domenica 26 febbraio 2012

Ricordi


Per anni mio figlio mi ha accompagnato durante gli allenamenti. Cominciò a sette anni nell’estate del 1991, seguendomi con una bicicletta piccola, Un paio di anni dopo, realizzai che era cresciuto e che aveva bisogno di una bicicletta più grande. Acquistammo così, una bicicletta con "gli scambi" e soprattutto dotata di  contachilometri. Con la nuova bicicletta mi aiutò ad affinare ritmo e resistenza alla velocità,  in quanto il tachimetro permetteva di impostare e mantenere costante l'andatura.
Tra me e lui, durante gli allenamenti, si instaurò una sorta di comunicazione in codice.
A certi ritmi parlare era per me, alquanto difficile e così le frasi dovevano essere caratterizzate dall’essenzialità.
“Vai  a quattordici basso”, significava impostare la velocità intorno ai 14 km all'ora,
“Vai a quattordici alto”, significava sfiorare i 15 Km all'ora.
Lui si impegnava a mantenere la velocità che gli chiedevo, controllando i decimali della velocità visualizzata sul tachimetro.
Quando stavo particolarmente bene, bastava che lo affiancassi perché si adeguasse alla velocità,
“Recuperò”, era la parola che metteva fine alle tirate, rallentavamo, così avevo modo di ritirare il fiato.
Mi fece da personal trainer durante molti allenamenti e, anche grazie a lui riuscii a ottenere buoni risultati, sia in maratona che in mezza maratona.
Oggi pomeriggio invece i ruoli si sono invertiti.  Io in bicicletta, portando sul sellino posteriore il figlio più piccolo, l’ho accompagnato mentre correva lungo le strade vicino a casa.  La corsa è durata poco meno di un’ora, compresa una sosta per far ammirare un gregge al fratello.
Rientrando a casa, il figlio grande, accarezzando i capelli al fratello più piccolo,  che ha quasi sette anni, mi ha detto :
“Avevo sette anni quando ti ho accompagnato a correre per la prima volta”,
“Si, era il 4 Agosto del 1991, era una domenica, faceva molto caldo”, gli ho risposto, come se fosse accaduto poco tempo fa.
“E’ vero”, continuò lui, “andammo a correre lungo il Taglio”, riferendosi all’argine di un canale che va dritto verso la Riviera del Brenta.
Il suo ricordo di quando era bambino coincideva con il mio, nonostante siamo passati più di venti anni.

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