Una specie di scossone lo risvegliò di soprassalto. Stava dormendo quel sonno di cui solo i giocattoli sono dotati.
Tutti i giocattoli infatti, hanno il privilegio di destarsi ogni qual volta le mani di un bimbo li afferrino, portandoli con se o, estraendoli dalle confezioni, appena nuovi, o prelevandoli da scatole colme di altri simili, per farli diventare ispiratori di fantasie e giochi ogni volta diversi.
Quando un giocattolo entra a far parte di un gioco acquista una vitalità che solo gli occhi di coloro che sanno viaggiare sulle ali della fantasia possono percepire.
Questo privilegio di poter vivere solo la parte bella della vita, cadendo in una sorta di letargo quando invece si è messi in disparte, è una caratteristica che gli uomini da sempre invidiano ai giocattoli.
Quest'ultimi sono dotati di una sorta di immortalità fatta di giorni passati al centro dell'attenzione e di notti di durata indefinibile, dove il sonno lenisce ogni dolore determinato dall'indifferenza e dall'essere dimenticati, ritornando uno dei tanti dentro la scatola dei balocchi. .
Per i giochi il tempo scorre secondo ritmi che gli uomini nemmeno sanno immaginare, presi come sono nel rincorrere sogni vuoti di qualsiasi fantasia e immaginazione.
Gli scossoni non erano radi da un po' di tempo a questa parte. Da quando era uscito dal negozio dietro la chiesa, dove dormiva da tempo indefinito, si era risvegliato, pieno di voglia di fare, più di una volta e in qualche occasione gli era successo di sentirsi vivo come da molti suoi simili aveva sentito raccontare.
Infatti era stato estratto, da mani attente, dalla custodia che gli serviva da giaciglio e, dopo qualche minuto, aveva visto le ali tendersi pronte a cogliere anche la più debole brezza.
Anche il timone posteriore, pur non esteso, aveva messo tutta la stoffa di cui era fatto, a disposizione del vento, sostenendo inoltre, le tre lunghe code colorate che avevano il compito di stabilizzare il volo.
Quando, finiti tutti i preparativi, si era sentito pian piano alzare dal vento, volando sempre più in alto, aveva esclamato guardando il mondo allontanarsi :
“ Che bella la vita e che bello il mondo visto da quassù!”
Qualche decina di metri sotto di lui, le mani di un bimbo lo guidavano con l'ansia di chi ha paura di vedere spezzarsi il filo, ma anche con lo stupore e la voglia di volare sempre più in alto come se il filo non dovesse finire mai.
Aquilone e bimbo avevano gli stessi desideri : non dividersi mai, volando sempre più in alto.
Prima di quel giorno i voli erano stati brevi. L'ansia di chi teneva il filo riportava a terra quelle ali da sogno dopo pochi minuti, rimettendo tutto, con cura, nella custodia–giaciglio. Il povero aquilone, desideroso di librarsi ancora nel cielo, era preso dallo sconforto. Dopo poco, però, il torpore e il “Sonno dei giocattoli” lo portava con se fuori dal tempo, dissolvendo ogni tristezza.
Quel giorno invece, di nuovo in riva al mare, stese nuovamente le ali, il vento lo sollevò in un batter di ciglia, il più in alto possibile.
Le mani del bimbo, rassicurate dalle esperienze precedenti, lasciarono che quelle ali salissero come mai prima d'ora, srotolando per intero il gomitolo di filo e, come succede per molte unioni solide e mature, nemmeno gli balenò nella mente la possibilità che il filo potesse spezzarsi.
L'aquilone, quando capì che nessuno lo avrebbe riportato a terra di li a poco, cominciò a guardare lontano come non aveva fatto mai e capì che, al di là del mare poteva intravvedere le coste di terre lontane.
“Un giorno avrò un filo lungo abbastanza per attraversare il mare ! “ , fantasticò aguzzando la vista.
Se poi alzava gli occhi, vedeva le strisce bianche lasciate dagli aerei che volavano lontano. Mai prima di allora aveva avuto il tempo di notarle.
“Un giorno avrò filo lungo abbastanza per volare con gli aeroplani ! “, si ripromise cercando di capire quanto più in alto fossero.
A terra il bimbo, seguendolo senza perderlo di vista per un momento, fantasticava su ciò che da quella altezza avrebbe potuto vedere.
“Avessi filo a sufficienza lo farei sfrecciare in gara con gli aerei !”, pensava guardano le stesse strisce bianche che avevano incuriosito l'aquilone.
Poi sentendo rinforzare il vento, sognava di volare appeso a quelle ali così resistenti, verso le terre lontane che sicuramente si trovavano al di la del mare
Il sogno e la fantasia correvano lungo quel filo che univa i sogni del bimbo con il mondo fantastico dell'aquilone e, strano a dirsi, erano del tutto simili.
Intanto il tempo passava, il vento soffiava forte senza pausa. L'aquilone sembrava immobile, quasi incollato al cielo.
Quando gli succedeva di perdere quota, era preso dalla paura di precipitare inesorabilmente a terra. Ma con un po' di esperienza aveva imparato ad osservare le onde del mare. Se le notava più bianche e schiumose sapeva che, di li a poco, la stessa brezza, che in quel momento le spingeva con forza verso l'arenile, sarebbe salita fin lassù a spingere le sue ali, riportandolo in alto.
Passò gran parte del pomeriggio, sogni e orizzonti cambiarono sia per chi stava volando sia per chi volare avrebbe voluto. A un certo punto il bimbo, appagato da quel viaggio fantastico, cominciò a recuperare pian piano il filo. In alto i piccoli strappi furono percepiti senza patemi e così, gli oggetti di sotto cominciarono a diventare sempre più grandi.
Per l'aquilone il giorno era stato lungo abbastanza e, come succede a ogni bimbo, a un certo punto non c'è sogno o gioco che sconfigga il sonno e il riposo.
L'aquilone, pur cercando di volare fino all'ultimo metro, come un cagnolino che non accetta il richiamo del guinzaglio, quando si ritrovò dentro alla custodia non ebbe modo di farsi prendere dalla tristezza.
Il “Sonno dei giocattoli” lo prese con se, portandolo al di là del tempo.