giovedì 18 agosto 2011

Il soggetto a rischio

Due anni fa, esattamente il 17 Agosto, passai una giornata al mare con mio figlio di 4 anni.
Già dal mattino forti dolori allo stomaco preannunciavano l'imminente infarto.
Io convinto, dopo i recenti controlli, di avere problemi allo stomaco, pur preoccupato, non venni nemmeno sfiorato dall'idea di andare al pronto soccorso.
Al mattino pensavo che i dolori sarebbero passati, ma solo alla sera, decisi di cercare il mio medico. Non trovandolo rimandai di un giorno. Le sue vacanze e il mio scarso amor proprio mi fecero propendere per l'attesa, ahime, continuando la discesa lungo il piano inclinato che avevo imboccato. 
Oggi dico : fossi stato meno solo, forse la mia vita sarebbe stata diversa, ma questo non lo saprò mai.
Fu un imprudenza fare cento e più chilometri, per andare e tornare dal mare, portandomi appresso il bimbo. Con il senno di poi certamente sì. Un malore strada facendo poteva provocare una tragedia.
Da quasi due anni, dopo l'arresto cardiaco, vivo con un defibrillatore che ha il compito di proteggermi da una eventuale ricaduta. Nessuno sa perché il primo blocco sia accaduto e tanto meno quali potrebbero essere le condizioni per cui dovrebbe ripetersi. Non ho una patologia specifica, se non consideriamo l'infarto.
Quindi ero e sono un soggetto a rischio il cui cuore può fermarsi in qualsiasi momento : quando sono solo, quando guido oppure nel sonno. Non ho preferenze, l'eventualità non mi spaventa affatto e non è tra le mie preoccupazioni
Quest'anno ho fatto 42 mila km in macchina di cui, qualche migliaio, solo in compagnia di mio figlio.
Posso considerarmi un incosciente ? Metto a repentaglio la sua vita ? 
Forse si, visto che per avere la patente devo fare dei rinnovi annuali, condizione certo non da persone normali.
Può la mia incoscienza essere paragonata a quella di una persona che uscendo da un bar, dopo aver bevuto una birra, si trovi  a guidare con le idee un  po' annebbiate dall'alcool? 
La fatalità e l'imprudenza sono spesso divise dalla tragedia da quel sottile spazio infinito che chiamiamo fortuna.
Purtroppo, come ognuno di noi,  non manovro l'acceleratore del mio cuore e spero che, in caso di un nuovo arresto, la fortuna mia o di altri possa evitare ulteriori tragedie.

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