venerdì 24 giugno 2011

Tema di maturità : Lucca - Giuseppe Ungaretti

La poesia "Lucca" di Giuseppe Ungaretti:
A casa mia, in Egitto, dopo cena, recitato il rosario, mia madre
ci parlava di questi posti.
La mia infanzia ne fu tutta meravigliata.
La città ha un traffico timorato e fanatico.
In queste mura non ci si sta che di passaggio.
Qui la meta è partire.
Mi sono seduto al fresco sulla porta dell'osteria con della gente
che mi parla di California come d'un suo podere.
Mi scopro con terrore nei connotati di queste persone.
Ora lo sento scorrere caldo nelle mie vene, il sangue dei miei morti.
Ho preso anch'io una zappa.
Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere.
Addio desideri, nostalgie.
So di passato e d'avvenire quanto un uomo può saperne.
Conosco ormai il mio destino, e la mia origine.
Non mi rimane che rassegnarmi a morire.
Alleverò dunque tranquillamente una prole.
Quando un appetito maligno mi spingeva negli amori mortali, lodavo
la vita.
Ora che considero, anch'io, l'amore come una garanzia della specie,
ho in vista la morte.



Svolgimento



 La struttura del testo assomiglia a una sorta di appunti di viaggio, dove il viaggio, cioè la vita viene descritta per “quanto un uomo può sapere” : molto passato, qualche consapevolezza, per il futuro solo la rassegnazione all'ineluttabile destino.
Il tempo passato è usato per i ricordi e per descrivere il tempo degli amori maligni, mentre “ho goduto di tutto, e sofferto”, suona come un sinistro consuntivo, senza possibilità di futuro.

Con il presente sono descritte la città e le persone, queste ultime tutte maledettamente legate alla terra ma, al tempo stesso, percorsi dal tarlo di andare e di partire. La città sembra priva di identità, un non luogo dove “la meta è partire”
Con il futuro il poeta descrive un destino, omologato, “alleverò una prole”, impoverendo la visione del futuro che solo i figli possono trasmettere, riducendola a quella necessità di tramandare la specie richiamata più sotto.
Gli aggettivi “timorato e fanatico” potrebbero far riferimento alla smania (fanatismo) di partire quasi ad assecondare un volere divino (timorato).
Seguono aggettivi più vicini alla vita, il fresco, il caldo del sangue che nasce dalla scoperta delle proprie radici mentre le fumanti cosce della terra danno serenità come un abbraccio di una madre.

Negli aggettivi“maligno e mortali” si nasconde il senso di peccato che fa lodare alla vita, come se vivere secondo natura, “amori mortali”, fosse una insinuazione del Maligno. La religione allontana dalla vita avvicinando alla morte.

Nel verso “La mia infanzia ne fu meravigliata”, la parola meravigliata deve essere considerata non con il significato di stupore , ma riferita a una sorta di luogo fantastico (Lucca) che i racconti della madre avevano creato nella fantasia del bambino.
I genitori raccontano le storie più belle per far addormentare i propri figli. In quelle “favole”c'era la nostalgia di chi era emigrato, lontano dalle proprie radici.

Lucca è descritta come luogo di passaggio, dove la meta è partire, snaturandola, descrivendola come una città in disgregazione, che ha perso la sua funzione di aggregazione.
Salta all'occhio il contrasto del verso “ In queste mura non ci si sta che di passaggio”. Nemmeno le mura sembrano in grado di arginare il voler andare, il voler partire verso mondi lontani.

Le persone portandosi appresso il bagaglio di valori quali la fede e la famiglia sembrano posseduti da una smania di fuggire, quasi dettata da un volere malvagio a cui nessuno vuole sottrarsi.

E nello scoprire questo voler andar via, lontano dalle radici che il poeta aveva tanto meravigliato da ragazzo, nasce un sentimento di terrore.
Dopo aver tanto anelato quei luoghi, egli sentendosi del tutto uguale a quella gente, è terrorizzato dalla possibilità di essere preda di quel male oscuro , dopo aver preso consapevolezza delle proprie origini.
Lo rende felice restare al fresco dell'osteria, in mezzo a quella gente in cui si riconosce. Tanto è l'appagamento che si sente arrivato, ma terrorizzato, in mezzo a gente che vuole partire : Addio desideri , nostalgie.
Ma questo essere arrivato, svuota non solo i desideri ma anche le ambizioni. Il pessimismo prende il sopravvento in una vita di pura sopravvivenza.
La vita un tempo era oggetto di appetiti (amori) maligni, peccaminosi e mortali, ma gli unici che sembravano renderla amabile, mentre natura e fede vorrebbero considerare l'amore solo come garanzia della specie.

Sembrano riecheggiare i versi di Lorenzo de Medici

Quant'è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
Di doman non c'è certezza

Nel verso “Ora che considero, anch'io, l'amore come una garanzia della specie,
ho in vista la morte.
", “anch'io” è il termine che segna lo spartiacque tra la giovinezza e il prosieguo della vita, svuotata della sua carica creativa che allontanava il pensiero della morte.


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