"Quand'ero giovane, mi ero da poco messo in proprio con l'impresa edile, era il giorno del mio compleanno, tornai a casa dopo una delle giornate più massacranti che io ricordi.
Era tardi, come molte volte succedeva in quei tempi e non avevo nessuna voglia di uscire ne di festeggiare.
In quegli anni non si era soliti festeggiare i compleanni, bastavano gli auguri e nei giorni feriali tutti erano presi dai loro affari e dai loro problemi. Le feste di compleanno non erano ancora nate per le persone come noi.
Salii la scala che portava alla camera. Attraversai il grande portico aperto che metteva in comunicazione la cucina al piano terra con le camere al piano superiore. Passai nell'oscurità tra i trattori e molti attrezzi agricoli che la sotto erano messi al riparo. Le sere di ottobre, finita la vendemmia conducevano verso la semina del grano e il riposo della terra e dei contadini.
La stalla e le "bestie" erano l'ultima preoccupazione della sera. Poi veniva la cena.
La scala in legno era rumorosa da salire, alcuni scricchiolii sinistri mi portavano ad alleggerire il più possibile il passo come se temessi di far crollare tutto.
Pensavo a questo giorno di compleanno, passato a lavorare come "mussi", senza alzare mai la testa e al giorno dopo, forse uguale non troppo di là da venire. Mai avrei immaginato di passare un compleanno così faticoso.
Aperta la porta della camera, bassa, in penombra vidi il letto, sul quale non vedevo l'ora di sdraiarmi e dormire.
Nella penombra notai un "fagotto" sopra il letto. Avvicinandomi capii che era un mazzo di fiori.
"Chi poteva pensare a me con un mazzo di fiori ?", mi chiesi aprendo il bigliettino che li accompagnava.
In bella scrittura c'era scritto :
"Cento di questi giorni !!!, Elena".
"No, grazie !", pensai, lusingato.
Mia sorella si era ricordata di me......,
"
Cosi raccontava mi padre uno dei suoi giorni di compleanno.
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