Ma la cosa che più mi turbava era quella convinzione che da quella mattina mi portavo dentro, nata forse da quel dialogo nel sonno : “era un bimbo quel figlio che di li pochi mesi sarebbe nato”.
Da meno di un mese ero a conoscenza del lieto evento. Questo stava mettendo a soqquadro la mia vita. Avevo a quei tempi 48 anni, mi sentivo un po' avanti con l'età per intraprendere una nuova esperienza di padre. Temevo che la mia naturale minore prospettiva di vita mi avrebbe impedito di accompagnare per un tempo sufficientemente lungo il nuovo nato.
Questi e altri pensieri mi correvano per la mente in quei giorni e la cosa che meno mi preoccupava era sicuramente il fatto che fosse maschio o femmina.
Chiunque si fosse presentato sulla soglia di casa sarebbe stato accettato con enorme felicità e gratitudine.
Di quella specie di rivelazione non ne parlai con nessuno.
Cercai di trasmettere questa sorta di profezia usando toni scherzosi e dicendo a mia moglie :
“Io te solo figli maschi riusciamo a fare !”,
ma non andai più in là nel raccontare quello che era successo soprattutto perché mille erano i dubbi che avevo su quel sogno e su quel risveglio.
Passarono alcuni giorni e una notte successe qualcosa di particolare.
Questa volta il ricordo è nitido e non ha mai vacillato nel corso del tempo.
Quella notte in particolare sognai mio padre.
“So che tra qualche mese ti nascerà un secondo figlio “ mi disse
“Si”, risposi io, “sarà ancora un maschio”
“lo so. Sarei felice che portasse rl mio nome : Giovanni”, mi chiese esprimendo quel suo desiderio.
Non avevo pensato a questa possibilità anche per non forzare nessuna scelta.
Ricordo che risposi :
“Papà, non so se sarà possibile, non vorrei imporre il nome del bambino, Non saprei come dirlo …..”
Qualche istante di silenzio poi prima di lasciarmi mio padre mi disse .
“Non preoccuparti. Grazie. Ciao”
La fine del sogno mi fece svegliare, quasi volessi riprendere mio padre che così di rado avevo sognato da quando se ne era andato.
I giorni successivi passarono e spesso mi ritrovavo a pensare a quel dialogo e a quel desiderio così chiaramente espresso.
Ma non feci niente per proporre quel nome a mia moglie. Altri erano i nomi papabili e quindi non interferii.
Una sera di Ottobre, già sapevamo con certezza che quel figlio sarebbe stato un maschio.
La Carla, mia moglie, stava stirando, io le tenevo compagnia.
A un certo punto disse :
“E se questo bambino lo chiamassimo Giovanni, come tuo padre ?”
“ Ti farebbe piacere ? Farebbe piacere a tua madre ?”.
“Spero faccia piacere anche a te” , risposi lusingato.
“Si “, rispose lei.
Mi ritornò alla mente quel sogno di settembre e quell'ultimo saluto di mio padre.
Quel bimbo nacque il 14 marzo e si chiama Giovanni.
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