In questi giorni c'è un gran parlare attorno ai fatti avvenuti prima e durante partita Italia - Serbia.
La partita è durata appena 6 minuti interrotta a causa delle intemperanze e agli atti di vandalismo di pochi "tifosi serbi" arrivati con l'obiettivo mal celato di causare disordini e intralciare lo svolgimento della gara.
Sono bastati i gesti vandalici di pochi energumeni, capaci di portare all'interno dello stadio, razzi e oggetti pericolosi per invalidare la partita e rovinare la festa a migliaia di persone presenti allo stadio.
I fatti stanno un pò movimentando i rapporto tra Italia e Serbia, incapaci entrambe di mettere freno a chi, incurante della libertà altrui usa la prepotenza e la violenza.
Spesso questi atteggiamenti portano ad episodi che arrivano, come in questo caso, alle cronache dei giornali, ma quotidianamente molti di noi incrociano "energumeni", che grazie alla loro stazza ci sopravanzano o cercano di imporre le loro idee o necessità
Stamattina, viaggiando verso il lavoro, ascoltavo alla radio storie di "energumeni", non sempre negative, anzi, spesso storie di gentilezze e sensibilità d'animo e mentre ascoltavo, anche divertito, pensavo ai miei incontri con energumeni e come si erano risolti.
Immediatamente ricordai un fatto avvento avvenuto molti anni fa, sempre ai tempi della grande corsa.
Pensai di alzare il telefono per raccontarla alla radio, ma avendo dimenticato il numero, lasciai stare.
Ecco la storia.
Durante gli anni in cui correvo e quindi avevo fiato da vendere anche per altre attività sportive, partecipai a l'annuale torneo di calcio aziendale che alcuni colleghi organizzavano.
Mi ero fatto una discreta fama di ex buon giocatore di calcio. Avevo raccontato a molti la mia carriera calcistica, interrotta verso i 21 anni, durante la quale ero stato vittima o oggetto di calcio mercato.
Era questo una per me una sorta di bollino qualità : se qualcuno aveva speso dei soldi per me, ciò stava a testimoniare le mie qualità di calciatore.
Avevo partecipato a altre edizioni del torneo di calcio, ma essendo a corto di fato e di preparazione i miei contribuiti furono alquanto insignificanti. Mi ero, in questo modo, un pò rovinato sul campo la fama faticosamente costruita alla macchinetta del caffè.
Quell'anno le cose stavano diversamente, potevo dire finalmente la mia. Dopo le iscrizioni arrivarono le magliette della squadra che, lavorando in un'azienda tessile, erano sempre ben curate nel design e di ottima qualità.
Alla sera dopo il lavoro, nei tempi immediatamente precedenti il torneo, si organizzarono delle sedute di allenamento, dove confrontarsi e capire, secondo le capacità di ciascuno come costruire la squadra.
Eravamo quasi tutti abbastanza giovani e benchè molti di noi fossero a corto di fiato, confidavamo in una discreta figura, senza illuderci di vincere il torneo.
Le squadre degli altri reparti erano molto forti in quanto potevano pescare in un bacino di persone più ampio in qui erano presenti i cosidetti "professionisti", cioè coloro che giocavano a calcio nelle squadre della zona.
Il giorno dell'esordio nel torneo, la partita si giocava alle 18.30. Per una sera niente straordinari e arrivai puntuale al campo. Mi avevano detto che sarei partito titolare, ruolo : attaccante o ala destra.
La partita fu subito combattuta, i nostri avversari erano più o meno al nostro livello. Io mi posizionai in attacco e fui preso in consegna dal terzino avversario.
Dovete sapere che il trevigiano è anche terra dove il Rugby è molto praticato, in certi paesi lo è molto più del calcio. I giocatori di rugby hanno da sempre la fama di essere molto forti fisicamente e supportati da fisici imponenti.
Il mio terzino, ma questo lo venni a sapere dopo, era uno di questi : una sorta di armadio che non mi lasciava un momento. Io grazie al fiato che mi ritrovavo cercavo continuamente di smarcarmi, ma la cosa non era gradita al mio avversario che cominciò cosi a darmi, non visto, dei pugni ai fianchi allo scopo di intimidirmi.
Io continuai a correre, meglio a scappare, ma i pugni arrivavano regolari alla prima sosta.
Non ero tipo da andare da piagnucolare dall'arbitro, accettai la sfida e intanto pensavo a come fargliela pagare. Nel frattempo gli animi si erano un pò accesi : avevo cercato di rispondere ai pugni con qualche gomitata che vista la differenza di stazza non aveva di certo spaventato il mio avversario. I pugni cominciavano a darmi fastidio.
Arrivò così, il momento in cui consumare la mia vendetta. Dopo essermi assicurato che l'arbitro fosse rivolto altrove, nel mio correre continuo, decisi di girarmi di scatto e affibbiai al mio controllore un pugno con tutte le mie forze.
L'altro nemmeno si scosse, ma cadde nella trappola della reazione. Mi stese con un calcio ma, sfortunatamente per lui, l'arbitro lo vide e mentre io rimasi a terra, accusando in modo esagerato il colpo, fu espulso e se ne andò inviandomi non sò quali minacce.
La partita continuò senza altri incidenti. Ma nel corso del secondo tempo un mio collega, da bordo campo, mi avvertì che l'energumeno mi stava "aspettando fuori" ed era molto arrabbiato.
Trascorsi il resto della partita un pò in apprensione ma, nonostante l'ansia, segnai anche il goal della vittoria. Penso sia stato l'ultimo della mia carriera.
Alla fine della partita, che avrei preferito durasse di più, nell'uscire dal campo timoroso di dover affrontare una sorta di resa dei conti, fortunatamente, sempre lo stesso collega, mi rassicurò dicendomi di aver convinto, anche se a fatica, l'altro a lasciar perdere e ad andare a casa.
La cosa mi sollevò.
Mi rimisi in sesto e una volta a casa misi le scarpe da calcio nella scatola dove erano rimaste per molti anni.
Il giorno dopo dopo mi ritirai dal torneo.
Quella è stata la mia ultima partita a calcio.
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