Si fa un gran parlare di comandanti, di responsabilità, di
coraggio e senso del dovere. Le regole
di chi va per mare sono poche ma solide. Hanno radici millenarie. Tradirle
rasenta l’eresia e la condanna che ne deriva è totale e irreversibile. Ma tra chi va per mare ci sono comandanti
coraggiosi, ma purtroppo anche comandanti fasulli che si limitano a
pavoneggiarsi dentro alle loro divise.
Sorge il dubbio che i comandanti veri sono oramai una specie
in via di estinzione.
Stessa sorte sembra condivisa dai comandanti che guidano le
nostre imprese e coloro che gestiscono il potere. Gli appartenenti a queste due ultime categorie sembrano ancora più squinternati e incapaci
.
.
Metaforicamente parlando, si ha la sensazione che spesso non sappiano
cosa e, chi sia loro compito guidare. Non conoscono e non vogliono capire se siano a
capo di una nave o su una motrice di un treno. L’irresponsabilità sembra l’unica
“dote” riconoscibile.
E quando l’irresponsabilità non basta a bollarli per sempre,
l’arroganza e la superficialità li porta a operare lontano dalle loro “navi”. A
volte si arrogano la capacità o facoltà di comandare e guidare, standosene per
conto loro, impartendo deliberatamente istruzioni tali da indirizzare le loro
imprese verso scogli dove il destino è segnato.
Rispettare il proprio ruolo nelle organizzazioni è dimostrazione di senso del dovere, ma alla luce di tanta dabbenaggine, viene lo scrupolo
etico, di infrangere le regole e organizzare un ammutinamento.
Gli stolti fanno comunque danni, anche se portano i gradi
del comando, riconoscerli e isolarli è un dovere morale.
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