sabato 10 dicembre 2011

Più Quattro


Il termometro della carrozzeria segna +4. Sono le 21.37.
“Non sembra così freddo”, penso, notando il valore della temperatura.
“Magari non sì è ancora dissolto il tepore che mi porto appresso da casa “, rimugino soffermandomi un attimo davanti al capitello della Madonna che sta nell’ampio parcheggio. La provinciale è vuota, solo un paio di macchine sono passate, negli ultimi cinque minuti, l’andatura era di chi non ha una meta precisa e per questo indugia sperando che il caso schiarisca il destino.

La crisi, di cui si parla tanto, sembra qualcosa che non ci riguarda. Molti ancora non ci credono. E' come se fossimo divisi in due squadre, una che può permettersi di giocare con le nuove maglie, l'altra che deve entrare in campo con le scarpe rotte.
Quello che far star male è il fatto che non fa scalpore una simile disuguaglianza. I ricchi e i poveri sono diventati, nella nostra cultura, due istituzioni sanciti "dalla legge".
Il malessere, nella nostra società, ha fatto molta breccia, tanto da minarne la cultura. Ripensare a qualcosa di diverso e più equo sarà difficile senza forti contrapposizioni.

Il pomeriggio è passato un po’ stando sui libri, un po’ senza curarmi dì niente. Più di una volta avrei potuto , dovuto uscire, ma senza necessità impellenti, ho preferito fare “poche cose”, come ieri mi ripeteva mio figlio.
“Chissà se è una forma di pigrizia di un bimbo o un karma da appendere alla mente?”, mi sono chiesto.
Visto cosi può fare il paio con il detto :”Fare poche cose ma bene”, oppure potrebbe sembrare la raccomandazione a mettere in fila le cose della vita considerando quelle veramente importanti che, a contarle, stanno sulle dita di una mano.

Se non avessi ascoltato mio figlio ieri avrei vagato un po’ alla rifusa per negozi a prendere cose di cui ancora adesso non sono convinto, stancandoci entrambi.

Alla fine ascoltando le sue necessita ho potuto riconsiderare anche la mia giornata traendone giovamento.

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