lunedì 22 aprile 2013

Che fare ora ?


Strana aria di rassegnazione circonda il PD in questi giorni. Nel giro di poco più di un anno il Partito è passato da un consenso, che gli avrebbe permesso di governare senza compromessi, alla soglia dell’estinzione. Dalle stelle alle stalle, senza la minima prospettiva né volontà di risorgere.
Per tener fede alla “Responsabilità nei confronti del paese”,  si è arrivati alla situazione odierna in cui, il PDL, che tutti pensavano spacciato a Dicembre 2011, è potenzialmente maggioranza del paese e tiene le redini del prossimo governo a cui, visti i precedenti, deciderà prima o poi di “staccare la spina”, come già si è visto con il governo Monti.
Ora il PD deve chiedersi se continuare esistere e  se, ci sia tra le sue fila un Leader capace di tenere unito il partito. Non credo che tra i nomi che in questi giorni si fanno ci sia la persona giusta. La vicenda dell’elezione del PdR ha messo da parte Bersani ma, soprattutto non ha messo in buona luce Renzi, anche lui travolto dalla tempesta.
C’è, prima di tutto, il dovere, da parte del Partito di ascoltare la base, oggi molto arrabbiata e delusa di quanto è avvenuto in Parlamento.

Perché il PD ha accettato l’accordo con il PDL senza prendere in considerazione l’ipotesi M5S ?

Grillo, usando i toni forti nei confronti di Bersani, non ha contribuito alla discussione. Fosse stato meno intransigente, sin dall'inizio, le cose sarebbero andate diversamente .
Troppo tardi, quando l’accordo PD, PDL e Monti si stava delineando, ha abbassato i toni ,cercando di far intravedere una ipotesi di accordo anche per un governo, ma ormai la storia aveva preso un’altra direzione.

Cosa può fare oggi il PD ? Una cosa sola : scompaginare le carte e non fare nessun accordo di governo con il PDL, come aveva promesso in campagna elettorale. Un qualsiasi governo a tempo non sarebbe diverso dal governo Monti e quello in carica è un esecutivo con pieni poteri.

Cosa potrebbe succedere?  Si torna a votare con Il Porcellum, ma con la certezza di avere una sinistra capace di contrastare lo strapotere ritrovato del centrodestra.

Un’ultima considerazione. Le primarie sono un bellissimo esercizio di democrazia, ma devono essere affrontate con spirito di unità, perché sono un momento di discussione tra persone con la stessa direzione politica. Le ultime sono state occasione di divisione e hanno prodotto il risultato di portare molti voti al movimento M5S.  Forse, tutto ciò ,non è stato un caso, ma solo il primo segno, sottovalutato, di quanto successo la settimana scorsa in Parlamento. Già allora era cominciata la frantumazione del PD.

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