Dal medico ero l'unico paziente che piuttosto che leggere i giornali, vecchi e consumati, che stavano sul tavolo dello studio, comunicava attraverso Internet usando un tablet. Tra un anno forse le cose cambieranno e l'utilizzo di questi dispositivi nel corso del 2011 crescerà oltre ogni previsione.
Certo, in ogni caso, è una bella comodità e mi ha fatto passare meglio il lungo tempo di attesa.
Lo studio era gremito di persone, oltre ogni mia previsione. L'influenza si sta diffondendo ogni giorno di più e l'affollamento era, di sicuro, dovuto proprio a quello.
A causa della lunga coda, con un po' di fatica ho individuato chi mi avrebbe preceduto. Capito questo, tutto è diventato facile.
Il mio medico, lo so da tempo, non ha nella velocità il suo punto migliore. Si prende con ciascun paziente il tempo che crede, salvo accelerare verso il momento di chiusura dello studio, quando i consulti diventano spesso di qualche secondo, stretta di mano compresa.
Anche con me in passato, ha spesso passato delle buone mezzore a spiegarmi il perché e il percome di certi miei sintomi, tanto da farmi sentire imbarazzato nell'affrontare chi attendeva, quando uscivo dall'ambulatorio.
Fosse stato un po' più attendo e meno prevenuto, tutto sarebbe andato diversamente.
Entrato, l'accoglienza cordiale è stata secondo copione. Dopo la mia esposizione dei sintomi e di quanto vissuto nei giorni scorsi, il medico ha ritenuto indispensabile visitarmi. Verificare se bronchi e polmoni fossero a posto.
Un controllo molto attento, oltre il normale, che ha evidenziato qualche rumorino di troppo.
“Niente di preoccupante”, mi ha detto il medico, “ un inizio, anzi cosa dico, nemmeno, di bronchite”,
per poi concludere,
“ In ogni caso meglio essere previdenti. Ecco degli antibiotici da prendere per una settimana”
L'attenzione di oggi stride con l'indifferenza di un tempo, ho pensato tra me e me e, a dirla tutta mi si sono velati gli occhi.
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