Quando mio figlio espresse il desiderio di cimentarsi nel Camino di Santiago, nell'estate del 2007, l'idea mi trovò subito d'accordo, e non mi preoccupò l'eventualità che avrebbe affrontato l'avventura completamente da solo.
La solitudine pensai, non sarebbe stato un problema. Non andava di certo a percorrere un sentiero sconosciuto, ma il “Sentiero dei Francesi” che da Saint Jean Pied de Port, lo avrebbe portato a Santiago de Compostela, vicino all'Atlantico.
Di certo non si sarebbe trovato solo a camminare, durante quell'estate del 2007, anzi il partire solo gli avrebbe permesso di essere più aperto verso nuove conoscenze.
L'avvio non fu dei più felici a causa di qualche problema sul volo verso destinazione. Alla fine scelse il treno e partì con un paio di giorni di ritardo. Era la fine di giugno 2007 ma l'obiettivo di mio figlio era arrivare a Santiago entro il 25 Luglio, giorno di San Giacomo e giorno del suo 23esimo compleanno.
Cominciò il percorso, non senza qualche errore dovuto all'esuberanza e l'entusiasmo, ma ben presto capì che la fretta e l'ingordigia non l'avrebbero portato lontano.
Calibrò le sue giornate su distanze ragionevoli (25 , 30 chilometri), cercando di concludere entro mezzogiorno partendo molto presto al mattino.
Il resto della giornata lo passava a cercarsi un ricovero per la notte e ad accudire a se stesso e ai suoi indumenti, nonché ai suoi piedi.
Strada facendo incontrò più persone, con alcune fece dei brevi tratti assieme, con altri solo incontri lunghi il tempo della sosta. Il mattino seguente tutti riprendevano con il loro passo e i loro tempi come era giusto.
Fece quindi amicizia con due italiani, un vicentino e un piemontese con cui da un certo punto in poi proseguì di concerto. Fecero amicizia e arrivarono sino a Santiago senza più dividersi.
Una volta arrivato, il 22 luglio, seguì i festeggiamenti di San Giacomo unendosi ad altri giovani che affollavano la città. Tornò in aereo prima della fine di luglio.
Da quella esperienza ne uscì un libro che il signore piemontese scrisse nei mesi successivi e centinaia di foto che mio figlio scattò lungo il percorso.
Ce le mostrò con un po' di reticenza, ma alla fine passammo alcun ore assieme a guardarle e a sentire le situazione e i luoghi a cui si riferivano.
In questi giorni, recuperando dei vecchi dischi in cui avevo memorizzato foto e video nel corso degli anni scorsi, ho ritrovato quelle foto e in qualche modo le ho “portate in salvo” su altri supporti .
Infine il nome di una cartella “Calendario” mi ha fatto ricordare un fatto sempre legato a quel viaggio.
Verso Natale pensai di regalare a mio figlio un calendario costruito dalle foto del suo Camino di luglio.
Ripresi tutto l'archivio e con pazienza cominciai a selezionarle con l'aiuto di mia moglie che condivideva l'idea. Ci furono più passate e la selezione si restrinse alle 12 necessarie.
Passai per un fotografo che in tempo per Natale concluse l'opera.
Il calendario scandì i giorni del 2008, che iniziò di li a poco, e fu per mio figlio l'anno in cui cominciò a lavorare.
Forse, oggi, quel calendario è ancora appeso a qualche parete, incurante del tempo passato.
Qui a fianco alcune delle foto prescelte
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