Nel 1984 i condizionatori erano ancora un lusso. Pur essendo già installati in molte abitazioni, non avevano ancora raggiunto la diffusione dei nostri giorni anche a causa dei prezzi ancora poco accessibili ai più.
Il caldo di quei tempi non era dissimile da quello dei nostri giorni, anche se molti, oggi dicono che negli ultimi anni le temperature si siano innalzate e di conseguenza anche l'estate sia diventata ancora più torrida.
Tutti hanno un po' di ragione, ma ventisette anni fa, il rimedio più comune al caldo era spostarsi verso il fresco dei monti poco distanti oppure, quando ciò non era possibile, soffrendo un po', si sopportava l'afa, attendendo con ansia il refrigerio temporaneo di un temporale o le prime notti fresche di agosto.
Si applicavano, a quei tempi, una sorta di rimedi naturali ,diversamente da oggi che tendiamo a fare una vita sigillata, in parte passata dentro casa e in parte dentro alle auto, sempre rigorosamente “chiusi dentro”, temendo di farci scappare quel fresco artificiosamente prodotto.
C'erano poi le mezze misure, i piccoli espedienti per racimolare dei momenti di fresco, frequentando luoghi particolari dove solitamente un filo di vento si trovava sempre.
Dalle mie parti, Fusina era uno di questi.
Fusina si trova sulla laguna di Venezia. E' uno dei punti della terra ferma da cui si possono prendere i mezzi per raggiungere Venezia e altri punti della Laguna.
Si trova nelle vicinanze di una centrale elettrica e ai margini di Porto Marghera. Da quelle parti, nei pressi di un camping c'è, ancor oggi, un piccolo spiazzo verde che si affaccia sulla Laguna, meglio , che si affaccia sul “Canale dei Petroli”, percorso quotidianamente da navi di ogni stazza,
Questo piccolo prato verde ha il pregio, anche nelle sere d'estate più calde, di offrire un po' di refrigerio grazie a una brezza fresca che non manca mai.
Da li si può ammirare Venezia e il suo Porto e le isole del Lido e Pelestrina.
Volgendo, poi, lo sguardo a Sud si possono notare le luci di Chioggia.
Allora, come credo ancor oggi, rumori sordi annunciavano il passaggio di navi lungo il canale prospiciente. Era uno spettacolo vedere quei giganti del mare transitare lenti, tanto vicini da poterli quasi toccare, chiudendo per un po' il sipario sulla Laguna.
Così nelle sere d'estate più afose, quando il caldo sembrava insopportabile, si prendeva la macchina e raggiunta Fusina si stava la, ad ammirare la Laguna, godendo di quella brezza fino a tarda ora.
Molti erano coloro che passavano di là, alcuni arrivavano muniti di sedie, altri, invece, paseggiavano su e giù fermandosi di tanto in tanto a guardare il panorama pieno di luci.
Anche a tarda ora i canali, delimitati dalla Bricole, erano solcati da motoscafi e barche di ogni tipo, che sbucavano nel buio, preannunciate dal rumore dei motori.
Quella domenica 22 luglio del 1984, come altre volte, usando, chissà perchè, la Fiat 126 al posto della più confortevole Renault 5, si andò a prendere un po' di fresco da quelle parti.
Macchina e le strade un po' sconnesse non permisero un viaggio confortevole.
Due giorni dopo, era la notte di martedì 24, cominciarono le prime doglie, all'inizio rade poi sempre più frequenti.
Verso l'una decidemmo di andare all'ospedale. L'attesa durò fino alle 7 del mattino, quando nacque il mio primo figlio.
Quel viaggio un po' scomodo, in cerca del fresco, pensai in seguito, forse aveva anticipato la nascita.
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