venerdì 30 dicembre 2011

Fine Anno - Parte Terza


“Se vogliamo salvaguardare il nostro posto di lavoro, dobbiamo abbassare i costi”.

Già le previsioni del prossimo anno erano state fatte con parsimonia e l’obiettivo di ottenere il necessario con il minimo costo.
Un po’ di evoluzione c’è e ci deve essere anche nei momenti di crisi nera. Qualcuno dice che proprio nei momenti neri si dovrebbe produrre il massimo sforzo, investendo quanto possibile, per essere pronti ad aggredire la ripresa.
Nelle aziende moderne il successo non è frutto di strategie industriali. Queste servono solo a riempire le presentazioni PowerPoint. Le strategie degli ultimi anni sono state puntualmente disattese. Si naviga a vista nel bene (strategie evolutive) e nel male (scoprendo all’ultimo momento i problemi economici).
Insomma c’è da chiederci a cosa servano le mega strutture delle grandi aziende se l’obiettivo è quello di non farsi travolgere dalla tempesta.
Forse dai manager inutili potrebbe cominciare parte del risanamento economico. Ci siano o non ci siano il risultato non cambia. Bastano poche teste ma buone, e quelle, qualunque capo di azienda è in grado di individuarle con il solo buon senso.

Poi c’è la delocalizzazione, lavoro Italiano spostato verso paesi dove le stesse cose si fanno a minor costo.  Lavoro straniero che produce mobilità italiana.

I costi sono talmente vantaggiosi  che per far lavorare del personale nel Far East si mette in piedi una sorta di passa-mano informativo in cui chi prepara il lavoro per i poveri, può nello stesso tempo, produrlo direttamente con una qualità forse migliore.
Si sta scoprendo, nel settore alimentare, la qualità e la convenienza dei prodotti a Km. 0.
Penso che lo stesso modello, possa ormai essere applicato anche in alcuni processi industriali, che oggi sono distribuiti nel mondo e in continua migrazione, sempre alla ricerca di un povero ancora più povero.

Nessun commento:

Posta un commento