IL vento fuori sembra promettere bufera. Le previsoni ci
avvertono da giorni di un’imminente nevicata,
“La bufera di neve fa cadere gli alberi ?” , mi chiedeva mio
figlio, con il piglio di chi aspetta la neve come fosse Babbo Natale.
“La neve non fa cadere gli alberi”, rassicuravo, mentre ravvivavo in
me il desiderio, sopito sin da bambino, di assistere a una nevicata
eccezionale.
Il termometro della carrozzeria, in pochi minuti, dopo il
rinforzo di vento, segnava già due gradi in meno. Sono uscito un paio di volte
a scovare le scie dei fiocchi di neve cercandone il contrastso con le luci dei
lampioni . Nessuna traccia. Nessun fiocco, nemmeno di passaggio.
“Forse stanotte fiocca e domani trovo tutto bianco”, pensavo
avviandomi a letto come se fosse la Notte di Natale.
Io intanto vivo una condizione di speranza e al tempo stesso
di tensione. Vivo lo stato d’animo di
chi si aspetta un ceffone da un momento
all’altro ma spera che possa di colpo diventare una carezza.
“Fai quello che ti senti dentro e buona fortuna”, mi ha
consigliato una persona ieri.
E’ giusto agire per ciò in cui si crede, senza lesinare ne
risorse ne energie. Il resto non conta .
“Penso sia opportuno concentrarsi su pochi obiettivi ,
realistici”, è stata una considerazione emersa durante una riunione ieri
pomeriggio. E’ vero ora ho pochi
obiettivi, realistici non saprei, ambiziosi di sicuro a cui sono aggrappato
come un acrobata al trapezio. Non mi va di cadere, tengo duro.
Ci vorrebbe una nevicata, silenziosa, a creare una coltre bianca per proteggere un letargo capace di condurmi direttamente ai piedi della primavera.
"Dopo l'inverno viene la primavera", mi sono ripetuto dentro, quasi a scacciare timori emergenti.
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