giovedì 25 novembre 2010

Rassicurato

Avevo chiesto all'assicuratore, che da un pezzo continuava a telefonarmi, una polizza vita: qualcosa di molto simile a una scommessa.
Io scommettevo sulla mia morte, l'assicurazione scommetteva sulla mia vita.
Tanto più vivevo, tanto più dovevo pagare e meno redditizio era il mio investimento,  tanto meno vivevo tanto più loro ci avrebbero rimesso.
Il tutto per il bene dei figli, in particolar modo del più piccolo, a cui devo un pezzo di vita.

L'assicuratore annusata la possibilità di vendermi qualcosa si mise al lavoro. Valutò possibilità, premio annuo, lunghezza della polizza.
Dopo un paio di rinvii, per mia stanchezza, fissato l'appuntamento, sono andato a valutare le proposte.
La proposta finale era molto semplice.
Con la modica cifra di poco più di 700 euro all'anno potevo garantire ai miei figli 100 mila euro di liquidazione nel caso avessi dovuto riprendere il viaggio intrapreso il 25 Agosto dell'anno scorso.

La proposta, visto il premio annuale,sembrava interessante. Quasi quasi potevo pensarci seriamente e scommettere per una decina di anni poteva valerne la pena. Dopo tutto, al massimo, dovevo spendere poco meno di 8000 euro.

"A meno che lei non abbia qualcosa da dichiarare", disse l'uomo, come se stesse leggendo le paroline minuscole scritte di solito in fondo ai contratti.

Capita l'antifona, in sintesi raccontai in poche parole la mia situazione, del mio cuore e del suo guardiano.
L'assicuratore capì immediatamente di aver sbagliato persona, o "target" come aveva di certo imparato ai corsi di formazione. L'affare era sfumato, per entrambi, in un attimo.
Senza indugio mi disse : " Non la posso assicurare. No, non la posso assicurare".

"Meglio così", mi è stato detto,"un motivo in più per vivere!"

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