I podisti che passano davanti a casa mia, lungo la pista ciclabile che costeggia la provinciale, raramente sono dei podisti veri. I tanti anni trascorsi a correre mi hanno allenato l'occhio a distinguere chi lo fa con continuità ed è allenato da chi esce una o due volte alla settimana tanto per fare un po' di movimento.
Difficile sbagliare. Si comincia dall'abbigliamento. Il podista occasionale usa il più delle volte un abbigliamento non adatto: spesso troppo pesante, pensando che il sudare possa aiutare a dimagrire. Talvolta veste in modo buffo, qualche volta assomiglia a Rocky Balboa altre volte a un surfista delle Hawaii.
Insomma i dilettanti (spesso allo sbaraglio) sono facili da identificare.
I runners, gli agonisti, per intenderci, hanno anche loro i loro segni di riconoscimento. Primo fra tutti la velocità e la frequenza del passo, normalmente radente al terreno alla ricerca della massima efficienza. Pochi di loro si accompagnano con Ipod o musica dato che sono troppo concentrati nel ritmo di corsa e nel controllo del cronometro.
Spesso viaggiano agghindati con gli ultimi ritrovati della tecnica in fatto di cronometri o Gps. Questi aggeggi ornano i polsi di molti al pari degli ormai insostituibili cardiofrequenzimetri.
Quindi il runner vero è un concentrato di tecnologia che parte dalle scarpe, adatte a ciascun tipo di allenamento per passare per l'abbigliamento ultraleggero fino ai sistemi di monitoraggio e geolocalizzazione.
Gli accessori tipo occhiali berretti e bende varie si spendono normalmente nelle gare o comunque in occasione di eventi pubblici.
Io nelle corse lente che faccio per allenare il mio cuore, mi sono sempre mantenuto nella pista ciclabile, mescolandomi ai pochi "podisti della domenica" e ai gruppi di signore che passeggiano speditamente e spensieratamente. Non mi ero mai avventurato nei percorsi dei podisti veri. Io quelle strade le conosco bene. Le frequentavo un tempo. Si snodano lontano dal traffico, riportano ai bordi i segni relativi al chilometraggio, misurato con cura, periodicamente rinfrescati per resistere all'attacco degli agenti atmosferici.
Questa sera, accompagnato dal fido Ipod, da cronometro e cardiofrequenzimetro, sono ritornato tra quelle strade, sicuro di re incontrare qualcuno dei podisti che conoscevo, intento nell'allenamento defaticante del lunedì o impegnato in un medio veloce a ritmo di gara.
Volevo inoltre cogliere l'occasione di cronometrare il mio chilometro, capire se impiegavo 6 o 8 minuti per completarlo. Insomma volevo misurarmi.
Mi sono immesso nel percorso a tre chilometri dalla fine. Di podisti nemmeno l'ombra, ma la sorpresa maggiore fu il non ritrovare più nessuno dei segni sulla strada a indicazione dei km. Tutto era sparito, come i podisti che pensavo di incrociare.
Ho così realizzato che quelle non erano più le strade di allenamento che ricordavo. Forse quelle persone oggi non corrono più o corrono appresso ad altri aspetti della loro vita. Chi sta seguendo un bimbo piccolo per molto tempo aspettato, chi corre per mantenere un lavoro che non sà aspettare e chi infine ha cambiato sport e si diverte di più in sella ad una bicicletta.
I segni sulla strada sono spariti perchè non servono più a nessuno.
Paradossalmente sono io uno degli ultimi podisti ancora “in attività”, podista “ferito” che con la corsa cerca di coccolare il suo cuore per garantirsi una vita migliore.
Il mio cuore questa sera, verso casa, batteva a 137 battiti al minuto.
Ho tirato il freno e ho cominciato a camminare.
Ma ero oramai nella pista ciclabile.