motivazioni primarie e quelle secondarie che hanno guidato i vostri comportamenti.
Cercate poi di costruire un personale sistema dei desideri e dei valori commentandoli
alla luce della cultura di appartenenza (quanto e come la cultura e l’ambiente sociale
di vita influenzano).
Per buona parte della mia vita ho avuto una buona stima di
me.
Ho mantenuto sempre una buona propensione e interesse a tutto ciò che era nuovo, innovativo, spesso
anticonformista o non usuale per i tempi o per il mio contesto familiare.
A scuola ci tenevo a ben riuscire, un po’ per amor proprio ma anche per gratificare i miei genitori. Ero il primo di tre figli.
Ricordo ancora il primo cinque preso a scuola esposto per un giorno sul tavolo della sala da pranzo. In seguito, di insufficienze, ne presi ben poche.
Ricordo ancora il primo cinque preso a scuola esposto per un giorno sul tavolo della sala da pranzo. In seguito, di insufficienze, ne presi ben poche.
Scelsi di diventare un informatico non per passione ma per
curiosità. A quei tempi (era il 1972) l’Informatica stava esplodendo e questo
garantiva un lavoro sicuro dopo l’Istituto Tecnico.
Questa garanzia rassicurava mio padre, mentre io sognavo di
fare astronomia all’università. Quando
mi iscrissi optai invece per Ingegneria. Frequentai il primo anno superando tre
esami. Le motivazioni erano nulle. Passavo più giorni a girovagare per Padova che a frequentare le
lezioni. Un periodaccio.
Non avevo fatto le scelte giuste.
Durante la mia carriera scolastica, interrotta dopo il primo
anno di università, decidendo di fare il servizio militare, ho avuto un paio di
momenti bui.
Il primo arrivò all’inizio del terzo anno delle Superiori, quando passai allo Zuccante di Mestre. Avevo scelto di specializzarmi in Informatica. Ero approdato a Mestre,
proveniente da una sezione distaccata, dello stesso istituto, del mio paese,
dove avevo frequentato il biennio.
Conclusi il secondo anno con la media dell’otto. Pensavo
che i successivi tre anni sarebbero stati una passeggiata.
I primi tre mesi del terzo anno furono disastrosi. Per
ovviare alla debacle raccolsi tutte le energie, studiando di più e cambiando metodo di studio arrivai a
raddrizzare la situazione, finendo l’anno con la media del sette. Studiai come
non mai.
Il secondo momento buio coincise proprio con l'esame di maturità.
Arrivai stanco e demotivato. Non mi
preparai al meglio e finii con un 48/60, ottenuti più per il corredo scolastico
che per ciò che avevo fatto all’esame.
Ho sempre preferito ambienti competitivi, sia nella scuola
che nel lavoro. La competizione mi permetteva di recuperare risorse aggiuntive,
cercando nuove efficienze per ottenere il meglio.
In ambito lavorativo, sono partito con il piede giusto. Ho
incominciato a lavorare in un ambiente nuovo e stimolante con persone uniche
che ancora ricordo con riconoscenza e piacere. Mi insegnarono ad amare l’informatica e questo mi ha permesso di fare una discreta
carriera.
Finita quella esperienza, durata sei anni, passai in una
grossa azienda, in cui lavoro tuttora, con compiti di sistemista e nel corso degli anni ho potuto occuparmi
quasi esclusivamente di innovazione tecnologica.
Ho avuto la possibilità di fare sempre cose nuove e diverse in cui ho trovato
la motivazione per lavorare con entusiasmo e successo, divertendomi. Il divertimento e la possibilità di non occuparmi di attività ripetitive mi hanno convinto a non valutare altre possibilità di lavoro.
Nei primi anni consideravo il progredire in ambito lavorativo una delle possibilità di far star meglio la mia famiglia, garantendole un futuro sicuro. Questa era ma motivazione primaria che mi aiutava ad impegnarmi sempre di più.
Per qualche tempo, quando ero alle prese con la costruzione della nuova casa, sono riuscito a fare più lavori.
Nei primi anni consideravo il progredire in ambito lavorativo una delle possibilità di far star meglio la mia famiglia, garantendole un futuro sicuro. Questa era ma motivazione primaria che mi aiutava ad impegnarmi sempre di più.
Per qualche tempo, quando ero alle prese con la costruzione della nuova casa, sono riuscito a fare più lavori.
Negli anni che seguirono, indicativamente dall'anno 2000, purtroppo le troppe motivazioni, che alimentarono oltremodo l’ambizione personale mi hanno fatto perdere il senso della misura. Ho trascurato tutto pur di fare carriera e ho
dovuto fare i conti sia con problemi personali che con problemi di salute.
Fino al 2009 la mia vita è stata un vortice progressivo e
inarrestabile. Poi c’è stato il
black-out. Il mio cuore si è ribellato e si è preso un paio di pause. Con un po' di fatica sono riusciti a convincerlo a rimettersi in moto.
Ora vivo tutto come "una seconda possibilità".
Non è stato facile accettare tutto quanto ha modificato la mia vita, ma oggi, pur essendo conscio di non aver risolto tutto, mi ritengo soddisfatto.
Ho avuto modo e tempo di riflettere, pur all'interno di una situazione emotiva molto difficile.
Ora vivo tutto come "una seconda possibilità".
Non è stato facile accettare tutto quanto ha modificato la mia vita, ma oggi, pur essendo conscio di non aver risolto tutto, mi ritengo soddisfatto.
Ho avuto modo e tempo di riflettere, pur all'interno di una situazione emotiva molto difficile.
Oggi dovessi fare un personale sistema di desideri , devo
forzatamente considerare sia la cultura dentro alla quale sono cresciuto ma
soprattutto l’esperienza di vita personale.
La competizione, pur essendo ancora parte di me, non influenza
più i miei comportamenti.
Mi considero ancora valido dal punto di vista
professionale e, anche se potrebbe sembrare tardivo, nutro il desiderio di
cercare nuove esperienze lavorative. Una sorta di sfida, un modo di misurarmi
al di fuori del contesto attuale, nonostante il periodo poco felice.
“Prima di tutto la salute!
“ potrei esclamare. Questo è il valore che più mi da motivazione.
Vivere.
Continuare a vivere prima di tutto per me, poi per i miei figli che vorrei
accompagnare ancora per molti anni. Vorrei vedere crescere il più piccolo (6 anni) almeno
quanto ho visto crescere il più grande (27 anni).
Poi, in ordine di importanza, viene la famiglia, che per me oggi ha un significato
particolare, ma che mi porto dentro, come valore, impresso fin da piccolo e che per un certo periodo ho dimenticato e trascurato.
Ricostruirmi una vita affettiva è uno dei desideri più
forti. Le esperienze recenti mi hanno molto segnato e tutto è diventato
difficile. E’ un po’ di tempo che ci
rifletto, ma mi sono reso conto che
certe cose prendono il tempo che vogliono loro, piuttosto che accettare quello
che pensiamo noi.
Inoltre desidererei
occuparmi di cose nuove, non necessariamente di informatica, magari
usandola al meglio per nuovi scopi e obiettivi.
Leggere (sono riuscito a rifarlo dopo anni), viaggiare (andare
a capo Nord), scrivere ( che è diventata una passione) sono altre cose a cui
tengo.
Infine vorrei rivedere sorridere le persone che ho fatto
soffrire.
Tutto in punta di
piedi, senza far casino e voler a tutti i costi stare in prima fila
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