Stralcio da
"MI SENTIVO INFALLIBILE - Allora: ho 45 anni e sono un kamikaze. Mangio, bevo, fumo, mi stresso troppo. Non ascolto chi mi dice: «Roberto, fermati, ne va della tua salute». Niente da fare. Mi sento infallibile, invincibile, insuperabile. Però il cuore sta già male: la mia vita sentimentale non va come dovrebbe. Tiro avanti senza accorgermi che sto esagerando, che sto chiedendo troppo al mio corpo. Fino a quel giorno, fino al ricovero d’urgenza in pronto soccorso. L’ischemia viene presa in tempo, in ospedale mi curano bene. Il peggio (oggi dico il meglio) deve ancora venire. I medici mi dimettono presto, ma mi prescrivono di diventare un altro Roberto, un nuovo Roberto. Attenzione al cibo e all’alcol, poco stress, fumo zero, medicine tutti i giorni, seguire uno stile di vita sano. Un consiglio? No, un diktat. E io mi sento strano, fuori posto, guarito nel corpo ma a disagio. Comincia a crescermi dentro la paura. La paura che non sarei più stato quello di prima. La paura che il male possa tornare da un momento all’altro, cogliermi nel sonno, rapirmi il cuore e non riportarmelo più indietro. Decido che ho bisogno di un aiuto. All’inizio mi pesa, poi con maggiore serenità comincio a frequentare lo studio di uno psicoanalista. Uno che di anime e cuori ne dovrebbe sapere. E il suo aiuto è come un miele che addolcisce il petto, che lenisce le ferite. Le parole mi fanno bene più delle medicine che ho cominciato ad assumere."
Ho trovato per caso l’articolo in internet, anche se sono ormai convinto, che siano gli articoli, le situazioni a trovare me.
Quando mi imbatto in queste "occasioni" che definirei strane e intriganti, mi fermo, leggo, ascolto, cercando di dare un senso a ciò che sta succedendo .
L’articolo è più lungo, dice altre cose importanti, ma mi ha colpito il cuore quel paragrafo “Mi sentivo Infallibile”. In quelle righe c’è la sintesi della mia esperienza umana, soprattutto prima dell’infarto e dell’arresto cardiaco.
In quel periodo vivevo senza rispetto per me stesso, senza rispetto per chi mi voleva bene, verso i quali ero sordo e indomabile. Me ne infischiavo di qualsiasi segnale, piccolo avvertimento o consiglio che mirasse a farmi ragionare. Mi sentivo invincibile, ero convinto che le disgrazie e la malattia fossero cose che capitavano solo agli altri. La mia vita sentimentale si stava sfasciando.
Gli avvertimenti furono molti, i consigli anche, ma solo lo schianto ha saputo darmi la scossa giusta. Quando il cuore ribellatosi, ha ridotto in cocci la mia vita, solo allora ho sentito la necessità di chinarmi a raccogliere ciò che era rimasto, tentando un difficile e lento recupero.
Non è stato facile, ho accettato anch’io il consiglio di farmi aiutare. I cocci sono in parte ancora da riordinare, ma ogni giorno cerco di guardare avanti.
Ogni giorno mi sento meglio, ma è come se non avessi ancora iniziato la convalescenza.
La malattia è passata, oggi curo me stesso e controllo il mio stile di vita.
Il cuore scosso, ha finito la sua missione. Ora è ritornato al suo compito originale e spero di farlo rimanere tranquillo ancora per molto tempo.
Rifletto spesso sulla mia situazione. Mi chiedo se mai riprenderò una vita normale e quale sarà la normalità nel mio futuro. Guardo avanti, aguzzando la vista in cerca di domande, di risposte o di semplici parole promesse. Le parole mi fanno bene più delle medicine.
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