domenica 23 ottobre 2011

Maratona di emozioni


La maratona di Venezia, giunta alla 26esima edizione è terminata. La vittoria è andata ai soliti atleti africani. Il tempo sotto le 2h e 10’ è ormai garantito in quasi tutte le maratone.
La scuola africana riesce a sfornare talenti di qualità , capaci di vincere a qualsiasi latitudine, sui 42.195 metri dedicati a Filippide.
Oggi il tempo era ideale per correre lungo le strade che attraverso la Riviera del Brenta portano a Venezia.
Ho seguito la maratona alla televisione, con interesse, ma senza il trasporto di un tempo che mi rifaceva rivivere le fatiche e le sensazioni di quando ero tra i concorrenti.
Vivevo la vigilia con la concentrazione che solo i grandi esami della vita sanno rivendicare.
MI avvicinavo alla gare con la stessa meticolosità con cui si preparano le partenza dei viaggi spaziali, curando tutti i particolari e facendo tutte le verifiche allo scopo di scongiurare qualsiasi imprevisto.
Nella mia testa il conto alla rovescia scorreva inesorabile.
Curavo la dieta, stavo attento a ciò che bevevo e non tralasciavo neppure di fare un ultimo allenamento tra le strade amiche, in cerca di conferme sul perfetto funzionamento del motore.
Le sensazioni erano quasi sempre buone e ho sempre pensato con ottimismo alla gara.

Poi in gara correvo contro me stesso, mettendo alla prova la mia forza di volontà e la mia capacità di centrare gli obiettivi.
Correvo anche per ritrovare e salutare la mia famiglia e mio padre, che si nascondeva lungo il percorso, ma che sono sempre riuscito a scovare, nonostante le molte persone che assistevano alla gara dai bordi della strada.
Strano a dirsi, ma correvo anche per questo, per salutare lungo il percorso tre persone, non ci fossero stati, parte dell’impegno sarebbe scemato.

Per anni ho cercato di ritornare quello di allora, senza mai più riuscirci.

Oggi che trovo soddisfazione, alle corse domenicali, nel non farmi raggiungere da chi fa Nordic Walking e, solo per brevi tratti accelero, guardandomi intorno, quasi avessi sempre qualcuno alle calcagna che mi controlla, guardo finalmente quel periodo molto bello, con il giusto distacco, sapendo che non ritornerà mai più, ma non per questo il mio rapporto con lo sport deve considerarsi terminato.

Ho fatto spesso l’errore di voler riavvolge all’indietro il nastro della vita, pensando che tutto potesse ritornare come un tempo. L’ho fatto in modo superficiale, tralasciando tutti coloro che con me hanno condiviso quegli anni.
Ho capito troppo tardi che bastava guardare avanti senza pensare troppo al passato.

Si può imparare anche da una maratona alla tv e dalle mancate emozioni. I tempi della maratona sono terminati, le corse di oggi sono altrettanto belle.

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