La piazzola A 128 è coperta da una rete metallica abbastanza stretta che certo peggiora già il debole segnale che la rete Vodafone propaga su questi lidi. Accedere a Internet usando la l'antenna del tablet è, quasi sempre, un esercizio di pazienza.
La velocità con cui si può navigare è riconducibile ai tempi dei modem analogici a 14.400 bits/s. Come stare fermi.
In ogni caso con perseveranza e lunghi tempi di attesa si riesce a vedere quello che serve.
Ci sono poi, dei momenti o delle posizioni o dei rituali, ma giuro non l'ho ancora scoperto, che la velocità si posiziona sulla H di “High speed” e tutto appare veloce come a casa.
Quando la velocità invece è bassa, per rivedere la tasto sospirata “H”, vago con il Tablet in mano attorno alla roulotte, cercando il segnale buono o un punto baciato dalla fortuna. Di solito, purtroppo, torno quasi sempre rassegnato a navigare a passo d'uomo.
Tutto ciò ha vanificato i miei progetti di seguire via web le tappe del tour, troppo lenta la comunicazione che invece va veloce quando i corridori dormono. Non mi restava che ritornare alla sempre affidabile e onnipresente radio.
Ieri in occasione della seconda tappa pirenaica, sintonizzato su Rai Radio 1, ho potuto seguire la radiocronaca dell'inviato.
A supportarlo da studio c'era anche Gianni Bugno, campione degli anni 90.
Le radiocronache sono sicuramente diverse dalle telecronache dove spesso le immagini possono sopperire a quello che non viene detto. Un telecronista può omettere delle informazioni importanti, anche il nome di un ciclista o, quanto meno, lo può dare in un momento diverso.
Un radiocronista deve descrivere, non commentare, e per lui la precisione delle informazioni diventa molto importante.
Ieri, quando le fasi della corsa sono diventate più concitate e gli scatti dei protagonisti si susseguivano uno dietro l'altro, il povero radiocronista si è trovato travolto da quella sequela di nomi lussemburghesi, australiani, francesi, belgi e spagnoli e per qualche decina di secondi ha perso il filo della telecronaca.
Quando la situazione poteva diventare imbarazzante e nessuno dava più credito a quanto sentiva arrivare dalla Francia un tocco di surrealismo ha fatto sognare tutto per un momento :
“Ed ecco lo scatto di Gianni Bugno. Si, Bugno al comando del migliori !”, ha commentato l'inviato Rai.
Nessuno da studio, nemmeno il diretto interessato, forse comodamente seduto davanti alla tv, ha voluto correggere il povero radiocronista oramai nel pallone.
Quella frase aveva riportato indietro tutti di vent'anni, quando Gianni Bugno era uno dei migliori del plotone, ma soprattutto quando tutti avevano giusto venti anni di meno.
Sentirlo uscire dalla radio ha accresciuto la credibilità della situazione, come avessimo tutti viaggiato, per qualche secondo, all'interno della macchina del tempo.
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