Pensavo che Monselice fosse una cittadina addossata a uno strano colle solitario in mezzo alla pianura, quasi un dissociato dagli altri Colli Euganei che sorgono di li a poco.
Come al solito, risolti i problemi di parcheggio, purtroppo lontano dalla partenza, di buon passo arrivai al tavolo delle iscrizioni.
Contrariamente al solito, l'iscrizione prevedeva una assicurazione per la quale era necessario il nome.
Completato il tutto pensai “chissà se mi avrebbero assicurato conoscendo il mio stato ?”, ma scrollando le spalle, feci partire il cronometro e partii con passo breve e andatura lenta.
Lenta non doveva essere del tutto, se il primo chilometro arrivò ben presto, come i due successivi.
Correvo leggero senza fatica, quando una rampa nemmeno tanto impegnativa mi fece balenare il sospetto che tanto liscia la corsa non sarebbe stata, come avevo troppo ottimisticamente pensato.
Il teatro della corsa, da li in poi, diventò quel colle solitario, scalato fino alla sommità, tra sentieri che niente avevano da inviare a quelli percorsi quest'estate sulle dolomiti. Il tracciato sul computer alla fine riportava il gran premio della montagna a più di 300 metri.
Inizialmente il fiato mi ha permesso di salire corricchiando, poi provvidenziali sentieri troppo stretti mi hanno costretto ad accodarmi ad altri podisti che andavano al passo, riducendo lo sforzo e sollevando il cuore da un lavoro a rischio.
Raggiunta la cima, dove si poteva ammirare una antica chiesetta, è poi cominciata la discesa, percorsa tranquillamente e senza fretta. Tre chilometri in cui ho potuto recuperare completamente lo sforzo fatto e arrivare al traguardo dopo circa un centinaio di minuti.
Un buon lungo, avrei detto un tempo.
Un amico, che aveva insistito perché partecipassi alla corsa del suo paese, conoscendo i miei problemi di salute, per mezzo di un sms mi ha chiesto ansioso notizie. Visto il percorso si era un po' allarmato.
Ridendoci un po' sopra, gli ho raccontato di alcune rampe fatte un po' al limite, ma in fondo mi sentivo bene e non mi sentivo nemmeno troppo stanco.
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