Penso che questo sia il primo anno che non la vedo dal vivo.
Ho resistito alla tentazione di andare lungo le strade della Riviera del Brenta a seguire e incoraggiare i corridori. Il tempo non incoraggia la passeggiata in bici programmata, ma almeno non ha piovuto.
A guardarla in Tv tutto è sembrato lontano, ma soprattutto mi è stato possibile seguire la corsa per tutta la sua durata, cosa che gli altri anni non era possibile fare.
Seguendo la corsa spiccava, subito, il colore delle maglie che univa tutti i corridori di colore che componevano il gruppo di testa. Alcuni erano kenioti altri, etiopi, ma tutti correvano con la stessa maglia, come se tutti appartenessero alla stessa squadra nazionale che altro non era che il gruppo ,"l'azienda" che ne cura attività agonistiche e allenamenti.
Altri pretendenti alla vittoria non ce ne erano, gli italiani si erano defilati fin dai primi metri.
Poco oramai è lasciato al caso o alla possibilità di un exploit non previsto. Qualcuno programma gli impegni degli atleti africani, con l'obiettivo di far man bassa delle decine di maratone di seconda e terza schiera che si organizzano in molti paesi.
Si decide a tavolino chi è destinato alla vittoria e chi a fare la lepre. Alla maratona successiva i ruoli si invertono e tutti hanno la possibilità di vincere. Un'organizzazione perfetta.
Di poesia in tutto ciò se ne trova poca, anche se la fatica è uguale per tutti e la vittoria e l'impegno va rispettato, ma sicuramente la battaglia è meno serrata e soprattutto non ci sono veri avversari. Un pò come giocare alla lotteria comprando tutti i biglietti vincenti.
Il vincitore,il keniano Mukun con il tempo di 2H 09m 35", probabilmente era destinato ad arrivare secondo. La caduta del suo avversario in uno degli ultimi ponti gli ha spianato la gara.
La fortuna al pari della sfortuna fanno parte del gioco e della vita.
Degli atleti italiani, che si contendevano il titolo italiano, nemmeno l'ombra, solo le buone intenzioni di Goffi, finite al 31 Km e il tempo da amatore di Burifa che alla fine ha vinto il titolo.
Dopo Baldini il nulla. Tutti ormai si sono rassegnati a un lungo periodo senza risultati. Lo strapotere degli atleti africani toglie qualsiasi motivazione ai giovani che vogliano cimentarsi in questa specialità.
Guardando l'ordine di arrivo, solo trecento sono stati gli atleti che hanno terminato la gara entro le tre ore. Nel 1993 erano quasi quattrocento. Questo fa pensare che anche il livello degli atleti amatori si è un pò abbassato.
Ci sono paradossalmente sempre più persone che vogliono correre la la maratona ma un numero sempre minore di atleti la prepara veramente.
Anche questo evidenzia la pochezza degli atleti di vertice, incapaci di trainare l'intero movimento.
L'anno prossimo sopra le tre ore ci sarò pure io. L'ho chiesto ai medici e sto aspettando, fiducioso, una risposta, sperando che mi aiuteranno a raggiungere l'obiettivo. Magari porto con me l'antenna per ogni evenienza.
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