sabato 17 marzo 2012

La Sveglia

La sveglia suona alle 6.45 tutti i giorni. Il Blackberry non perde un colpo. Non serve spegnerlo, lui rimane di guardia come un cane fedele con le orecchie appoggiate al pavimento.
La sveglia taglia il mio risveglio in due : quello che viene prima e quello che viene dopo.
Mi sveglio abbastanza presto, talvolta prestissimo e resto là tra il tentativo di riaddormentarmi e qualche pensiero che vorrebbe tramutarsi in sogno.
Stare al caldo delle coperte mi da sicurezza e, da non molto, un po’ di serenità.

In certi momenti apro il libro che sto leggendo e avanzo di qualche pagina anche se a quell’ora l’attenzione sembra più addormentata di me.
Penso quindi alle mie cose, a quello che dovrò fare durante il giorno, soffermandomi un po’ su  ciò che vorrei succedesse. Sognare o sperare in meglio mi aiuta.
Solo prestando attenzione, percepisco il via vai crescente dei mezzi sulla provinciale. Solo il rumore di qualche camion particolarmente pesante, sfora i muri massicci della casa. Rimangono altrimenti, silenziosi ronzii che l’abitudine nemmeno considera.
La sensazione generale è di silenzio e di tepore.

All'approssimarsi dell’ora fatidica, sbircio sull’orologio per verificare quanto spazio ho ancora. Gli ultimi minuti li passo ad aspettare, paziente senza anticipare i tempi e avere fretta.
Il tempo ci da tempo per fare tutto, non vale la pena ricorrerlo ne anticiparlo. Lui ha fiato a sufficienza per vincere qualsiasi competizione.

Poi arriva il momento fatidico. La sveglia si fa viva emettendo un suono progressivo, tra il fastidioso e l’ossessivo. Il tono cresce, si zittisce e riparte più volte aspettando il gesto di riconoscimento.
Se posso, quando sta a tiro di braccio, la fermo in pochi secondi, altrimenti, quando la sera prima la dimentico sul tavolo in cucina, la lascio lamentarsi per qualche minuto, prima di alzarmi e premere il fatidico pulsante “Elimina”.
Quel tasto Elimina, mi fa iniziare la giornata approfittando del tempo che in questo periodo della vita mi è concesso.
Ho imparato a prendere cura di me stesso, acquisendo un po’ di quel volermi bene che un tempo avevo perduto.
Ascolto un po’ di radio con le ultime notizie o accendo l’iTunes dell’IPAD, che uso come fosse un jukebox,  dove custodisco la mia Playlist.
Preferisco prepararmi la colazione, evitando di farla in piedi davanti al banco di una pasticceria, con l’ansia di lasciare spazio a coloro che aspettano in coda.
Pane tostato , marmellata, spremuta di arancia preparata al momento, accompagnati dall’immancabile caffè riempiono di profumo la cucina.
E’ questo il segno che la giornata può cominciare. Un po’ prima delle otto esco di casa, ogni giorno, portando con me quelle speranze miste a sogni che appartengono al mondo del “ vorrei succedesse”.

Succederà………..

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