Primo Maggio passato per le calli di una Venezia invasa da turisti di ogni dove.
Passata ascoltando musica a inizio passeggiata, quasi a voler dare il tempo e il ritmo ai passi, ma soprattutto per ripulire i pensieri della giornata, iniziata con qualche cruccio.
Poi più in là, la musica ha ceduto il passo ai suoni e alle voci, alla gente, alle lingue diverse e sconosciute che tra quelle vie si intrecciavano.
Io camminavo per quelle calli, forse per la centesima volta, come fossi di casa, in questo luogo dei sogni per i più che mi erano vicino.
Per molti di loro essere a Venezia era il coronamento di un sogno, qualcosa aspettato, tra le altre cose, per tutta una vita.
Per me una semplice passeggiata, un viaggio di 30 minuti partendo da casa, niente di meno faticoso.
Ma anche i viaggi più usuali possono essere fatti con occhi diversi e a velocità diverse.
Così mi sono imposto una sorta di camminata al rallentatore, osservandomi intorno, fotografando, inoltrandomi dentro calli ignorate dal flusso turistico e scoprendo zone mai viste, un pò più degradate delle solite cartoline, senza anima viva e nel silenzio a volte assoluto.
Poi inevitabilmente mi sono ritrovato tra la gente,a Rialto, a Piazza San Marco, in Riva degli Schiavoni, poi più in la verso il canale della Giudecca, solcato per l'occasione dalle navi da crociera.
Un pò di stanchezza e ho pure avuto modo di fare un pisolino seduto lungo un muro di un Campo nei pressi del Ponte dell'Accademia.
Poi il ritorno lento sempre per calli a me sconosciute verso la stazione, dove un treno, stracolmo di turisti, esausti almeno quanto me, mi ha riportato a Mestre da dove ho ripreso la via di casa.
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