sabato 20 novembre 2010

Analisi di Impatto

Sabato al lavoro per una di quelle attività che in informatichese si chiama "Passaggio in produzione".
Si rende produttivo un nuovo sistema o un aggiornamento sostanziale e lo si fa, come da prassi, di sabato o nei momenti in cui la fabbrica si ferma.
L'operazione è delicata per vari motivi : il tempo a disposizione, la predominanza di attività notturne, una considerevole mole di dati da elaborare e non ultimo il timore di ritrovarsi Lunedì con degli strascichi, con qualcosa che ancora non va.

Al fine di evitare tutto ciò negli ultimi giorni si è parlato di piano di lavoro, ma soprattutto del piano di "contingency" e di tutte le attività relative al roll-back.

In poche parole cosa fare se le cose vanno bene, quando le cose invece vanno male e da dove ripartire nel caso si dovesse ripristinare la situazione precedente dicendo : "scusate abbiamo scherzato ".

La metodologia del cambiamento è o sta diventando una scienza. Tutto va previsto, andate, ritorno, piano di emergenza, comunicazione, condivisione delle tempistiche con il Business e l'Impact Analisys. Quest'ultima attività ha il compito di capire chi (le persone) cosa (i servizi) è  coinvolto nel cambiamento e nelle eventuali anomalie, per essere più efficaci sia nella comunicazione che nel dimensionare le attività e le risorse necessarie al successo.

Anche se la cosa potrebbe sembrare facile, la storia e le persone,soprattutto, fanno la differenza. Non sempre, anzi quasi mai, esiste la documentazione e, le scoperte a cose fatte sono una normalità.
L'imprevisto è parte della vita ma è divertente spesso verificare come un'azione insignificante riesca a determinare effetti devastanti su cose e sistemi che si pensavano lontani e quasi indipendenti . Cosi può succedere che una minima modifica di configurazione locale, riesca a bloccare sistemi a decine o centinaia di chilometri. Tutto è inevitabilmente e tragicamente collegato.

La memoria delle persone, le competenze unite all'esperienza sono ancora determinanti anche se la suddetta scienza tenta  in qualche modo di renderle neutre ai fini della gestione del cambiamento.
Ogni volta che avviene una spersonalizzazione di un mestiere o di una specifica parte di un lavoro, inizia il viale del tramonto. Il progresso e la tecnologia si preparano a subentrare all'uomo. E' successo, in passato, con le catene di montaggio oggi popolate da robot, sta succedendo con il mestiere di programmatore, dove strumenti sempre più semplici ed efficienti stanno standardizzando tutto, succederà anche nella comunicazione televisiva dove penso che in futuro avremo degli avatar al posto degli speaker. Ad esempio, non sarà  necessario uno uomo/donna per leggere un telegiornale.
Quando un mestiere si affranca dalla creatività e sregolatezza umana è pronto per essere robotizzato.
La "pazzia" è la vera ricchezza dell'uomo!

Insomma un casino fare le cose fatte bene, anche se devo dire che va meglio oggi che qualche anno fa, quando si faceva il tutto con molta più superficialità e minor senso di collaborazione. Forse il mondo era un pò più semplice e più governabile. Oggi quando si tocca un touch screen di un computer si rischia di coinvolgere qualche centinaio di dispositivi tutti funzionanti a formare percorsi informativi virtuali o fisici. I nostri polpastrelli che corrono lungo la rete e fanno il giro del mondo.

Oggi il vero cuore del mondo non sono i computer, ma la rete che li collega e permette la condivisione delle informazioni.
La rete oggi strumento di collegamento è avviata a diventare il vero elaboratore globale.
Governarla sarà una delle sfide future.

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