Si può dire che la stagione delle
non competitive, nonostante l’afa estiva e soffocante, sia cominciata oggi.
Il programma delle corse, questa
domenica, era molto ampia e quindi la scelta è andata su quella più comoda e vicina,
che permetteva un risveglio normale.
A Dolo i percorsi erano come di
consueto 3 : i sei chilometri, i quindici e i trenta. Quest’ultima misura, suppongo, preparata
appositamente per dare modo ai maratoneti di saggiare la resistenza in vista della
ormai prossima maratona di Venezia.
Dal canto mio, pur non essendomi
mai allenato dopo l’ultima corsa a Colle Umberto, snobbando la distanza più
corta ho scelto i quindici chilometri, pur con la consapevolezza che, in caso
di difficoltà, avrei potuto proseguire a passo spedito.
Alla partenza, avvenuta puntualmente
alle 8.30, ho potuto percorrere qualche centinaio di metri in testa a tutti,
poi controllato il battito cardiaco ho rallentato bruscamente. Da quel momento
è cominciato un lento e inesorabile scivolamento verso le retrovie del gruppo.
Unica soddisfazione, non sono
stato risucchiato dai “Nordic Walking” , quelle persone che, aiutandosi con i bastoncini, si mescolano orami ai podisti in ogni manifestazione.
Prese le misure con il cuore e la
velocità, correvo senza eccessiva fatica, riuscendo a scambiare qualche parola
con podisti che nel frattempo mi passavano.
Percorrevo un po’ di strada affiancato per poi lasciarli andare.
A un certo punto, un gruppetto
che stava sopraggiungendo, stava discutendo di cinema e in particolare del film
“Questioni di cuore” con Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart.
Una signora, che sembrava l’esperta
della materia, stava dicendo che il film sarebbe passato in televisione nel corso
della settimana e lo stava raccomandando ai compagni.
Quando si accostarono mi unii
a lei nell’elogiare il film, che avevo visto qualche tempo fa.
“Parla di due persone che colpite
da infarto fanno amicizia”, raccontava la signora evitando di svelarne la fine.
“Si è vero però il senso del
titolo è duplice, un storia di cuore che diventa una storia di amore”, ho aggiunto
io spiegando il doppio senso del titolo.
Di li a poco ci siamo divisi. Io proseguii per il percorso dei 15 km, mentre loro puntarono decisamente al
percorso lungo. Mi invitarono con loro ma io ringraziai salutandoli.
Dopo qualche metro, superata la
deviazione, sono stato affiancato da un altro podista. Aveva sessantanni, mi avrebbe detto più tardi.
“Parlavano di infartuati, quei
signori e ne avevano uno che correva con loro !”, dissi al nuovo compagno di corsa.
Il signore mi chiese se correre
mi dava dei problemi e che frequenza cardiaca dovevo rispettare.
Poi aggiunse :
“Ti hanno messo anche degli Stent
? Io ne ho uno, tu quanti ne hai ?
“Io ne ho due ! “, risposi senza
soddisfazione.
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