mercoledì 5 dicembre 2012

Pensiero


Entravo a casa di mio padre contro voglia, spesso ancora con il pigiama addosso.
Quando mi veniva a prendere nei fine settimana che dovevo passare con lui, facevo spesso storie. Avrei preferito stare a casa mia, con i miei giocattoli, con i miei cani e con quelle strane costruzioni che amavo fare con sedie, cuscini e coperte. Quest’ultime erano la mia passione. Di solito erano fatte con due sedie su cui stendevo una coperta. Sembravano delle capanne, dentro alle quali trovavano riparo i miei pupazzi di peluche.
Mio padre non aveva tutto ciò. Solo con il tempo, con l’arrivo di una coperta e un telo copri divano, cominciai pure da lui a costruire quelle improbabili casupole.
Anche i giocattoli mancavano.  A dir la verità, i giocattoli che lui mi comprava, facendomi promettere che li avrei lasciati da lui, me li sono quasi sempre portati a casa, quando tornavo la sera. Casa sua non era casa mia. Non ci stavo volentieri a mangiare e tanto meno a dormire. Mi raccontava che quelle poche volte che avevo dormito là, lo avevo fatto controvoglia, cedendo al sonno a tarda ora, mentre aspettavo mia madre. Con il tempo ho cominciato a sentirmi a mio agio, in quell'appartamento al piano terra, soprattutto da quando iniziai le scuole elementari e passavo là due  pomeriggi alla settimana. Ero affidato a una ragazza che mi veniva a prendere a scuola aiutandomi a fare i compiti.
Anche con lei, passati i primi tempi di affiatamento cominciai a fare qualche capriccio.
Stava con me fino alle sette, quando o tornava mio padre e passava mia madre  a prendermi.
Volevo fare di testa mia e, sin da piccolo, ero caparbio e poco propenso ad ascoltare gli altri. Ero indispettito per come gli adulti potevano decidere su quello che dovevo fare, senza la minima considerazione per le mie idee e dei miei desideri.
La regola dei genitori alterni, durante i fine settimana, fu difficile da digerire per i motivi appena detti. Non ricordo mio padre quando viveva ancora a casa, tanto che per farmene una ragione, gli ho chiesto spesso di raccontarmi com'era la vita in quegli anni.
I miei, mio padre e mia madre, dopo la separazione, cercarono con fatica  di tornare a fare i genitori, ma forse in questo modo hanno impedito a me di essere un figlio vero.
Con mio padre passavo i fine settimana in modo tranquillo. I primi tempi facevamo gite nei dintorni. Qualche volta si stava via anche per due giorni. Si partiva al sabato per tornare la domenica pomeriggio. All'inizio di ogni viaggio protestavo, quasi impaurito nel lasciare luoghi noti, ma al ritorno, ero contento e, pian piano, viaggiare è diventato un piacere che ancor oggi non ho abbandonato. 
Non mi ha ma lasciato in quegli anni la paura, l’ansia, di rivivere tensioni e litigi. Ricordo il pianto e il terrore che provavo quando vedevo i miei litigare. Spesso, quando si incontravano, cercavo di attirare l’attenzione su di me, perché non litigassero, come se fossi un parafulmine.
Con il tempo io mi sono abituato alla regola dei genitori alternati . Mio padre e mia madre si sono sempre più allontanati. Entrambi hanno avuto la possibilità di ricostruirsi una vita con altre persone. Non mi è stato difficile accettare le nuove situazioni e i nuovi compagni, anche se per anni mi sono chiesto come sarebbe stata a mia famiglia e fosse rimasta unita.
Non ho avuto mai una famiglia unita e, quando oggi esco con mia moglie e i due miei figli, penso alle poche volte in cui sono uscito con mia madre e ,mio padre. Io stavo appiccicato a mia madre, come se la volessi proteggere da quell'uomo con cui spesso litigava. E’ andata così, io sono cresciuto con la speranza di vedere i miei genitori tornare assieme. Ma la speranza di quand'ero piccolo si è andata sempre più affievolendosi come una candela che con il tempo si consuma. Ora, quando li vedo, mi chiedo cosa pensino e quale verità abbiano portato con se durante questi anni. Mi piacerebbe sapere quanto siano stati felici dopo la separazione e se ci siano delle cose di cui desiderino parlarmi. 
“Hai qualcosa da dirmi ?”, vorrei chiedere ad entrambi ma, quando sto per aprire bocca, mi blocca ancora quel senso di paura che provavo quando litigavano, come se ricordare riaprisse ferite mai guarite e che mai guariranno.

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