martedì 25 ottobre 2011

La nuvola e i soldi


Fin da bambini ci hanno insegnato che i soldi vanno gestiti con cura. Vanno spesi con buon senso per le sole cose che servono, perché, come si dice dalle mie parti, “I soldi non si trovano per strada”. Ci è stato spiegato che è opportuno risparmiare quando possibile, per poter realizzare qualche sogno e soprattutto per far fronte ai periodi difficili o alle spese impreviste.
Tutti abbiamo avuto un salvadanaio, sia da piccoli che da grandi dove depositare e proteggere ciò che riuscivamo a risparmiare.
Poi crescendo e potendo disporre di più soldi, spesso guadagnati lavorando, ci si è resi conto che il salvadanaio non bastava più e nemmeno il consiglio, mutuato dai nostri vecchi, di tenere i denari sotto il materasso non faceva la caso nostro.

Più erano i soldi più era il rischio che qualche ladro, intrufolandosi in casa in nostra assenza si appropriasse di quanto in nostro possesso, bruciando di colpo sogni e prospettive di miglioramento.

Anche per risolvere tutte queste fragilità, sono nate, ormai da qualche centinaio di anni, le banche.
Quest’ultime custodiscono i nostri soldi, in posti estremamente sicuri, ma che noi generalmente non conosciamo.
Ci permettono di spendere, depositare e spostare i nostri averi, attraverso Internet o effettuare prelievi di denaro fisico ormai a ogni angolo di strada.
I nostri soldi escono dai bancomat in qualunque luogo ci troviamo e nel momento in cui li ripieghiamo nel portafoglio, sono nostri come quando, alzato il materasso, prendevamo quanto ci serviva e controllato quanto rimaneva, riassestavamo il letto.
Con le banche si può fare lo stesso controllo, chiedendo  estratti conto ai bancomat oppure verificando i movimenti e saldi dal cellulare.
Non tutto sempre fila come dovrebbe e, viste le recenti vicissitudini, a molti è tornata la voglia di rafforzare la serratura della camera da letto per garantire l’incolumità del materasso.

Le banche e la loro gestione del denaro hanno molte analogie con il Cloud di cui si parla per la parte InformationTechnology.
A tutti gli effetti ai nostri occhi il sistema bancario è un Cloud Pubblico. Noi consegniamo a qualcuno i nostri soldi senza preoccuparci dove sono e confidenti nel fatto che siano protetti adeguatamente.

Il Cloud Computing ha molte analogie con quanto descritto sopra.
I dati possono essere equiparati ai soldi. I sistemi in Cloud già oggi custodiscono molti dei nostri dati personali. Molti di noi usano i servizi mail offerti gratuitamente, memorizzano documenti o foto in spazi disponibili in rete, ma nessuno di noi sa esattamente dove siano fisicamente memorizzati ma soprattutto pochi di noi si sono preoccupati di leggere le condizioni generali accettate aumento della sottoscrizione. In molti di quei contratti tra le altre cose c’è scritto che depositando i dati nel Cloud ne perdiamo di colpo la proprietà. In pratica rinunciamo alla nostra privacy.
Le aziende alla sicurezza ci tengono in modo particolare e i dati sono il fulcro dei loro processi amministrativi e produttivi. Per questo ancor oggi preferiscono tenerli memorizzati in luoghi ben definiti e circoscritti, piuttosto che consegnarli a un’entità che già nel nome nasconde qualcosa soggetto alla variabilità degli agenti atmosferici. Basta una piccola variazione di temperatura e la nuvola può essere trasportata nel centro di una tempesta.

Proprio le tempeste sono uno dei timori che molti degli addetti ai lavori temono possano verificarsi nel Cloud Computing. Perturbazioni che potrebbero provocare perdita di dati e mancanza di servizio tali da bloccare attività produttive e  business di qualsiasi tipo.

In ogni caso, se prossimamente non nasceranno nuove tecnologie rivoluzionarie, il Cloud Computing avrà un futuro. Solo la miniaturizzazione delle componenti hardware e l’aumento di potenza elaborativa unita alla sempre maggiore disponibilità di capacità trasmissiva potrà contrastarlo. 

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