e frizzanti, arrivarono. Ci diedero poche indicazioni ed entrarono nella sala degli specchi, dove, dopo aver indossato le scarpe da ballo, li raggiunsi.
Una delle pareti era tappezzata di specchi, capii subito il motivo, avevo visto qualcosa di simile nel film "saranno famosi".
Appena riuniti tutti nella stanza, diedi un veloce sguardo ai miei compagni di corso. Eravamo in 12, 6 donne 6 uomini, manco a farlo apposta.
Immediatamente realizzai che potevo essere il padre di ciascuno dei miei colleghi di corso. 
Non ci pensai e incominciai a guardarmi allo specchio muovendo i primi passi di salsa cubana.
Tutto sembrava facile. Ero impacciato, a volte incespicavo e perdevo il ritmo, ma nessuno nasce imparato e dopo un pò di esercizio i passi mi risultavano quasi normali.
Poi venne il fatidico momento in cui l'insegnate disse : "e ora formiamo le coppie e proviamo".

" Ecco ", pensai , " chissà chi vorrà ballare con me".  

Mi si avvicinò una ragazza minuta, castana, probabilmente non aveva scelta, io ero molto imbarazzato.
L' insegnante ci spiegò l'impostazione delle braccia e la funzione di ciascuno: "l'uomo porta, la donna segue".

Pian piano le cose cominciarono a ingranare, i passi diventavano sempre più naturali. Ci si guardava per comunicarci i movimenti e qualche volta per sorriderci per i piccoli successi.

Io sudavo, e più me ne rendevo conto, più sudavo. Verso la fine della lezione, grondante, andai completamente nel pallone e non riuscii più a mettere in fila due passi che fossero due. 
La ragazza mi guardava, incoraggiandomi e mi incitava a riprovare, inutile.
Mi salvò, come a scuola la campanella e la fine della lezione.
Le coppie si sciolsero all'istante , la ragazza si avvicinò all'amica con cui era arrivata, io chiesi informazioni sulla successiva lezioni e uscii, ottimista sul prosieguo dell' esperienza.
Il martedì successivo, pensai per tutto il pomeriggio se tornare a lezione di ballo, ci vado, non ci vado, ci vado.
Non ci andai, indossai le scarpe , quelle da corsa e feci una corsetta nel buio in compagnia di qualche canzone.
Forse quella sera la ragazza dai capelli castani non aveva un ballerino con cui fare coppia.
Sicuramente un arrivederci, ma spero di non andarci solo.

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