lunedì 18 aprile 2011

Parlando di Inter

 Il finale della Maratona di Londra, vinta dal keniano Emmanuel Mutai con il tempo di 2 ore 4 minuti e 40 secondi è stato tra quelli che più mi hanno impressionato.
Il vincitore, dopo aver staccato progressivamente tutti gli avversari, ha continuato la sua corsa vittoriosa con leggerezza e potenza straordinarie. Una lunga volata verso il record della corsa, verso un ragguardevole gruzzolo di dollari, che i record hanno contribuito ad aumentare, senza il minimo cedimento o segno di stanchezza. Aveva percorso la gara ad una velocità media superiore ai 20 KM/h.

Lo scenario si era presentato pochi minuti prima con l'arrivo della prova femminile vinta da Mary Keitany in 2.19.19.
Stessa leggerezza, stessa padronanza della distanza. Oggi la maratona si corre in velocità, senza più la paura della distanza, con la consapevolezza del ritmo da impostare per tutto il percorso.
Le corse avventate, a cui si assisteva qualche anno fa, sono rare a vedersi come pure i crolli clamorosi. Si assiste il più delle volte a una corsa ad eliminazione determinata da allunghi o accelerazioni ben ponderate e studiate.

Il muro delle 2 ore non è poi così lontano.

Il ciclismo ha invece presentato un'altra Classica del Nord : L'Amstel Gold Race.
La corsa, unica classica che si corre in terra olandese, è stata dominata da Philippe Gilbert, vincitore già l'anno scorso.

Il pronostico è stato rispettato. Lui era il favorito e lui ha vinto, nonostante i ripetuti attacchi degli avversari. Nessuno lo poteva superare nella rampa che portava al traguardo di Valkenburg, in cima al Cauberg. Un ciclista fatto apposta per questa gara o una gara fatta apposta per un ciclista ?

Paradossalmente se la rampa finale fosse stata più lunga di 500 metri il favorito poteva cambiare.
Strano ciclismo quello di questi anni, dove i ciclisti programmano una intera stagione sull'esito di una corsa, per poi tornare emeriti sconosciuti per il resto dell'anno.

Coloro che preparano i grandi giri stanno a guardare nelle grandi classiche e viceversa. Altri invece preparano con meticolosità il finale di stagione quando, la mggior parte dei colleghi è già esausto per gli sforzi fatti.

È importante dosare le proprie forze, ma soprattutto capire quando è il momento giusto per giocare le proprie carte con buone possibilità di successo.

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