martedì 8 novembre 2011

7 Novembre

“Buongiorno signora,  avrei bisogno di ordinare una torta e delle paste per questa sera.”
“Quanto le serve ?”, mi chiese quasi in modo automatico la commessa. Richieste come la mia ne arrivavano a  decine in una settimana  e le cose da definire erano sempre le stesse.
Fatta la domanda, vedendomi intendo a far colazione con il solito cappuccino e una ciambella alla crema, la donna si volse altrove, verso gli altri clienti che già a quell’ora frequentavano il locale.

Non avevo fretta. Ero partito presto, un po’ per godermi la giornata speciale ma anche perché mi ero stancato di stare a letto, visto che già da qualche ora ero sveglio. Quando mi capita di svegliarmi all’alba non mi faccio più prendere dall’ansia. Aspetto il momento di  alzarmi leggendo o standomene tranquillo sotto le coperte.
Intanto guardavo la gente che entrava nel bar. Già da qualche tempo usavo passare di là al mattino per far colazione . Nei primi tempi combinavo la colazione con una visita alla chiesa di fronte.  
La chiesa a quell’ora era spesso vuota. Solo qualcuno talvolta era intento a far pulizia. 
In sottofondo della musica sacra rompeva il silenzio austero del sagrato.
Mi soffermavo davanti all’altare della madonna e di regola accendevo un lumino. Lo facevo anche quando ero sprovvisto di monete e tra le preghiere promettevo di saldare il debito il giorno successivo.
Speravo,  che quella candela accesa, potesse ardere fino a sera quasi a farmi compagnia per il resto della giornata, anche se ero cosciente  che dopo un paio d’ore si sarebbe consumata  e spenta.
Da qualche giorno invece, forse dal ritorno all’ora solare, trovo la porta della chiesa regolarmente chiusa. Mi ero convinto che fosse una regola trovarla aperta al mattino, ma evidentemente niente è immutabile.

Al termine della colazione, tornai a cercare la signora. Dopo un po' lei notò il mio sguardo insistente e, sbrigatasi di ciò che stava facendo, prese carta e penna e mi fece cenno di raggiungerla.
“Più o meno quante porzioni le servono ?”, mi chiese, riprendendo il discorso interrotto pochi minuti prima.
“Dieci”, risposi preoccupandomi di dare una quantità che giustificasse le dimensioni di una torta che potesse chiamarsi tale.
Subito individuai il tipo di dolce che faceva per me.
“Devo scrivere qualcosa ? …. E’ per un  Compleanno ?”
“Si”, dissi un pò imbarazzato,”...non serve però scrivere niente.... si tratta del mio compleanno”.
Era come se io mi stessi facendo gli auguri, ma di colpo trovai tutto ciò del tutto normale.
Pensare al meglio è sempre ben augurante.
La commessa, alzando leggermente il tono della voce, sottolineò dicendo :
“A maggior ragione !”.
Uscendo, mi chiesi perchè non avessi ordinato anche le 54 candeline.

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