domenica 19 febbraio 2012

Puntini


Il 12 Giugno 2005, Steve Jobs pronunciò il suo memorabile discorso agli studenti dell’Università di Stanford. Raccontò vari episodi della sua vita,  privata, ma soprattutto professionale.  In particolare si soffermò sul periodo successivo alla sua “cacciata” dalla Apple  e, di tutto ciò che fece in quel periodo prima di intraprendere nuove imprese.  Raccontò di aver partecipato, tra le altre cose,  anche ad un corso di bella calligrafia, che si rivelò  poi utile quando si cimentò nella progettazione del Macintosh.
Il messaggio che voleva trasmettere lo argomentò con la metafora del gioco, comune nei giornali di enigmistica,  che fa apparire un’immagine solo dopo aver connesso tutti i puntini numerati.
Tutto ciò che aveva fatto, corsi, studi, esperienze che sembravano non seguire una logica e un progetto, li paragonò ai puntini del gioco, che in seguito contribuirono alla realizzazione e ideazione dei suoi progetti.
Tutte quelle “strane “ esperienze si comportarono come quei puntini che alla fine uniti assieme risultarono utili.
I puntini del gioco della metafora di Steve Jobs, hanno il pregio di svelare, dopo essere stati correttamente uniti l’immagine nascosta.
Non sempre i puntini fungono da rilevatori di un pensiero, di un’intenzione. Spesso li troviamo all’interno di messaggi con compiti di spaziatura, quasi per consigliare al lettore una pausa di riflessione o un semplice prendere fiato. Altre volte invece sottintendono significati che il mittente presuppone siano conosciuti dal destinatario.
I testi in questo caso diventano quasi dei messaggi in codice,  che l’affiatamento tra mittente e destinatario rendo comunque comprensibilissimi.
Infine spesso i puntini  vengono messi, per timore di dire,  per creare un alone di mistero e attesa, o semplicemente per mancanza di chiarezza in chi scrive.
In questo caso ciò che è nelle intenzioni di chi scrive di certo non è la stessa cosa che, chi legge,  cerca di interpretare. 
E’ nella natura delle cose dare  un senso, conosciuto o interpretato,  a ciò che ci succede.
Spesso ciò che intendiamo  è ciò ce speriamo, altre volte è l’esatto contrario e le nostre aspettative  si tramutano in frustrazioni.
Ma i puntini i questo caso dovrebbero essere sostituiti da parole, con il giusto tempo,  per dare un senso e trasmettere chiarezza,  come un esercizio di scuola elementare che appena completato diventa comprensibile anche ai più piccoli.

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