Mio figlio, ora che ha perso il suo primo dente da latte, aspetta con la stessa ansia di quando ero piccolo, ogni mattina, il soldino lasciato dalla formichina.
La stesso mondo di sogni e personaggi fantastici che popolava la mia mente ora fa trepidare lui, quasi cinquant’anni dopo. Io mettevo il dentino da latte in un angolo vicino alla camera dei miei genitori. Cercavo con cura il posto migliore, dove il muro presentava una crepa che nella mia fantasia poteva condurre alla casa della formichina.
Per qualche mattina il soldino non mancava, non mi ricordo più il valore.
Lo raccoglievo e, normalmente, passava dall’angolo della casa della formica al salvadanaio. Oggi mio figlio fatica un po’ di più a trovare le crepe tra le mura di casa, dove sistemare il dentino, il progresso ha messo in difficoltà anche la formichina che , nonostante fatichi un po’ di più a trovare la strada verso il dentino, deposita puntuale le monete come cinquant’anni fa.
“Chissa come farà a trascinare una moneta così grande, lei che è così piccola?”, si chiede il bimbo oggi, riformulando la stessa domanda di quando ero piccolo io.
Poi la formica sparisce, per ritornare come un segugio infallibile, quando un nuovo dentino riappare sull’angolo davanti alla sua casina.
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