Cinquecento scalini a scendere, cinquecento per risalire. Questo era l'avvertimento in bella vista all'entrata della Grotta del Gigante , dalle parti di Trieste.
A corredo seguivano tutta una serie di divieti che proibivano di fare foto, video, o tenere accesi i cellulari. Tanta era lunga la lista che per un attimo ho temuto anche che comparisse il fatidico simbolo del cuore. Il dubbio è durato un attimo, mentre pensavo che i 500 scalini non mi avrebbero di sicuro messo in difficoltà
Mio figlio, incuriosito dalla nuova esperienza e, di sicuro un po' in ansia, mi ha accompagnato per tutti i mille scalini tenendomi per mano.
Mi sono chiesto chi dei due tenesse per mano l'altro, ma la sensazione per me, qualunque fosse il punto di vista è stata bellissima.
La grotta,peraltro già vista chissà quanto tempo fa, mi ha allontanato dal mondo, senza spiragli di luce o suoni che si intrufolavano senza permesso.
Un silenzio immutabile che ha accompagnato per milioni di anni il lento gocciolio dell'acqua e il formarsi delle stalattiti e stalagmiti.
Lungo la via del ritorno, forse gli scalini o non so cos'altro, hanno fatto sprofondare il bimbo in un sonno, lungo quanto il viaggio.
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