Dopo pochi giorni dall'impianto del defibrillatore, tornai a vivere da solo.
Il tentativo di ritornare a casa, in famiglia naufragò in breve tempo.
Una notte di settembre, me ne andai ("io vagabondo"), presi la bici e tornai in quella che, da poco, era diventata la mia casa, distante solo pochi chilometri da dove abitavo prima.
L'abitare da solo non mi spaventava. Avevo e continuo a nutrire la ferma convinzione che il mio cuore non mi farà più brutti scherzi, ma semmai ci riprovasse, defibrillatore a parte, conosco la strada dove porta e non è poi così accidentata.
Avevo comunque preso le mie precauzioni. Una copia delle chiavi di casa mia erano e continuano ad essere nella mia vecchia casa. Io non chiudo mai la porta di casa dall'interno, così da essere sicuro che, in caso di necessità, chiunque in possesso delle chiavi mi possa raggiungere ed eventualmente soccorrere.
Ho vissuto qualche momento di crisi, forse più legato al vivere solo e alle ansie che comporta in chi , come me, non lo ha mai fatto per circa 50 anni. Ho pure chiamato, talvolta, sentendomi in difficoltà, ma ciò è successo solo poche volte.
Ora mi sento ancora più tranquillo e se proprio butta male, ho le mie gocce calmanti che rimettono a posto ciò che ogni tanto scricchiola.
Sapevo però, che le esperienze non erano, ancora, tutte conosciute. Qualche momento critico poteva e può, comunque capitare, non necessariamente legato al cuore.
La prima occasione, critica e inaspettata, capitò un venerdì notte, verso le tre, quando fui colto nel giro di breve tempo da un attacco di vomito molto violento. Mi precipitai in bagno, ma una volta là, percepii di non riuscire più a muovermi, forse a causa di un improvviso abbassamento di pressione mi sentivo mancare sempre più.
Il telefono era in camera, lontano e irraggiungibile. Ero incapace di chiedere aiuto. Capii che dovevo "guardare avanti" e affrontare la situazione da solo, non avevo scelta.
Di li a poco svenni. Non so quanto dopo, ma sicuramente non molto dopo, mi risvegliai disteso in bagno.
Cercai di capire quante forze mi erano rimaste e cosa mi sentivo in grado di fare.
"Non molto", mi risposi.
Attesi paziente e dopo circa dieci minuti potei rimettermi in piedi, riassestarmi e tornare a letto.
Visto che il peggio era passato, avvertii dell'accaduto solo il mattino seguente.
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